Vaccini, Sabin e i brevetti
Valerio Mignone*
Chi scrive aveva deciso di non sprecare ulteriormente spazio che, per cortesia, La Nuova gli rende disponibile; ma, da vecchio medico, sente il dovere di intervenire sulla guerra in atto in merito ai vaccini antiCovid-19, a parziale integrazione di quanto già detto. Su questi vaccini c’è una ridda di comunicati stampa, e di servizi giornalistici con interviste a immunologi che si affannano a sostenerne l’efficacia e la innocuità, mentre da case produttrici di vaccini concorrenti, subdolamente, si tace.
Rovistando tra i ricordi emergono espressioni pittoresche, alcune trancianti, che non reggono alla verifica della Storia, anche se attribuite a note personalità. Il presidente Andreotti sorrise, fece “spallucce, e rispose: “E chi l’ha detta?”, quando, amichevolmente, e rispettosamente, Gli fu posta, a Palazzo Madama, la domanda quale fosse la parte veritiera nel finale, in stile romanesco, alla Trilussa, a lui congeniale, della sua proverbiale battuta “A pensar male si fa peccato ma qualche volta s’indovina o c’azzecca”. Al contrario della letteratura, sui vaccini, corre l’obbligo morale di ricercare, documentare e rendere pubblica la “verità scientifica”, pur nella consapevolezza che si perseguono profitti mercantili.
Le case produttrici AstraZeneca e Johnson & Johnson hanno comunicato i rischi di formazione di trombi nel circolo cerebrale di giovani donne, al di sotto dei 55 anni, ancorché ridotti al minimo: 222 casi su 34 milioni di dosi somministrate per l’AstraZeneca, e di sei casi su sette milioni di dosi di Johnson & Johnson. L’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA), da parte sua, ha reso pubblico il contenuto del Foglietto illustrativo, noto come “Bugiardino”, ove si può leggere che tra gli effetti collaterali sono rarissimi casi di trombosi venosa cerebrale, osservati in giovani donne, al di sotto dei 55 anni. Intanto, in base a questi dati, in Danimarca è stato deciso di sospendere l’impiego di AstraZeneca e Johnson & Johnson per le vaccinazioni antiCovid-19. In Francia questi fenomeni si sono riscontrati anche in uomini sessantenni. Non da meno in Inghilterra, ove il New England Journal of Medicine del 16 aprile u.s. ha segnalato casi di trombosi rare in ultrasessantenni di sesso maschile.
In seguito a ciò, recentemente, è stata cambiata la prescrizione di tale vaccino, suggerendola per donne di maggiore età, nell’età media! E’ legittimo chiedersi: per quale motivo? Perché in questa fascia di età si attenua, o scompare, il meccanismo coagulativo avverso, incentrato su piastrine ed eparina del paziente, ed ancora ignoto? E cosa avviene nei pazienti di sesso maschile sopra citati? A futuri studi l’arduo chiarimento, considerando anche che nell’età di mezzo è fisiopatologico l’inizio del processo di arteriosclerosi dei vasi cerebrali, temuto fattore predisponente di processi tromboembolici!
Intanto, il presidente Mario Draghi e moglie si sono vaccinati con AstraZeneca; e la stessa Angela Merkel, Cancelliera della Germania federale, si immunizzerà con vaccino AstraZeneca.
In Basilicata, a Potenza e Matera, centinaia di cittadini, bene informati sui rischi correlati, per alcuni giorni si sono sottoposti, volontariamente, a immunizzazione con il vaccino AstraZeneca, ormai denominato “Vaxzevria”, e di ciò occorre essere loro grati, perché ognuno di essi era consapevole del rischio, della differenza tra rischio zero e rischio minimo 0,0001.., avendo, da bambino, giocato “a morra”, e, da adulto, al lotto. Questo evento è diventato notizia, titolata come “Metodo Lucano” della vaccinazione, ed é stata diffusa su giornali, in notiziari radiotelevisivi nazionali; e verrà imitato nei prossimi giorni in Sicilia.
Comunque, ad un anno e mezzo dalla sua insorgenza, la pandemia, che fortunatamente tende alla decrescita, presenta ancora lati oscuri su più fronti, come le varianti del Covid-19, il numero reale dei contagiati, dei portatori sani del virus, e degli ammalati, difficile da documentare, specie tra le popolazioni sottosviluppate, ove il numero dei casi è di gran lunga superiore a quelli denunciati.
Tutte le Istituzioni, nessuna esclusa, hanno mostrato inadeguatezze rispetto alla pandemia, a cominciare dalla Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e dalla Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), che hanno denunciato e deplorato carenze e inefficienze di provvedimenti in vaste aree del mondo. Ma tali denunce sono, ovviamente, anche confessioni di proprie carenze funzionali, e lasciano sperare che si intervenga nell’interesse di tutta la popolazione del globo terrestre.
In Italia, la magistratura ha iniziato una indagine sui tentativi dell’Istituto Superiore di Sanità di occultare ritardi nella procedura di aggiornamento del piano per le epidemie, che dovrebbe avere una periodicità annuale. L’Italia è stata la prima tappa sulla via del Covid-19, dalla Cina al resto del mondo, e ben si può comprendere qualche sua indecisione iniziale su provvedimenti sociosanitari. Anche altri paesi del mondo hanno avuto perplessità; negazionisti furono i premier inglese e statunitense, che, vendetta del Covi-19, si ammalarono anch’essi. In Svezia, non si rese obbligatorio l’uso delle mascherine, ma oggi, volontariamente si sta diffondendo questa protezione, con evidenti risultati nel contenimento dei contagi.
La pandemia da Covid-19 ha svelato, dunque, debolezze di Istituzioni e persone. La riforma del Titolo V della Costituzione ha consentito ad ogni presidente di Regione di agire autonomamente contro un virus che perseguiva velocemente invisibili vie di fuga. Il Servizio Sanitario Nazionale, ormai frazionato in ogni singola Regione, ha mostrato inadeguatezza sia nel settore strettamente pubblico, sia nel settore privato convenzionato. A ciò bisogna urgentemente porre riparo, ridando centralità allo Stato. La sanità è apparsa un arcipelago in cui è difficile navigare, dal Nord al Sud, e ci si può scontrare con i “poteri forti”. Ne sa qualcosa qualche “governatore” di Regione arrestato.
Anche la Commissione Europea ha fatto errori nel sottoscrivere contratti con aziende farmaceutiche produttrici di vaccini, che non consegnano i loro prodotti, al contrario di ciò che é avvenuto in Israele, Gran Bretagna e in America.
Da molti anni sono cambiati costumi sociali, obiettivi economici, tecnica farmaceutica; ma non è fuori luogo ricordare Albert Sabin per le sue intuizioni scientifiche nel fabbricare il vaccino antipoliomielitico e per aver rinunziato ai proventi economici derivanti da questo brevetto, ottenendo che il vaccino venisse impiegato senza oneri per immunizzare tutti i bambini del mondo. Su questa scia occorre orientare le campagne di vaccinazione antiCovid-19 nel mondo per contenerne la diffusione. Ma, contrariamente a Sabin, le case farmaceutiche non intendono rinunziare ai proventi dei loro brevetti!
*Già primario medico e membro di Commissioni Sanità Camera Deputati e Senato
Maratea 19 aprile 2021
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