domenica 2 maggio 2021

UNA PRESENZA SEMPRE DISCRETA E SILENZIOSA

C’è in Largo Monastero di Maratea un Istituto, la cui fondazione risale intorno al 1730 per volontà del benemerito cittadino Giovanni Antonio DE PINO, con sede nell’attuale edificio (il Convento del Rosario) e presenza lì  di Suore salesiane a partire dal 1819. 

Nel 1907 arrivarono, e da allora sono a Maratea, le Suore “Figlie di Nostra Signora al Monte Calvario”, chiamate su proposta del Cardinale Casimiro Gennari, “affinché nella sua terra natale e nel circondario iniziassero la loro opera di promozione educativa ed assistenziale rivolta al mondo giovanile nel segno di quanto voluto dalla loro fondatrice Santa Virginia Centurione Bracelli”(cfr. “Secolare presenza delle Suore” di Sergio De Nicola sul sito web  www.istitutodepino.com, cui si rinvia anche per un più ampio approccio all’argomento).

Si tratta dello storico (e non solo per Maratea) Istituto DE PINO, dal cognome del suo fondatore, cui poi si aggiunsero i cognomi MATRONE-IANNINI, coniugi autori di una cospicua donazione che consentì di affrontare e risolvere le difficoltà dell’epoca. 


 

Ebbene, è stato proprio il compianto Dott. De Nicola a scrivere anni fa, a proposito delle Suore al Monastero, di “una presenza sempre discreta, silenziosa, spesso incomprensibilmente ignorata dalle Istituzioni locali, ma particolarmente vigorosa nell’opera di educazione e di promozione sociale della gioventù femminile”. E concludeva  invocando Santa Virginia Centurione Bracelli, fondatrice del loro Ordine, perché  vegliasse “su queste sue Figlie, su questa istituzione e su tutta la Città".

 
Con il Vescovo Mons. Pezzullo
 

Come non condividere le parole dell’amico Sergio e farle mie in questo periodo di altre sopraggiunte difficoltà anche per le nostre Suore del Monastero e per lo storico Istituto “De Pino-Matrone-Iannini”, che vede ridursi sempre più le scuole al suo interno e rischia, dopo oltre un secolo, di perdere questa importante ed ormai familiare presenza monacale nel nostro Comune?

Al di là dei beni materiali dell’Ente, il tutto andrebbe considerato come una sorta di patrimonio immateriale che la nostra comunità, con le sue Istituzioni,  deve e dovrà, con orgoglio, gelosamente custodire, proteggere ed incrementare con costruttivo e collaborativo impegno di tutti i soggetti chiamati ad operare in sua difesa, grati per quanto ricevuto fin qui e memori di un passato meritevole di prosieguo di vita con le nuove generazioni.

 

 

 

 

 

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