lunedì 31 maggio 2021

ENTI LOCALI E FINANZA LOCALE AL SUD

         

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                                                          -  Articolo  di  Nicola  SAVINO  -

In vista delle elezioni nei Comuni e prescindendo dal gravissimo problema giudiziario (sottolineato con forza dal Presidente dell’Anci nell’intervista del 31 maggio) devono farci meditare le motivazioni con le quali l’ex Ministro dell’Università e Rettore della Federico II di Napoli aveva rifiutato la candidatura a sindaco dell’ex Capitale borbonica :< la situazione economica e organizzativa è drammatica .. Le passività superano di molto  ..debiti e crediti inesigibili. Le società partecipate (cui spesso si affidano i servizi) sono in piena crisi e si prospettano difficoltà nelle erogazioni ..La capacità di spesa corrente è azzerata. Siamo, di fatto, in dissesto>. Lo sono anche un terzo dei Comuni siciliani oltre quelli in pre-dissesto o in criticità finanziaria: a causa non solo nella crisi economica del 2008, dell’austerità e della sentenza della Corte Costituzionale che boccia la scadenza trentennale dei rimborsi. ”Tra il 2012 e il 2018 , hanno avviato la procedura di riequilibrio 336 Comuni, per l’80% del Sud (74 siciliani). La mole dei debiti fuori bilancio ..i disavanzi delle partecipate ..l’accumularsi dei debiti ..dimostrano che l’indebitamento degli Enti Locali è un fenomeno stratificatosi nel tempo e che ha carattere politico” (il Dubbio del 20/5).

Chi oggi assume la guida di un Ente locale del Sud, nella gran parte dei casi, si trova di fronte all’obbligo di risparmiare per sanare i debiti e tuttavia di fornire servizi fondamentali. A cominciare dalle Provincie, devono stringere la cinghia e contemporaneamente riparare migliaia di chilometri di strade dalle quali dipende la possibilità di circolare; con un rapporto sfavorevole nei costi pro-capite: per minor quantità-qualità ma a maggior costo! Gli edifici competono alle Provincie per le medie superiori ed ai Comuni per le elementari e inferiori. Però, fin dal varo della legge Coppino (1881), lo Stato li ha finanziati al Nord più che a Sud, perché, sostenendo i bilanci degli Enti locali secondo il flusso della spesa precedente, ha favorito quelli che, avendo già istituito e retto le scuole a proprio carico, avevano in bilancio le risorse necessarie. Il Nord ha potuto perciò non solo combattere l’analfabetismo (mentre il Sud lo registrava per oltre l’80%); ma (fatto rilevante!), pur trasferito quel costo allo Stato, ha tuttavia mantenuto in organico maestri bidelli ed altri, impegnandoli in altro tipo di sostegno sociale (asili- nidi etc).

Ancora all’inizio del 1990 (non so se poi trasferiti nel ruolo del Ministero P.I. -come si chiedeva- per rimpiazzarli con altro personale “da ripianare” sempre con la Finanza locale, quindi raddoppiando l’onere per lo Stato!), Aldo Aniasi ne indicava privatamente -in VII Commissione C.- ben 2000 nell’ organico della Milano di cui era stato indimenticato sindaco! Oggi, nel quartiere fiorentino di San Frediano, si può scegliere tra diverse gestioni di nidi e di asili, ma ciascuno o a carico o rimborsato dal Comune: una pluralità anch’essa effetto della persistenza del criterio storico! Attraverso gli EELL, lo Stato ha dunque semplicemente pagato al Nord gran parte del vantaggio civile (con le conseguenti ricadute economiche e sociali); persino, attraverso le leggi per l’edilizia scolastica, quando subordinava i suoi contributi al tempo d’avvio dei lavori (entro 180 gg): termine rispettabile soltanto dai Comuni dotati di propri mezzi per progettare ed espropriare in anticipo. Il tutto, complice il disinteresse dei Parlamentari e degli Enti obbligati del Sud!

Di qui, a Nord, migliori Servizi Sociali-migliore formazione civica ed Amministratori più qualificati (dai servizi offerti ai cittadini); mentre a Sud, carriere dipendenti dal clientelismo etc (metodo che, come la mafia, sta ora contagiando anche il Nord). Quando poi nel 2001 - con la modifica del Titolo V – la Carta ha richiamato i Livelli essenziali di assistenza (Lea) già fissati dalla riforma sanitaria del‘78 (legge 833) ed intro- dotto i Lep (Livelli Essenziali di Prestazioni), questi servizi son rimasti lettera morta, perché, per realizzarli a Sud, lo Stato avrebbe dovuto o ridurre le risorse al Nord o aumentare la spesa e quindi le tasse. Impraticabili politicamente entrambe le opzioni, ancora per i prossimi cittadini meridionali, anzitutto a danno delle donne, non ci saranno né Lea né Lep: nonostante l’ottimismo e l’impegno della Ministra napoletana per il Mezzogiorno! Anche per questo altro dato, gli EELL del Sud sono stati determinati a fornire qualche servizio a proprie spese; e dunque anche per questa via, hanno dilatato i debiti. In questo scenario, che si aggrava per la questione giudiziaria, anche la comprensibile indisponibilità dei Migliori alle candidature concorre ad ostacolare il Sistema meridionale (Enti locali e Regioni) nella buona spesa del Recovery Fund. Non sarebbe perciò necessario rimuovere prima-oltre quello giudiziario- anche il macigno della Finanza Locale?

Draghi ha sottolineato che l’Italia si salva se riparte il Sud e che dunque a questo spetta dare una spinta essenziale all’ intero Paese. E’ perciò buon segno che Manfredi infine si sia convinto! Ma gli hanno promesso rattoppi contro debito e Pubblici ministeri o confida nei miracoli di San Gennaro? Forse Il Sud deve fare anche questo : forzarsi a credere che salverà se stesso e il Paese !!    ns

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