- Da "Il Dubbio" del 4 gennaio 2019 -
IL PAPA CHE REMAVA SEMPRE CONTROVENTO
Editoriale del Direttore
Pietro Sansonetti
Il Papa ne ha combinata un’altra. Ha detto che
preferisce gli atei ai cattolici ipocriti. Cioè a quelli che considerano
il cristianesimo un rito, quelli che pregano e odiano. Questo Papa non
si stancherà mai di andare controvento.
Successe anche a Gesù…
Stavolta papa Francesco l’ha fatta grossa. Ma grossa
davvero. Ha voluto spiegare cosa volesse dire Gesù quando ha pronunciato
il “discorso della Montagna” – che forse è la chiave vera, quasi il
riassunto di tutto il Vangelo – e cosa volesse dire quando ha dettato il
“Padre Nostro”. E per fare questo, senza tanti formalismi, ha finito
per sostenere che è meglio essere atei piuttosto che cristiani ipocriti.
Ha lanciato una maledizione contro l’ipocrisia di chi considera il
cristianesimo solo rito ed esteriorità: preghiera in pubblico, rosari,
crocefissi, ostentazione della identità cristiana. Si è riferito alla
requisitoria di fuoco, raccontata sempre dal Vangelo, di Gesù contro gli
scribi e i farisei, ciò contro le classi dirigenti.
Disse Gesù: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti,
perché siete simili a sepolcri imbiancati, che appaiono belli di fuori,
ma dentro sono pieni d’ossa di morti e d’ogni immondizia. Tutte le
vostre opere le fate per essere osservati dagli uomini; infatti
allargate le vostre filatterie e allungate le frange dei mantelli; amate
i primi posti nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe, i saluti
nelle piazze ed essere chiamati dalla gente: ‘ Rabbì!’. Non chiamateli ‘
Rabbì’; perché uno solo è il Maestro e voi siete tutti fratelli. Guai a
voi, scribi e farisei ipocriti, perché serrate il regno dei cieli
davanti alla gente; poiché non vi entrate voi, né lasciate entrare
quelli che cercano di entrare».
Il papa, nella sua prima udienza pubblica del 2019, si è
occupato di questo: della condanna dell’ipocrisia e degli ipocriti, e
della distanza tra i valori del cristianesimo e la boria del
cristianesimo.
Difficile pensare che questo anatema, che è giunto fino
al paradosso dell’apprezzamento dell’ateismo, possa essere stato
casuale. Il papa nei giorni scorsi aveva parlato molto dell’accoglienza,
degli ultimi, dei migranti. Il suo attacco fermissimo all’ipocrisia
suona come una condanna senza appello del nuovo populismo occidentale,
nazionalista e reazionario.
Proviamo però a non eccedere in interpretazione e stiamo
alle parole di Francesco. Le trascrivo qui esattamente come lui le ha
pronunciate: «Il Vangelo di Matteo colloca il testo del “Padre nostro”
in un punto strategico, al centro del discorso della montagna (…) perché
in questo lungo insegnamento, che va sotto il nome di “discorso della
montagna” ( Vangelo di Matteo, 5,1), Gesù condensa gli aspetti
fondamentali del suo messaggio. L’esordio è come un arco decorato a
festa: le Beatitudini. Gesù incorona di felicità una serie di categorie
di persone che nel suo tempo – ma anche nel nostro – non erano molto
considerate. Beati i poveri, i miti, i misericordiosi, le persone umili
di cuore. Questa è la rivoluzione del Vangelo. Dove c’è il Vangelo, c’è
rivoluzione. Il Vangelo non lascia quieti, ci spinge: è rivoluzionario.
Ecco dunque come Gesù introduce l’insegnamento della
preghiera del “Padre nostro”. Lo fa prendendo le distanze da due gruppi
del suo tempo. I pagani e gli ipocriti. Anzitutto gli ipocriti: “Non
siate simili agli ipo- criti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle
piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente” ( Mt
6,5). C’è gente che è capace di tessere preghiere atee, senza Dio e lo
fanno per essere ammirati dagli uomini. E quante volte noi vediamo lo
scandalo di quelle persone che vanno in chiesa e stanno lì tutta la
giornata o vanno tutti i giorni e poi vivono odiando gli altri o
parlando male della gente. Questo è uno scandalo! Meglio non andare in
chiesa: vivi così, come fossi ateo».
Questo ha detto il papa. Naturalmente questa nuova presa
di posizione gli costerà ancora in termini di popolarità. E’ sempre più
difficile non vedere come in Europa si contrappongano due idee di
“etica” e di comunità. Quella di Francesco, ispirata ai valori
cristiani, al vangelo, alla solidarietà, alla fratellanza, e quella di
una parte dell’establishment, che in diversi paesi europei ( non solo
l’Italia e l’Ungheria) è al governo o sta per arrivarci, che invece si
fonda sul nazionalismo, la xenofobia, la difesa dei confini e delle
nazioni.
E’ molto difficile trovare una mediazione tra queste due
visioni. Sono due ipotesi opposte di futuro. Sia sul piano politico che
su quello delle emozioni, dei sentimenti e della costruzione di una
comunità. L’unica mediazione possibile è quella esteriore, formale: sta
nella autocertificazione di cristianità di una parte vasta delle forze
sovraniste e populiste. E’ esattamente contro questa confusione che si è
scagliato ieri, sempre con il suo tono placido e curiale, Francesco. La
scelta tra atei e cattolici ipocriti – a favore degli atei – è proprio
questo: la scelta di respingere l’idea di un cristianesimo senza Cristo,
o addirittura contro Cristo. Perderà consensi il papa? Li perderà, li
perderà, ma sembra che non sia il suo assillo principale. del resto, se
rileggete il feroce atto di accusa di Gesù Cristo contro scribi e
farisei sembrerebbe che anche lui non desse troppo ascolto ai sondaggi…
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