Giuseppe Conte, Presidente del Consiglio dei Ministri, alla Fiera del Levante a Bari |
DA "Globalist syndication"
-David Grieco- 09 /09/2018
L'INCREDIBILE GIUSEPPE CONTE CHE CONFONDE l'8 SETTEMBRE CON IL 25 APRILE
Secondo il premier quel giorno iniziò la ricostruzione morale e economica. Ma allora ci fu l'armistizio di Badoglio e la nascita della Repubblica di Salò.
"Oggi è l'8 settembre. Una data particolarmente simbolica della
nostra storia patria, perché in quell'estate di 75 anni fa si pose fine
ad un periodo buio della nostra storia, culminato con la partecipazione
dell'Italia a una terribile guerra. Con l'8 settembre, inizia un periodo
di ricostruzione prima morale e poi materiale del nostro paese. Un
periodo che è stato chiamato, con la giusta enfasi, miracolo
economico..."Queste le parole pronunciate dal Presidente del
Consiglio Giuseppe Conte dal podio e dal microfono della Fiera del
Levante a Bari. Parole scritte e lette dal nostro premier allo scopo di
rassicurare gli imprenditori in un momento così difficile per il nostro
paese.
Si stenta a credere.
Eppure è così. Non c'è modo di smentire. Ci sono le immagini. Immagini che oggi pesano assai più delle parole.
Questo professore universitario così elegante e garbato da sembrare un manichino della Rinascente sembra confondere clamorosamente l'8 settembre del 1943 con il 25 aprile del 1945, cioè l'armistizio di Badoglio e la nascita della Repubblica di Salò con la Liberazione dall'oppressione nazifascista.
Giuseppe Conte parla, senza soluzione di continuità, di "miracolo economico".
Un miracolo economico iniziato, secondo lui, proprio nel momento in cui in Italia scoppiava una sanguinosa guerra civile dilaniando il paese fino alla resa finale. Resa più incondizionata e disonorevole che si potesse immaginare. Resa che ha reso l'Italia, in questi 75 anni, un paese inaffidabile agli occhi del mondo.
In questi 75 anni, i nostri vecchi ci hanno detto infinite volte che se non si conosce la storia si è destinati a ripeterla.
Questo è il massimo esempio possibile e immaginabile del proverbiale pericolo. Non ci sembra di ricordare, in Italia come nel resto del mondo, un primo ministro che prenda un abbaglio storico di queste proporzioni.
Dulcis in fundo, Giuseppe Conte è il secondo premier pugliese che prende la parola alla Fiera del Levante. Il primo fu, nel 1975, Aldo Moro.
Il confronto appare disumano.
Si stenta a credere.
Eppure è così. Non c'è modo di smentire. Ci sono le immagini. Immagini che oggi pesano assai più delle parole.
Questo professore universitario così elegante e garbato da sembrare un manichino della Rinascente sembra confondere clamorosamente l'8 settembre del 1943 con il 25 aprile del 1945, cioè l'armistizio di Badoglio e la nascita della Repubblica di Salò con la Liberazione dall'oppressione nazifascista.
Giuseppe Conte parla, senza soluzione di continuità, di "miracolo economico".
Un miracolo economico iniziato, secondo lui, proprio nel momento in cui in Italia scoppiava una sanguinosa guerra civile dilaniando il paese fino alla resa finale. Resa più incondizionata e disonorevole che si potesse immaginare. Resa che ha reso l'Italia, in questi 75 anni, un paese inaffidabile agli occhi del mondo.
In questi 75 anni, i nostri vecchi ci hanno detto infinite volte che se non si conosce la storia si è destinati a ripeterla.
Questo è il massimo esempio possibile e immaginabile del proverbiale pericolo. Non ci sembra di ricordare, in Italia come nel resto del mondo, un primo ministro che prenda un abbaglio storico di queste proporzioni.
Dulcis in fundo, Giuseppe Conte è il secondo premier pugliese che prende la parola alla Fiera del Levante. Il primo fu, nel 1975, Aldo Moro.
Il confronto appare disumano.
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