Chi vuole una prova di quanto fossero lungimiranti i governanti di una volta non può che dare un’occhiata alla tabella degli invasi lucani ,per rendersi conto di quanto una programmazione accorta delle risorse abbia contribuito a rendere vivibile questa regione. La capacità di accumulo organizzata da molteplici investimenti nel tempo consente ancora oggi di tirare fuori la Basilicata dall’elenco delle regioni in emergenza , anche adesso che la questione è diventata nazionale e che sta mettendo in ginocchio l’economia agricola del Paese. A fine giugno 2022 , se si esclude la diga del “Basentello” che passa da 17,7 a 7,0 milioni di mc di acqua, e “San Giuliano” da 50 a 40 ml/mc., per il resto gli invasi lucani stanno reggendo all’urto climatico. Non è un miracolo, è semplicemente il frutto di una capacità politica di pensare al bene collettivo, alle priorità generali e alle cose che servono. 

 

Adesso però la risorsa acqua è in pericolo, per via di un attacco che arriva da più fronti: da una legislazione nazionale che ha cancellato l’autorità di bacino lucano per costruire un distretto idrografico dell’appennino meridionale, dove la Basilicata che dà da bere a tre regioni conta esattamente quanto le altre regioni che l’acqua se la prendono, da una rappresentanza regionale in quel di Caserta ( sede del distretto) che non conta una mazza, a giudicare dale decisioni che prendono e che puzzano di interessi clientelari, da un costante rifiuto delle regioni che fruiscono dell’acqua lucana a pagare i costi dell’indennità ambientale, e soprattutto da una sottovalutazione costante  da parte della nuova classe dirigente dei problemi che i tecnici lucani denunciano e che, se non affrontati, rischiano di trascinare la regione tra quelle in deficit di risorse idriche. Viviamo una situazione politica nella quale il Governo lucano non ha compreso sinora l’importanza strategica dell’acqua, non esercita pressioni sul Distretto per tutelare i cosidetti Santuari, non dice una parola sulle regioni limitrofe che vedono crescere il loro Pil grazie alla risorsa idrica e che ,però,si scordano di remunerare la Basilicata sia pure in termini di compensazione ambientale. Così che neanche gli interventi manutentivi, idonei a preservare gli impianti, e quindi la risorsa per tutti i fruitori, sono stati programmati e vengono incentivati, col risultato che le dighe soffrono i problemi della vetustà e quelli della inesistente manutenzione straordinaria. E’ da anni che si parla della necessità di svuotare le dighe dalla massa di fango ed inerti che i fiumi hanno consegnato ai laghi artifiiiciali. Una imponente massa di materiale che ha ridotto della metà la capacità di invasamento e che andrebbe rimossa con interventi di sfangamento consistenti ed urgenti, i quali gioverebbero anche all’agricoltura per rivitalizzare organicamente i terreni. E invece l’unico intervento recentemente programmato per gli invasi lucani dalla Regione Basilicata, con risorse del PNRR, riguarda il recupero per mero scopo di lucro da parte di privati  del salto idraulico ai fini energetici tra due dighe in prossimità dell’Irpinia: interventi che non verranno  eseguito da Enti Pubblici ma da multinazionali sponsorizzate da  politici, premurosi di favorire gli interessi economici di chi lucra sull’innalzamento dell’acqua di notte e sull’abbassamento di giorno, tutte cose che potevano servire, se fatti nell’interesse pubblico, ad abbassare i costi di manutenzione delle due dighe. Insomma è il solito gioco di enti che ubbidiscono a logiche spartitorie pseudo politiche, privilegiando gli appalti non dove servono alla gente ma dove servono alla politica, con tutta la filiera connessa che va dalla progettazione alla direzione dei lavori e via dicendo. Vuole l’assessore Latronico prendere in mano la situazione e rivendicare  l’assoluta attenzione ad una regione che nel passato ha saputo fare i suoi compiti e che oggi distribuisce la risorsa alla popolazione di almeno tre regioni. Abbiamo perso il controllo dell’acqua, oggi ci industriamo su come perdere anche la dignità , proprio di chi da padrone si ritrova garzone. Rocco Rosa