-Appello di don Marcello Cozzi per la manifestazione di domani 20 maggio a Corleto Perticara-
La stanno devastando la nostra terra.
La stanno riducendo a brandelli come gli avvoltoi fanno con
le carcasse dei cadaveri, la divorano pezzo dopo pezzo come iene mai sazie, la
violentano fin dentro le viscere come chi vuol prenderti anche l’anima.
Agli antichi legni creati dalle sacre mani della natura hanno
preferito spogli alberi bianchi fatti dalle mani fredde degli uomini; la ruvida
nobiltà delle pietre la sostituiscono con il volgare anonimato del cemento e
sulla tenera bellezza del verde stendono l’invadenza delle loro lingue grigie.
Dell’acqua pensano di essere gli unici signori, pretendono di
ingabbiare il vento e quando penetrano il suolo lo fanno con la stessa mancanza
di pietà di chi affonda le proprie volgari mani nell’intimità di un corpo mai
violato.
La stanno svendendo la nostra terra.
Come una prostituta a cui non riconosci un’anima ma solo un
corpo da sfruttare: la gettano fra le braccia di anonimi compratori, la
concedono ad avidi speculatori e ai migliori offerenti propongono le sue
bellezze. Di essa si sentono gli esclusivi padroni, la prosciugano come se si
potesse vivere senza sangue e trasformano in profitto ogni suo respiro.
Il loro unico dio è il denaro e non più il Cielo sulle nostre
teste, qualunque sia il nome che gli diamo. Il nero è il loro unico colore,
chiusi come sono ormai all’azzurro che è su di essi.
L’hanno ferita a morte la nostra terra.
È veleno l’inchiostro che usano per firmare i loro patti,
sono armi letali le loro penne e sudari funebri quei fogli bianchi su cui
stanno scrivendo il baratto finale.
Ma non hanno prosciugato le cisterne della nostra speranza,
né hanno spento il sacro fuoco della nostra rabbia, come non ci sono riusciti
con i Sioux e i Lakota d’America, con gli Ogoni e i Mursi d’Africa.
E allora in marcia, custodi della Terra, difendiamola: è
nostra Madre.
Don Marcello Cozzi
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