martedì 15 maggio 2018

UN CASO DI "MALA AMMINISTRAZIONE COMUNALE"

Ripropongo qui post dal titolo "INCREDIBILE OSTINAZIONE", già oggetto di pubblicazione su questo blog circa due anni fa,  in considerazione della sua attualità alla luce di recente sentenza della Corte di Appello di Potenza-Sez. Lavoro-, che ha confermato la sentenza di primo grado emessa dal Tribunale di Lagonegro con ulteriore condanna del Comune di Maratea al pagamento delle spese di lite, che ovviamente sono da aggiungere a quelle del primo grado di giudizio ed alle somme impegnate e liquidate in favore degli Avvocati nominati dal Comune.

Mi riferisco al caso che vede dal 2013 contrapposti il Comune di Maratea e l’Ing. Elena Santa Carlomagno, in ordine ad istanza di selezione da quest’ultima presentata nel rispetto di procedura di mobilità volontaria indetta dal suindicato Ente pubblico e propedeutica all’indizione di un concorso pubblico per la copertura di n. 2 posti  a tempo indeterminato e part-time al 70%. Cat. D1, Istruttore direttivo tecnico, da assegnare ai settori LL.PP.-Urbanistica ed Edilizia privata- Tecnico Manutentivo- Patrimonio e Protezione civile.
Ebbene, Il Comune di Maratea, Sindaco Mario Di Trani, ammetteva con riserva alla selezione l’Ing. Carlomagno, che partecipava anche al previsto colloquio, ma provvedeva poi, con Determinazione dell’allora Direttore generale, a rigettare la sua domanda di mobilità e ad indire successivamente concorso pubblico per la copertura dei due posti, oggetto della precedente procedura di mobilità volontaria, di cui la Carlomagno era stata l’unica partecipante. I due posti venivano poi ricoperti come da esito del concorso.
Motivazione dell’esclusione dell’Ing. Carlomagno, già dipendente a tempo indeterminato dell’Ente Parco Nazionale del Pollino ed avente i requisiti per partecipare alla procedura di mobilità era: “Il contratto di lavoro della stessa, a tempo indeterminato e pieno, non può essere ceduto ai sensi dell’art. 30 del d.lgs. n.165 del 2001 per la copertura di posti per i quali il rapporto di lavoro deve essere costituito ab origine a tempo parziale, come previsto dalla dotazione organica”.
La Carlomagno ricorreva, con gli Avvocati Giuseppe Sabella e Giovanni F. Nicodemo, al Giudice del Lavoro presso il Tribunale di Lagonegro, ritenendo di aver diritto all’accoglimento della sua domanda di mobilità per essere collocata presso il Comune di Maratea per la copertura del posto indicato nel relativo avviso pubblico, essendo in possesso dei requisiti previsti ed avendo ottenuto 30 punti all’esito del colloquio selettivo.
Con sentenza n. 312/2015, pubblicata il 28/10/2015, il Tribunale di Lagonegro –Giudice del Lavoro Dott.ssa Miriam Valenti-, ha motivatamente accolto il ricorso di Elena Santa Carlomagno, dichiarando il suo diritto alla mobilità richiesta, condannando il Comune di Maratea ad accogliere la sua istanza ed a collocarla  presso l’Ente a copertura del posto previsto nella procedura di mobilità. Il Comune veniva anche condannato al pagamento delle spese processuali liquidate in complessivi E. 2.300,00 oltre i.v.a., cpa e compenso forfettario nella misura del 15%. Il Magistrato ha chiaramente motivato l’illegittimità del rigetto dell’istanza di mobilità da parte del Comune ed ha aggiunto che “nel caso specifico l’Amministrazione comunale si è altresì autovincolata attraverso l’avviso pubblico di mobilità, esecutivo della Determinazione n. 12 del 14/06/2013, alla disciplina ivi indicata con riguardo ai posti da ricoprire ed ai requisiti di partecipazione”. E la ricorrente Carlomagno, secondo il Tribunale, ha provato di essere in possesso di tutti i requisiti previsti dall’avviso di avvio della procedura di mobilità volontaria e di aver anche superato il colloquio selettivo.
Morale della favola, ma ovviamente non si tratta di una favola: Il Comune di Maratea ha, in buona o malafede, sbagliato e può, anzi ora deve, correggere l’errore.
Nemmeno per sogno: Dopo la notifica della sentenza di condanna in forma esecutiva, Il Comune di Maratea, Sindaco Domenico Cipolla, rappresentato e difeso fin qui dall’Avv. Gerardo Pedota, ha deciso, con Deliberazione di Giunta n. 157 del 24/11/2015, di proporre appello  dinanzi alla Corte di Appello di Potenza, scegliendo come nuovo procuratore e difensore l’Avv. Giovanni Pascale con studio in Sapri, e di determinare il suo compenso in E. 5.338,00 oltre spese generali, Cassa Avvocati, i.v.a. e contributo unificato pari ad E. 388,50, considerandolo “opportuno e necessario”.
Conclusione: allo stato, il Comune di Maratea che, a mio parere, ha poche probabilità di uscire vittorioso dall’appello, dovrà intanto pagare già ben due Avvocati  a sostegno della sua ostinata posizione, oltre le spese del  primo e del secondo grado del giudizio (ma potrà eventualmente ricorrere anche in Cassazione), qualora il suo appello avverso una sentenza, peraltro esecutiva, sia prossimamente rigettato, con conferma del diritto della Carlomagno, come già riconosciuto in sentenza del Tribunale.
Ma torniamo alla morale della favola: Non sarebbe stato più opportuno e preferibile, nel caso di specie, da parte del Comune di Maratea correggere l’errore commesso peraltro da precedente Amministrazione, uniformandosi alla richiamata sentenza del Tribunale di Lagonegro?  E non sarebbe stato meglio, anche ad evidente prova di discontinuità con la precedente Amministrazione comunale, che l’Ente pubblico, prima ancora di nominare un altro Avvocato per l’appello, venisse adeguatamente consigliato già al suo interno (nuovo Direttore generale- nuovo Consigliere comunale con delega specifica agli Affari legali, quest’ultimo nella persona dell’ esperto Avv. Cesare Albanese) a desistere da quella che appare UNA  INCOMPRENSIBILE  OSTINAZIONE  in danno dello stesso Comune prima ancora che dell’Ing. Elena Santa Carlomagno?   

Nessun commento:

Posta un commento