sabato 9 gennaio 2021

A PROPOSITO DEL VACCINO ANTI COVID-19

Di  seguito  il pregevole ed interessante  contributo  del  Dott. Valerio Mignone  che,  dopo gli studi  presso  l'Università  di  Milano,  fu  anche  giovane  Ricercatore  Medico  nel  Padiglione  "Luigi Sacco"  del  Policinico  di  quella  città.  


 

 Vaccini tra Scienza e Negazionismo

 

Valerio Mignone*

 

 

La pandemia da Covid-19 è stata, ed è occasione di riflessioni e di indagini in più campi, con metodi avanzati rispetto al passato, fatta salva l’affermazione di Ippocrate, secondo cui: “La scienza è ben diversa dall’opinione, produce il sapere mentre l’altra l’ignoranza”. Nella sua pratica professionale, Ippocrate dava validità ai segni obiettivi, sui quali svolgeva atti medici, rapportati al suo tempo, tramandati come dati di scienza, e sapere. L’opinione era, al contrario, credenza popolare, legata a interpretazioni soggettive di magie, riti. Perciò, per Ippocrate, l’opinione produceva “ignoranza”.

Oggi, non la scienza, ma una “opinione”, è alla base del “negazionismo” in materia di Covid-19. Persino alcuni medici sono “negazionisti” sulla patogenicità del Covid-19, e sulla inefficacia, o pericolosità dei vaccini; tanto che gli relativi Ordini professionali stanno valutando la opportunità di provvedimenti disciplinari, senza confliggere con gli articoli della Costituzione della Repubblica Italiana. 

Questi negazionisti diffondono le loro dicerie in pensieri monchi, senza dati scientifici, e fanno danni da untori.

Cosa è il vaccino? L’etimo “vaccino” ricorda la prima immunizzazione contro il vaiolo con il pus delle mammelle delle vacche infettate dal virus vaioloso.

Fu un medico di campagna, l’inglese Edward Jenner, che nel 1796 inoculò in un ragazzo di otto anni, Giacomo Phipps, secrezione di una pustola vaccinica sviluppatasi sulla mano della mungitrice Sara Nelmes. La successiva inoculazione nello stesso ragazzo di secrezione del vaiuolo umano dopo 45 giorni, non fu seguita da contagio. Fu il primo caso di vaccinazione “braccio a braccio” in Europa. Ed ebbe inizio l’era della vaccinazione antivaiolosa.

Questa primogenitura inglese della vaccinazione “braccio a braccio” è stata preceduta da simile condotta diffusa in Turchia e nell’Impero Ottomano. Ne fa menzione la scrittrice inglese Mary Wortley, nata il 1689, e deceduta il 1762. A 26 anni, nel 1715, si ammalò di vaiolo. La sua decantata bellezza fu deturpata da vistose cicatrici al volto, ma sopravvisse, mentre un suo fratello morì di vaiolo. Nel 1716, avendo sposato l’ambasciatore Montagu, visse in Turchia, ove osservò che veniva praticata la cosiddetta “variolizzazione”. Si trasferiva sulla pelle appena scarificata dell’arto di una persona sana qualche goccia di pus vaioloso, prelevata in ammalati di vaiolo. Il soggetto così vaccinato, dopo qualche giorno, accusava malessere, febbricola, sviluppava una pustola seguita da cicatrizzazione crostosa, e non moriva. Questa variolizzazione lady Wortley Montagu eseguì con successo sul figlio, all’insaputa del marito ambasciatore, negazionista “ante litteram” di tale pratica. 

In Italia, Luigi Sacco, medico ed igienista, nato a Varese nel 1769, e morto a Milano nel 1836, diffuse, nonostante qualche pubblica contestazione negazionista, la vaccinazione jenneriana nel Lombardo Veneto. Scrisse, nel 1800: “Osservazioni pratiche sull’uso del vaiuolo vaccino come preservazione del vaiuolo umano”.

E tuttavia, la vaccinazione “braccio a braccio”, o “retrovaccinazione”, con l’uso di secrezione pustolosa umana, fu abbandonata per prevenire la diffusione di altre malattie infettive, e si fece ricorso alla inoculazione di materiale di pustole vaiolose bovine non ancora mature. A tal fine, il vaccino veniva prodotto in allevamenti di mucche, appositamente allestiti.

A Napoli, fu Gennaro Galbiati, primario ginecologo dell’Ospedale degli Incurabili, ad introdurre nel 1803 la “retrovaccinazione”. Allestì un allevamento di mucche, ad esse trasferiva il vaiolo bovino dei soggetti umani; con il materiale delle pustole di queste mucche si otteneva una efficace immunizzazione dell’uomo. Gli allievi del Galbiati, Giuseppe Negri nel 1840, e Ferdinando Palasciano nel 1863, continuarono tale metodo.

Era questa la modalità di vaccinazione preferita dalla Casa Reale dei Borboni e dai nobili; mentre - sempre a Napoli - presso il Brefotrofio della Real Casa dell’Annunziata, chiuso proprio negli ultimi giorni del 2020, si continuava la vaccinazione “braccio a braccio”. Si prelevava la secrezione vaiolosa dalle pustole dei “trovatelli”, vaccinati al loro ingresso in Istituto, e si impiegava per vaccinare altre persone. Altrettanto avveniva con i neonati “esposti” sulla “Ruota” del Brefotrofio, che, diventati bambini, venivano vaccinati; e diventavano inconsapevoli donatori di vaiolo umanizzato per vaccinare altre persone, seppure con la procedura, ormai superata, “braccio a braccio”. Quanto descritto era pragmatismo, basato su dati obiettivi!

Tra la gente permaneva diffidenza su efficacia e innocuità della vaccinazione, che, per questo, non si diffondeva. Nel 1800, erano ancora frequenti le epidemie di vaiolo in Italia, e fuori. In Basilicata una epidemia di vaiolo si manifestò in 118 cittadini di Latronico, per 4 mesi, nel 1859, ultimo anno di Regno dei Borboni. Ci fu un “picco” di morti! In alcuni giorni furono celebrati persino tre funerali!

Al pragmatismo sulle vaccinazioni si associava una riflessione scientifica, che favorì lo sviluppo della industria farmaceutica, tra cui l’Istituto Sieroterapico Milanese, fondato nel 1894 dall’immunologo “Serafino Belfanti”. Primo in Italia, e, tra i primi in Europa, produceva, tra l’altro, vaccino antidifterico, e derivati per uso trasfusionale. Sviluppatosi in una vasta area tra i Navigli con laboratori, sale e stalle, è stato riferimento per Istituti che studiavano immunologia innovativa. Sosteneva studi sul sistema immunocompetente, timo, milza, midollo osseo, linfoghiandole e vasi capillari, linfatici e sanguigni. Purtroppo, nel 1991, già sofferente per mancanza di finanziamenti Statali, dichiarò fallimento, e fu preda di urbanisti e palazzinari.

Protagonisti i linfociti, accorrevano come attente guardie giurate, là dove percepivano qualcosa di estraneo al corpo, qualche antigene, e cominciavano a fabbricare anticorpi, o a circoscrivere corpi estranei. La stessa chirurgia dei trapianti di rene e di cuore accelerò la ricerca sul sistema immunocompetente, e farmaci antirigetto. Grazie a ciò, oggi i vaccini nulla hanno di bovino; hanno ben altra tecnica di fabbricazione, e composizione, come il materiale genetico RNA.   

La Farmacologia contemporanea ha reso disponibili moderni “vaccini”, che possono neutralizzare gli agenti infettivi, e ottenerne anche la estinzione. Per la prima volta nella Storia farmaceutica sono stati fabbricati vari vaccini contro il virus Covid-19 in meno di 12 mesi, in milioni di dosi per l’uso in milioni di persone per la “immunizzazione di gregge”, che si raggiunge quando buona parte della popolazione è immunizzata.

E’ di queste ore la notizia del vaccino, tutto italiano, progettato e prodotto con la collaborazione tra l’Ospedale “Spallanzani” di Roma, l’Università di Verona, e l’industria farmaceutica Reithera. Sperimentato su volontari, ha superato le fasi preliminari, è di grande efficacia, e sarà disponibile entro l’anno. Onori ai volontari che, cavie umane, si rendono disponibili a sperimentazioni sul proprio corpo per il bene della umanità, contribuendo a indicare ai negazionisti le vie della scienza, non solo “opinioni”! 

 *Già ricercatore medico nel Padiglione “Luigi Sacco” del Policlinico di Milano

Maratea 9 gennaio 2021

 

 

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