Dal Blog "SGF IN PIAZZA"
GRATTERI: “non c’è più il senso della vergogna e del rossore”.
Quello
che mi ha colpito di più della “Lectio Magistralis” che il Procuratore
della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri ha tenuto la mattina del
17 maggio 2018, qui a San Giovanni in Fiore, presso la nostra Abbazia
Florense, agli studenti liceali sangiovannesi, ma anche ai tantissimi
cittadini presenti, è quando ha detto che oggi non c’è più il senso
della vergogna e del rossore.
Quando ha detto: “oggi si ride, si fanno barzellette e
storielle quando si riceve un avviso di garanzia. Questo dimostra come è
scesa l’etica e la morale nel mondo occidentale, in Italia e
soprattutto nei nostri territori calabresi”.
Ancora: “c’è un abbassamento della morale e dell’etica quando
la gente si fa corrompere pur di non abbassare il proprio tenore di
vita. Quando un pubblico funzionario o un pubblico dirigente, insieme ai
politici, pur di incassare tangenti, triplica i costi per la
riparazione di una frana falsificando carte, documenti, perizie e altro.
C’è una tendenza e un’assuefazione al reato. Non c’è più vergogna, non
c’è più rossore. Questa è la cosa più triste nella società attuale”.
Ora, premesso che una persona indagata non è una persona
condannata, nel nostro vigente ordinamento giuridico una persona
acquista la qualità di indagato nel momento esatto in cui il suo
nominativo viene iscritto nell’apposito registro disciplinato dall’Art.
335 c.p.p.
In altre parole, quando il Pubblico Ministero indaga su una
persona lo deve iscrivere nel “Registro delle notizie di reato”; da quel
momento quella persona è formalmente indagata.
Poi, secondo l’Art. 60 c.p.p., invece, una persona indagata,
acquista la qualità di imputato quando viene fatta nei suoi confronti la
richiesta di rinvio a giudizio (Art. 416 c.p.p.).
In altri termini una persona assume la qualità di imputato
quando il Pubblico Ministero esercita l’azione penale nei suoi
confronti.
Dunque, mentre l’indagato è solo una persona sottoposta ad
indagini preliminari, all’esito delle quali eventualmente il Pubblico
Ministero potrà anche chiedere l’archiviazione degli atti, l’imputato è
una persona che è sottoposta in tutto e per tutto ad un processo penale.
Ora è chiaro che le indagini servono per raccogliere indizi a
carico di un soggetto, e questo non è una chiacchiera, una cosa da
niente. Specie se poi uno diventa, dopo la richiesta di rinvio a
giudizio, imputato.
È sotto gli occhi di tanti che oggi un’abitudine consolidata
della mentalità di molti indagati è quella di negare tutto con
arroganza. Il loro motto è: “NEGARE SEMPRE”. Non c’è traccia di rossore o
di vergogna, come se nulla fosse.
E invece, come ci ha fatto intendere il Procuratore Gratteri,
un indagato dovrebbe, perlomeno, vergognarsi e arrossire un po’,
anziché traboccare di tracotanza.
In particolar modo, aggiungo, quando vi è in corso una crisi
economica, sociale e occupazionale in cui gli sprechi, le truffe, lo
sperpero del denaro pubblico, lo spopolamento dei territori, il fuggi
fuggi delle giovani leve, l’assenza del diritto alla salute, le cattive
pratiche della politica e della pubblica amministrazione, la corruzione,
le scroccherie istituzionali, le furberie, senza un minimo di senso
morale da parte di chi li attua, diventano davvero un’emergenza. Una
vera EMERGENZA!
E oggi, verità brutale su politica e corruzione, come si
domanda anche il giornalista ed editorialista de “Il Corriere della
Sera”, Ferruccio De Bortoli, la CORRUZIONE, noi cittadini, la viviamo
tutti come una vera emergenza del Paese o siamo qui in attesa della
prossima puntata?
Pietro Giovanni Spadafora
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