- Da www.talentilucani.it -
Di Pietro Simonetti il
La Basilicata negli ultimi 44 anni ha visto ridursi la popolazione dai 610.186 abitanti agli attuali 537.000 residenti iscritti neri registri dei Comuni.In realtà sono molto di meno quelli che vivono nei 131 Comuni lucani.
In tanti anni circa 70.500 persone , per effetto del combinato disposto più morti meno nascite e flussi migrator continuii, sono venuti meno .
Pietro Simonetti |
Senza interventi mirati e programmati,la Basilicata rischia l’estinzione nel giro di qualche decennio così come l’intero Paese che sinora ha perso oltre 12 milioni di abitanti di cui 6,5 milioni nel Sud. In Basilicata dopo il 1980 sono stati investiti dallo Stato oltre 3500 milioni, di cui 3000 per la ricostruzione e infrastrutture e circa 500 per il finanziamento delle aziende industriali . Nel contempo sono state recuperate con la escussione delle fideiusioni oltre 125 milioni che sono tornate nelle casse dello Stato per inadempienze, e truffe sanzionate, a seguito del recupero de l maltolto e degli esiti dellavoro della Commissione di inchiesta Scalfaro
L’attuale occupazione nelle aree terremotate lucane è di circa 2000 lavoratori diretti, con leggero aumento rispetto agli anni scorsi , e circa 1400 indiretti, contro una previsione di 6000 posti di lavoro
finanziati con contributi pari al 120% delle spese ipotizzate. Delle
107 aziende finanziate ne rimangono una cinquantina in attività,
risultati migliori rispetto agli investimenti della legge 488 che ha
avuto una resa occupazionale pari al 20% del previsto. Ricordiamo che
alcune aziende, tra quelle fallite o che non hanno mai aperto (circa 30)
sono state riassegnate, oppure occupate abusivamente o cedute in fitto
dai curatori fallimentari, con scarse attivita’ produttive o
occupazionali. Alcune aziende del Melfese sono state per qualche tempo
utilizzate dalla FCA per deposito delle automobili. Attualmemente la crisi della Stellantis ha prodotto una perdita di circa 3000 posti di lavoro,indotto compreso
,in gran parte co le dimissioni incentivate e la caduta dei livelli
produttivi. Al momento circa 100 capannoni, o strutture similari, di cui
una ventina finanziati da Legge.219/81 ed i restanti con le leggi
488/92 e 64/74, sono inutilizzati, preda dei ladri di rame e di
impiantistica , almeno due sono state utilizzate dai organizzazioni
criminali per stoccare rifiuti ed ecoballe. Ricordiamo i casi Abldi
Balvano, 17.000 mq, oppure della ex Ets di Tito ,che occupava 250
lavoratori, ora qualche decina, la Sinoro mai entrata in produzione con
tre fallimenti dietro le spalle, quattro cambi di ragione sociale due
condanne per truffa e bancarotta. In questa azienda ci sono ancora i
macchinari imballati e mai utilizzati in attesa di essere ricollocata
nel sistema produttivo.Nessuno interviene per il riutilizzo. Molte
aziende sono da anni in gestione fallimentare o sono state svuotate
degli impianti che sono tornati alle aziende produttrici in Italia o
vendute all’estero: Standartela, Ets, Etm,Abl.Gli impianti Parmalat sono
da tempo utilizzati in Veneto dalla Vincenzi dopo la chiusura dello
stabilimento di Atella e la successiva truffa di reindustrializzazione
che ha determinato la disoccupazione di 120 lavoratori. Si tratta di un
enorme patrimonio di immobili e infrastrutture di un valore stimabi li
attorno ai 200 milioni di euro. Anche la riassegnazione di suoli e
strutture e’ fallita assieme ai bandi di reindustrializzazione. La legge
per il la liquidazione dell’Asi e Api-Bas è completamente disapplicata.
Nemmeno uno stabilimento è stato recuperato con le nuove norme da
Api-Bas e nessun nuovo insediamento è stato richiesto, la liquidazione
dell’Asi è ferma.
Alcune delle aziende finanziate con i fondi del post terremoto, come la Ferrero, la Barilla e altre mantengono alti livelli di occupazione di produzione e di innovazione. In Basilicata, su 44.000 lavoratori migranti occupati nel 2024 nei diversi comparti, la quota delle assistenti
domiciliari corrisponde quasi al 40% del totale di forza lavoro..Nel
2024 in agricoltura sono andati perduti 18.000 occupati per la siccità e
la caduta dei livelli produttivi. .
Una inversione di endenza dovrebbe potersi
avere con l’accoglienza di lavoratori stranieri e la loro integrazione ,
attraverso varie misure che vanno dalla formazione professionale al
riutilizzo e manutenzione delle case sfitte, o la predisposizione di
un intervento per 2000 borse di studio per i discendenti lucani che
vogliono rientrare per studio e formazione professionale, sopratutto
dall’Argentina…
In Basilicata ci sono lavoratori espulsi del sistema produttivo, attualmente in cassa integrazione oppure percettori del reddito di inserimento. Circa 6.000 lavoratori utilizzano i fondi regionali e quelli del petrolio per le attività di forestazione e manutenzione ambientale, oltre ai lavoratori del reddito di cittadinanza del tutto sottoutilizzati.
Solo in questi segmenti abbiamo quindi
oltre 8000 lavoratori che, a fronte di una proposta di riuso dei siti
manifatturieri inutilizzati, una diversa ed efficace manutenzione e la
salvaguardia ambientale, le attività di ricerca e di sviluppo, la
qualificazione del sistema formativo e scolastico possono, insieme ai
disoccupati, ai neolaureati e ai diplomati, ai migranti, diventare il
motore per sostenere una piattaforma programmatica per un modello di
sviluppo diverso. Il quadro di riferimento finanziario è di circa 15
miliard i anno con solo bilancio pubblico allargato oltre al Pnrr.Le
risorse ci sono e sono tante.Il punto è la buona spesa come architrave
di unprogettodi accoglienza basato sui cicli agro-alimentari , su
quello manifatturiero, dell’energia e della tutela del territorio.
L’industria pulita dei polimeri solidi e liquidi, che sostiene la manifattura estera e italiana nella componentistica auto, nel ciclo della plastica, nella sanità e nella farmaceutica, è una prospettiva importante.
Strategica può essere la ricerca e
l’utilizzo dell’idrogeno. Un vero e proprio distretto per la lavorazione
polimeri e delle nuove energie. L’utilizzo dei polimeri nelle nostre
aree potrebbe cambiare il paesaggio produttivo e occupazionale
trattandosi di attivita’ non inquinanti per rifornire i distretti
industriali che utilizzano i prodotti realizzati in Basilicata ,
diventando un polo molto importante per verticalizzazione della
produzione.
La recente crisi idrica determinatasi per
la cattiva gestione della diga della Camastra ,con la mancata
manutenzione della stessa, ha messo in evidenza il grave problema
dell’ammaloramento degli invasi, con ritardi nei lavori per fronteggiare
le nuove normative antisismiche introdotte nel 2019, mancati
interventi in opere di manutenzione, sistemazione delle sponde,
eliminazione dei fanghi e delle opere per garantire la sicureza. Abbiamo
il dovere di lottare per un massiccio e decisivo intervento dello Stato
in questo settore, atteso che chi si è presa la titolarità della
risorsa deve anche accollarsi i costi di una buona gestione degli
invasi. Il gruppo dirigente di governo,che vede la presenza degli ex
gestori delle dighe (e dei responsabili di politiche prive di efficacia
nei diversi settori dell’economia e del sociale) ,deve prendere atto con
urgenza della situazione di forte crisi per modicare politiche e
strumenti tenendo conto delle numerose proposte delle parti
sociali,politiche e culturali avanzate anche recentemente,senza perdere
altro tempo.
Il futuro non attende.
Nessun commento:
Posta un commento