lunedì 13 aprile 2020

RICORDI...NELLA LUCE DEL PORTO

-Da  'U  funnicu.it - Museo virtuale della civiltà marinara di Maratea -

                 U Portu (di Francesco Chiappetta)


Il Porto

Il Porto è mia madre che lava i panni alla fontana ; mio zio che rammenda reti al fresco del fondaco: noi che, da bambini, andiamo scalzi sulla rena cocente. Il Porto è spesso questi ricordi,soprattutto per chi è costretto a non abitarlo,a viverlo nella sua affascinante,monotona,imprevedibile e naturale quotidianità. Ultimamente, grazie alle belle intuizioni fotografiche di Tania, il ricordo si accende per mezzo di una luce particolare, perché è la luce la vera protagonista di queste fotografie (etimologicamente dal greco photos=luce e graphein=scrivere). Tania sa catturare nell’istante fotografico questa luce e con essa scrive poesie dedicate al porto e a tutti i suoi amanti. L’inquadratura è quasi sempre la stessa,vincolata com’è dai confini delle cose e dall’attrattiva naturale del golfo, del mare, dal profilo superbo del monte Bulgheria e dalla nostra cara madre Timpa. Il resto lo mette la Divina Provvidenza: il cielo plumbeo bucato dal raggio rosso, la linea sottile,rossa e sfumata verso il rosa in un orizzonte lontanissimo fra gli Infreschi e l’infinito:il buco di luce nel blu compatto di un tetto di nuvole blu; il sole che sfuma lontano dietro la punta, oltre Palinuro; la luce del Giudizio universale che avvolge il gallo del fumaiolo che appare netto, svettante su una nuvola bianca quasi nido involontario e soffice. Catturare quest’atmosfera sembrerebbe facile ma guardando l’equilibrio dei colori e la nettezza delle forme fa pensare ad un padroneggiamento del mezzo fotografico di buon livello.
Mi sono ritrovato, in questa maniera di ricordare, a riprendere un mio scritto di qualche decennio fa,conservato int’ ‘u funnicu, in cui pensavo al porto come un qualcosa di vivente e ne ricordavo proprio la luce abbagliante,prepotente di mattinate di luglio.

 

’U Portu ‘i sira
pari ‘na caniscka
stacquata ‘mbradimari.

Di notti
è nu guagnùnu appisuliàtu:
’a capu nu Crivu
e i pedi ‘na Racia

L’alba, nu Portu
è ‘n’ausciàta frisca
da ‘rretu San Biase

’U Portu , ‘a matina
è ‘na mriacàta ‘i luci
ch’ adduri di frischìzza

’ U mezzujùrnu
è ‘nu vracèri attizzàtu
di preti vuddènti

’A cuntrùra pò
veni sempi cu’ picundrìa:
sfatta di sonnu
e sudata fridda

Sempi torni lla sira
e i prùdi di’ varchi
tòrninu abbivi ‘mbradimàri

Il Porto di sera
sembra una verdesca
spiaggiata sul bagnasciuga

Di notte
è un bambino appisolato:
con la testa al Crivo
e i piedi alla Racia

L’alba, al Porto
è un soffio fresco
da dietro San Biagio

Il Porto la mattina
è una ubriacatura di luci
che odora di freschezza

il mezzogiorno
è un braciere attizzato
di petre bollenti

La controra poi
viene sempre con svogliatezza:
sfatta di sonno
e sudata fredda

sempre torna la sera
e le prue delle barche
tornano ad abbeverarsi in riva al mare


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