- Articolo di Nicola SAVINO -
"Se Ageismo è una parola assente dal vocabolario Zingarelli del 2008, il fenomeno che ad essa corrisponde è invece molto diffuso nella Società di oggi, specie a causa del virus-19.
Ageismo è la discriminazione degli anziani, i quali, pur costituendo una risorsa, talvolta si sentono dire (anche dal medico): <eh, caro Signore, si renda conto della sua età e si rassegni!> Ma alla Società converrebbe il loro rassegnarsi oppure che intorno ad essi s’inneschino nuove dinamiche? La “politica per gli anziani” dovrebbe infatti costituire una forte priorità; tanto più in una realtà come la nostra e nella stessa prospettiva della telemedicina!
Per essi si potrebbero- dovrebbero organizzare modalità utili all’occupazione, alla qualità della vita, all’arricchimento culturale: insomma, alla strutturazione di ambienti sani e dinamici, favorevoli allo sviluppo. Anche con iniziative per incentivare gl’incontri intergenerazionali.
Come scrive Mons. Vincenzo Paglia su il Dubbio del 9 u.s., “isolare le persone anziane, abbandonarle (fuori della famiglia) mutila (quest’ ultima) e finisce per privare i giovani del necessario contatto con le loro radici e con la saggezza che la gioventù da sola non può raggiungere”.
Attraverso corsi di formazione (a contenuto anche telematico) si asseconderebbe non soltanto il rapporto fra le generazioni, ma- quartiere per quartiere (con équipe specializzate per il sostegno alla salute ed al benessere, e per trasmettere le nuove abilità tecnologiche e culturali) - anche il dinamismo di cui la nostra Regione, prima che sia troppo tardi, ha assoluto bisogno... Insomma, un grande “progetto” finanziato dal Fondo Sociale Europeo (per il Sud molto dotato), indirettamente finalizzato all’occupazione: nel senso che il “contagio tra le generazioni” e il “rilancio sociale degli anziani” contribuirebbero a “predisporre” l’ambiente (nel quale questi hanno appunto un peso preponderante) al risveglio sociale e dunque a maggiori possibilità per i giovani nell’ambito di servizi adeguatamente potenziati.
Mi rendo conto della complessità per un’intesa con Bruxelles; ma- a parte la possibilità di definire l’iniziativa ad un adeguato livello tecnico – vale il dato che– senza simili aperture - per la nota carenza di sbocchi occupazionali- di fatto -il FSE resta spesso inutilizzato. E proprio a Sud, dove non a caso è offerto in misura maggiore! Sicché Bruxelles (almeno al “mio” tempo) era incline a progetti destinati più in generale a determinare le condizioni per promuovere l’occupazione. Del resto, da quel che ricordo dei miei dodici anni alla Formazione Professionale, con corsi per il recupero delle biblioteche danneggiate dal terremoto (su altro fronte, per la sistemazione di circa 3 mila giovani con la legge 285/76), il timore- anche a Bruxelles - era che i fondi non fossero correttamente utilizzati. E perciò, se si dimostrasse-con un’impostazione graduale- di voler operare bene (e con onestà, condizione non sempre frequente nel Sud e nel settore), troverebbero accettazione anche i progetti “indiretti” e un po’ originali.
Comunque, questa è una prima idea, da approfondire ai vari livelli: anzitutto con i Comuni, ove volessero assumere l’iniziativa in collaborazione con le Associazioni di “assistentato sociale”. Ne potrebbe scaturire, paese per paese e quartiere per quartiere, la buona occupazione dei tanti giovani da sottrarre all’ emigrazione; ed un po’ di risveglio sociale che contrasti lo spopolamento. Qualche anziano del Nord, che ora va in Portogallo per pagare meno tasse, potrebbe infatti preferire la Basilicata non solo per la vasta disponibilità di alloggi e per il clima, ma per i suoi livelli di assistenza socioculturale!
Può sembrare una fantasia? O si ritiene di uscire dal nostro pauroso declino senza impiegare questa facoltà umana? Ed a cosa mirare se non a servizi ed infrastrutture? Con coraggio, competenza e.. fantasia, anche gli anziani potrebbero dare il loro contributo, e non soltanto contro….. l’ageismo!" n.s.
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