sabato 5 maggio 2018

UNA LUCE DAL MARE

Per iniziativa di alcuni giovani di Maratea, domattina sarà per la prima volta "messa in scena", a partire dalla costa di Marina -località Illicini-, la rievocazione storica con corteo dell'approdo delle reliquie di Biagio, Vescovo e martire di Sebaste, e della loro traslazione sino alla Basilica sul monte al Castello (documentazione fotografica sul sito web: www.calderano.it).
E' vero, insieme a Maratea, tanti altri Comuni italiani vantano la custodia di reliquie di San Biagio, ma il culto del Santo Patrono nella nostra città ha sempre rappresentato attraverso i secoli e rappresenta la testimonianza di una profonda fede individuale e collettiva.
A me piace partecipare idealmente all'iniziativa richiamando alla mente una poesia di mia zia, Letizia Labanchi, dal titolo:

SAN  BIAGIO
(Tra storia e leggenda)


Mai s'era vista
una notte sì buia
mai la tempesta
avea flagellato
con tanta violenza
le pendici del monte.

Il rombo del tuono
e il balenìo ininterrotto
tra schianti e fragori confusi
aveano atterrito Maratea alta,
indifesa e impotente
contro il furore
degli scatenati elementi.

La livida alba mostrò,
fra la nebbia
che si dissolveva pian piano,
l'orrore d'un mare
trascinante sull'onde sconvolte
i rottami dispersi
d'una nave distrutta.

Del naufragio
pareva null'altro restasse:
ma sopra Santo Janni,
l'isolotto di fronte alla costa,
qualche cosa brillava...

Stupì quella luce
chi spinse l'occhio sul mare
nel fosco mattino,
a indagare,
esplorando il lontano orizzonte, 
se le nubi lasciassero alfine
il posto al sereno.
La voce si sparse
e a consiglio
s'adunarono gli uomini
per cercar di scoprire la fonte
dello strano splendore
che sembrava invitarli
dalla piccola isola,
ora lambita
da soffici trine di
spuma.

Oro?  Diamanti?

Che cosa poteva causare 
lo scintillìo sullo scoglio?

Visto che il tempo
volgeva a sicura bonaccia,
presero a scendere in fretta
lungo il pendìo,
per l'angusto sentiero
che sterpi e macigni
dopo la notturna tempesta
rendean più difficile ed aspro.

Un sacerdote
benediceva con tremula mano
l'impresa,
mentre le donne
co' bimbi in collo
o per mano
gli spalti affollavano
delle mura merlate,
fra congetture e commenti.

Per quanto poteano,
a distanza,
seguirono ora per ora
i movimenti degli uomini.
Li videro
con piccoli legni
raggiungere l'isola,
caricare qualcosa
e tornare col carico a riva.

Attesero quindi,
con ansia,
fino a sera inoltrata.

Lungo i fianchi del monte
si vedevan le fiaccole
agitate dal vento
salire,
lentamente salire,
mentre si udiva
un vociare eccitato e confuso
sempre più avvicinarsi.

Corsero allora le donne
nell'umida sera
incontro agli uomini
che tornavano stanchi
ma con volto sereno.

Avanzavano lenti due buoi
trascinando una specie di carro:
trasportavano drappi di seta?
soffici lane?
broccati?
Erano forse
i naufraghi
mercanti?

Ma sul carro non c'era 
che un'urna di pietra,
ed un ramo d'alloro
si vedea sul coperchio
scolpito.

Dietro il carro
camminava a fatica
un uomo straniero
portando in mano con cura
un rotolo lungo.

"Le reliquie del martire  Biagio,
di Sebaste nativo,
cercava salvare la nave
dalla furia dell'Iconoclasta.

L'altra furia - del mare e dei venti ! -
qui le ha spinte.

San Biagio ci ha eletti".

All'annunzio
un clamore commosso
salì al cielo:
formando un corteo,
il Paese accolse il suo Santo.

Giovanetti e fanciulle
andavano innanzi
inneggiando;
con lo sguardo lontano
e le braccia levate in preghiera
il sacerdote guidava
la folla fedele;
scortato dagli uomini
il carro con l'urna
procedeva solenne.

Si fermarono i bovi
ad un tratto,
e puntando gli zoccoli al suolo,
e la forte cervìce inarcando,
indicare sembrarono il luogo
ove porre quell'urna
e quelle Ossa.

Lì le posero
meta ne' secoli
di pellegrinaggi devoti.

Le protegge
fra solide mura
l'antico santuario,
testimonianza di fede profonda,
di sincera pietà.


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