domenica 30 maggio 2021

MEDICINA E ASSISTENZA SANITARIA IERI, OGGI E DOMANI

 

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Articolo  di  Valerio  Mignone
 

 -Pubblicato su La Nuova del Sud sabato 29 maggio 2021-

 

 

Durante la pandemia da Covid-19, nel mondo vanesio di stampa e radiotelevisione, sono intervenuti scienziati, e, purtroppo, si sono esibiti anche “esperti”, diffondendo dubbi e irrequietezza mentale. Ma la pratica della Medicina esige prudenza, nel rispetto dell’uomo come Persona, e della Società nel suo complesso, tappa finale della Salute collettiva.

La Medicina empirica reiterava le applicazioni precedenti; poi ha rispettato il principio di Galileo Galilei per la coerenza delle osservazioni sperimentali come scienza interconnessa con matematica, biologia, fisica. Successivamente, la professione medica è diventata sintesi di Scienza, Arte come empatia, Mestiere.  Il medico deve saper leggere le emozioni nell’animo del paziente e adeguare la condotta alla sensibilità del paziente stesso. Il chirurgo Umberto Veronesi lesse la sofferenza psichica della paziente di 25 anni quando Le prospettò la mastectomia per un tumore della mammella; condivise quella sofferenza, e procedette alla quadrantectomia, prima resezione parziale della mammella, riportata nel 1981, in letteratura scientifica, nel New England Journal of Medicine. Quanto al medico internista, deve avere buona manualità nell’eseguire punture esplorative di torace, addome, rachide, o lavanda gastrica, rianimazione cardiorespiratoria, immobilizzazione provvisoria di un arto infortunato.       

La Medicina é radicalmente mutata negli anni ’60 del Novecento. Possono essere di esempio la Immunologia clinica, a fronte dell’Allergologia, e la Broncopneumologia a fronte della Tisiologia.

L’Allergologia si basava sul riscontro di eruzioni cutanee, prurito, tosse stizzosa, etc. che si manifestavano quando una sostanza veniva a contatto con l’organismo. Esempi di innovazione si hanno nella Immunologia clinica che ha facilitato la chirurgia dei trapianti di organo, protetti da farmaci antirigetto. Il primo trapianto di rene a Milano fu eseguito presso la Clinica Chirurgica, da Antonio Vegeto il 22 maggio 1969. Tecnicamente il trapianto era semplice, consisteva nell’abboccamento tra i monconi dell’arteria e della vena del rene donato e i rispettivi vasi del ricevente. Una giovane donna, di 25 anni, dopo il trapianto del rene prelevato in una donna di 31 anni, deceduta per emorragia cerebrale da aneurisma, fu trasferita in barella, attraversando il giardino del “Policlinico”, in Clinica Medica, e qui trattata, nella camera sterile, con cortisone, azatioprina e la nuova globulina antilinfocitaria. Questa, selezionata con elettroforesi in blocco d’amido da chi scrive in una cella frigorifera, venne consegnata all’Istituto Sieroterapico Milanese, che provvide a renderla iniettabile alla paziente. Guido Melli volle la continuità tra Allergologia e Immunologia clinica; suo braccio operativo fu Domenico Mazzei, che ebbe intuito scientifico. Mazzei creò un vero e proprio vivaio di giovani ricercatori, destinati a divenire Direttori di cliniche universitarie come Sergio Del Giacco, a Cagliari, Claudio Rugarli nella neonata Università milanese “San Raffaele”, Roberto Cattaneo a Brescia, e primari ospedalieri come Carlo Novi a Busto Arsizio, Gino Luporini al “San Carlo Borromeo” di Milano, Claudio Ortolani a “Niguarda-Cà Granda”, e chi scrive nella natia Basilicata, a Maratea. Melli e Mazzei sono da considerare gli autori del primo trattato italiano di Immunologia, sulla “Struttura delle Immunoglobuline e loro proprietà”, presentato come Relazione all’VIII Congresso della Società Italiana di Allergologia, il 2-3 ottobre 1967, presso la sede centrale dell’Università di Napoli, “Federico II”.

Altra specialità con innovazione radicale fu la Broncopneumologia. Essa, nata come Tisiologia e studio di bronchi, polmoni e pleure, infettati da micobatterio tubercolare, comportò la costruzione di numerosi “Tubercolosari” in luoghi soleggiati per ospitarvi ammalati in attesa della loro guarigione. La silicosi polmonare, a sua volta, sviluppatasi nei minatori, impegnò la Clinica del Lavoro. Spinta innovativa fu, alla fine degli ’60 del Novecento, presso l’Ospedale di Sesto San Giovanni, con il prof. Erminio Longhini. Si studiò sistematicamente, oltre alla ventilazione polmonare con l’esame spirometrico, anche l’equilibrio acido-base su sangue arterioso, e liquido cefalo-rachidiano. Con tali studi si poterono prevenire complicanze, come sonnolenza e coma da ipercapnia, per accumulo di anidride carbonica (CO2) nel sangue degli ammalati di broncopneumopatia cronica ostruttiva, spesso etichettata come asma bronchiale da allergia.

Altra innovazione, all’Ospedale di Sesto San Giovanni, Sezione staccata della “Cà Granda-Niguarda”, fu spontanea la sintesi tra Medicina ospedaliera e Medicina del Territorio. Medici di base, come Roberto Penasi ed Ettore Gattei frequentavano le corsie dell’ospedale; Ennio Serio dirigeva il Centro trasfusionale. I Cittadini di Sesto San Giovanni e Dintorni si sentivano sicuri. Gli stessi Amministratori comunali erano orgogliosi di ciò, come ebbe a testimoniare il prof. Giovanni Berlinguer, docente di Medicina sociale. A Sesto i medici del Territorio furono pionieri nella organizzazione delle guardie festive, con interventi al domicilio degli assistiti.

Con la Istituzione delle Regioni, nel 1970, la gestione della Sanità divenne di loro competenza. Cessarono le “baronie universitarie” e subentrarono le “baronie politiche” delle Regioni, con gestione “clientelare” della Sanità. In Basilicata in quel tempo furono costruiti molti ospedali, oggi da riconvertire.

La Sanità è ulteriormente cambiata negli ultimi anni; è diventata digitale; e può essere praticata anche a distanza; è la Telemedicina. Verrà gestita non più dalle Regioni, ma dallo Stato; il Ministero della Salute ha presentato alla Commissione Europea il piano per utilizzare 7 miliardi di Euro del Recovery Fund per riorganizzarla in cinque anni. Entro settembre arriverà la risposta dalla UE, e si inizierà dalla Medicina di prossimità, nel Territorio.

Si istituiranno le “Case della Comunità”. Ognuna di esse sarà una struttura ove affluiranno medici di famiglia, specialisti, infermieri, assistenti sociali. Sarà attrezzata di apparecchi per prelievi biologici, ed esami strumentali. Offrirà assistenza dalle 8 alle 20. La guardia medica garantirà il servizio notturno. Per un’assistenza adeguata ne servirà una ogni 20.000 abitanti, la cui ubicazione verrà decisa dalla Regione.

Entrerà in funzione un “Ospedale di Comunità”, con 20-40 posti letto ogni 50.000 abitanti, mentre i pazienti anziani verranno curati nelle loro case.

Una “Centrale operativa territoriale” (Cot), ogni 100.000 abitanti, coordinerà i vari servizi territoriali per scambio di informazioni tra operatori sanitari, e familiari dei pazienti.

Dei Medici di Famiglia, non tutti saranno disponibili, essendo liberi professionisti convenzionati con accordi collettivi tra Stato Regioni e Sindacati, con studi aperti cinque giorni a settimana e per numero di ore proporzionato a numero di assistiti, con cifra massima di 1500. Questo è un punto debole. Il cronoprogramma prevede che entro marzo 2022 sia realizzato il piano. Sarà il Governo Nazionale a stimolare le Regioni, ed a sostituirle con Commissari ad acta, in caso di inadempienze.

Quanto alle Farmacie, in passato, esse hanno svolto, nei paesi, una funzione di coesione sociale; erano luogo di incontro dei cosiddetti “notabili e uomini di cultura”. Preparavano farmaci “galenici”, come soluzioni, infusi, decotti, pomate, unguenti. Tra medico e farmacista c’era complicità disinteressata nella cura dei compaesani. Esempio: su prescrizione di “Aqua purae fontis”, acqua di pura fonte, per pazienti ansiosi, ancorché analfabeti, il farmacista, nel Laboratorio, riempiva di acqua da rubinetto una boccettina con contagocce, e la consegnava al compaesano, ricordandogli di prenderne 15 gocce tre volte al giorno, come da prescrizione medica. Oggi, le farmacie sono tecnologiche, permettono la misurazione “Fai da Te” di dati relativi a pressione arteriosa, frequenza cardiaca, peso corporeo, glicemia. Come luogo di vaccinazione antiCovid-19, dovranno avere spazi adeguati e disponibilità ad affrontare eventuali complicanze.

P.S.: In merito agli ospedali, la migrazione di prossimità tra Basilicata, Calabria, Campania e Puglia esisterà sempre, e non la si deve strumentalizzare per attivare, in altre sedi, funzioni superiori, prerogative dell’Ospedale Regionale di Potenza, che, anch’esso, necessita di essere salvaguardato. 

                                                                                                        Valerio  Mignone

                                                                                                    -Già Primario Medico-

                                               

 

 

 

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