Il Porto di Maratea ieri ed oggi
Valerio Mignone
I Borghi di ogni Comune hanno la loro “Storia”, e spetta ai suoi residenti conservarla, e trasmetterla alle generazioni successive, aggiornandola di volta in volta.
Dai comunicati stampa, e da testimonianze in loco, si apprende, in questi giorni, dei lavori per un adeguamento del Porto di Maratea alle pubbliche esigenze del nostro tempo.
Certamente i progettisti hanno tenuto nel debito conto la tutela dei fattori ambientali per il rispetto della flora e della fauna del mare di Maratea, e della architettura delle vecchie case del Porto rimaste intatte, ma nascoste, in parte, da gazebi di bar. Verrà consolidata la diga foranea, attualmente protetta da voluminosi tetrapodi, e cubi frangionde, in cemento armato.
Il Porto, nel suo complesso, è stato privato, da molti anni, della balneazione, per far posto a pontili galleggianti per imbarcazioni di medio cabotaggio; e, pur con ciò, esso merita di essere salvaguardato per motivi socioeconomici, essendo un motore notevole dell’economia locale. D’altronde, non è possibile bloccare lo sviluppo, ma occorre adeguarlo alle potenzialità del Rione.
Il “Centro Storico”, da parte sua, pur con case abbandonate per emigrazione di giovani Marateoti, ha vitalità con la presenza degli Uffici burocratici del Municipio, delle Poste, delle Banche, delle farmacie, e del mercato settimanale a Piazza Europa.
Al Porto, danno vita bar, ristoranti con menù a base di pesce - nel rispetto della “Dieta Mediterranea” di Angel Benijamin Keys - “boutiques” di alta moda, un supermercato, una bottega di attrezzi per pesca e navigazione.
La protettrice del Porto è Santa Maria di Porto Salvo; ad essa è dedicata la omonima chiesa con torre campanaria. Il primo sabato di agosto ricorre la sua festa, caratterizzata, tra l’altro, dalla processione in barche che, tra le onde del mare, dal Porto si spinge fino all’isola di Santojanni, e, dopo averla circondata torna verso Fiumicello, e da lì, rientra al Porto.
L’attuale banchina pedonale del Porto, cambiata nel tempo, è punteggiata da alberi a piccolo fusto, ed è inframezzata da panche ove si sbaciucchiano studenti che marinano la scuola.
Il Porto è luogo di passeggio grazie ai suddetti bar, ristoranti, boutique, circoli socioculturali. Tra quest’ultimi è doveroso citare la “Lega Navale” che - indipendentemente dalla Lega Lombarda, creata dal mitico Alberto da Giussano, mai esistito - fu fondata dal primario della Divisione di Ortopedia e Traumatologia dell’Ospedale di Maratea, Giovanni Peccennini, la cui passione per il mare derivava dall’esser nato in quel di Genova, una delle Repubbliche marinare del Medioevo, con Amalfi, Genova, Gaeta, Pisa.
Ai bordi delle banchine pedonali del Porto, spesso sono alcuni pescatori, che, seduti su uno sgabello portatile, per hobby, pazientemente, aspettano, che qualche sarda abbocchi all’amo della loro canna da pesca.
Il Porto di Maratea, in passato, nelle estati dei lontani anni ’50 del Novecento, costituiva fonte di guadagno con le case date in affitto a famiglie del Lagonegrese, e del Pollino, in vacanza sul mare, per “Cambiare aria”, e trarne salubrità, particolarmente per i bambini, con la esposizione ai raggi ultravioletti del sole.
La banchina pedonale del Porto è molto breve, e la passeggiata è ripetitiva, durante la quale, comunque, si incontrano persone con cui dialogare.
Intanto, si apprende dalla stampa che, fortunatamente, anche il confinante Comune di Praia a Mare è interessato, con la sua “Isola Dino”, al turismo ecologico, alla conservazione del clima, e di biodiversità; e con esso è opportuno dialogare per il raggiungimento di obiettivi comuni.
In conclusione, pur precluso alla vecchia balneazione, il Porto di Maratea, al suo largo, avrà ulteriori vantaggi, e prospettive di lavoro, cultura, modernità con la istituzione del “Parco marino”, la cui sede prestigiosa potrà essere la Villa di Francesco Saverio Nitti in Acquafredda, lo Statista di Melfi, costretto all’esilio per sfuggire agli attentati dei fascisti.
Maratea 4 novembre 2024
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