A distanza di 25 anni dall'omicidio di Vincenzo De Mare, l'autotrasportatore ammazzato con due colpi di fucile mentre era al lavoro nel suo podere in località Terzo Cavone a Scanzano Jonico il 26 luglio del 1993.
COMUNICATO
STAMPA
A Vincenzo,
venticinque anni dopo
Quel trasporto non lo volevi fare, avevi
paura. “Non è che qualcuno poi da qualche
ponte mi spara?”, dicesti preoccupato al tuo interlocutore. L’aria era
diventata irrespirabile, la situazione pesante. “Tu che sei nell’ambiente, mica mi possono fare qualche scherzo?”,
chiedesti un giorno a quell’amico che poi invece dinanzi ai magistrati ti
volterà le spalle. Tu sapevi cose che nessuno sapeva, avevi visto cose da far accapponare
la pelle: “se dico una sola parola su
quello che fanno allo stabilimento li faccio saltare a tutti quanti”,
confidasti a tuo fratello.
Ed invece poi sono stati loro a far
saltare te. Come fanno sempre, come fanno con quelli che li possono smascherare.
Come fanno con chiunque gli si mette di traverso, come fanno quando devono
difendere i loro affari sporchi.
Ma tutto sommato non ci sono riusciti
completamente.
È vero, venticinque anni dopo nessuno ha
pagato per il tuo omicidio, ma è anche vero che in fondo dalle carte dell’inchiesta
una mezza verità spunta. E in questa Basilicata che non sempre ci ha restituito
verità giudiziarie, noi continuiamo a pensare che prima o poi si scriveranno di
sicuro almeno le verità storiche.
Ed ora che anche dalle tue parti, nel
Metapontino, dopo anni di attentati e di intimidazioni iniziamo a scorgere e a
toccare con mano una presenza dello Stato diversa rispetto agli anni delle
sottovalutazioni, chissà che prima o poi qualcuno con l’uniforme addosso non
ritorni fra quelle carte e finalmente possa renderti giustizia.
Per te, per i tuoi figli e per tua
moglie Nicolina che finché ha camminato sulla faccia della terra non si è mai
messa “l’anima in pace” come in tanti
la invitavano a fare e come in tanti ancora oggi ci invitano a fare.
don Marcello Cozzi
Nessun commento:
Posta un commento