sabato 21 luglio 2018

LA POLITICA SENZA VERGOGNA

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La politica senza vergogna. Ecco che cosa può succedere adesso

Siate dunque voi, militanti del Pd, a chiedere le dimissioni del presidente Pittella


Che cos’è la Vergogna? Sul piano politico, semplificando, possiamo dire che è un sentimento positivo. Quell’imbarazzo profondo che ci fa arrossire quando vorremmo scomparire eppure siamo al centro della scena con le nostre colpe o responsabilità.  Quel sentimento che ci fa tenere lo sguardo basso per non vedere gli occhi che ci guardano. Quel sentimento che svela la nostra doppiezza e quella degli altri.
Tuttavia, l’esperienza della politica lucana maturata in decenni di malgoverno, ha eliminato la Vergogna dal panorama delle istituzioni locali. Nelle ultime settimane abbiamo assistito a inchieste, scandali, sequestri. Il rossore è scomparso dai volti della politica e lo sguardo nessuno più lo abbassa. Eppure la Vergogna potrebbe aiutare ad avvertire con forza quel senso di colpa riparativo che favorisce il miglioramento. Senza vergogna si perde la capacità di controllare gli impulsi e di stabilire i confini del ruolo della politica nella società.
Pittella non arrossisce né abbassa lo sguardo
Prima il gip di Matera, poi il tribunale del Riesame, hanno respinto la richiesta di scarcerazione del presidente della Basilicata indagato, e sottoposto agli arresti domiciliari, nell’ambito dell’inchiesta sui concorsi in sanità. Lui probabilmente ricorrerà in Cassazione. E probabilmente non si dimetterà. Ebbene, la suprema Corte dovrà esprimersi entro 30 giorni. Nel migliore dei casi, dato l’iter della giustizia, conosceremo l’esito a fine agosto. Sarebbe incredibile se Pittella e il suo Pd restassero ad aspettare, assumendosi la responsabilità di tenere la Basilicata sospesa in una parentesi di ansia e di incertezza. Seminando inquietudine nell’opinione pubblica e imbarazzo nelle istituzioni. Se ancora fosse vivo il sentimento di Vergogna, il presidente si sarebbe già dimesso. E ci auguriamo che ciò accada nelle prossime ore. Se qualcuno pensa che “adda passà a nuttata”, questa volta si sbaglia. La notte sarà molto lunga e non è onesto, né giusto che anche i cittadini siano costretti a subirla. I lucani hanno oggi più che mai diritto all’alba di un nuovo giorno. 
E’ vero, anche Pittella ha diritto a perseguire la sua strategia difensiva, per cui le sue dimissioni potrebbero apparire come ammissione di colpa e indebolire la sua posizione. Tuttavia, un suo cedimento oggi sarebbe il vero, forse l’unico, atto rivoluzionario che egli abbia mai compiuto per il bene della Basilicata.






E se la Cassazione accogliesse l’eventuale ricorso?
Mettiamo il caso che Pittella ricorra in Cassazione e che la Corte suprema dovesse scarcerarlo. Il Pd che farà? Candiderà Marcello? E sarà questo un segnale di sana politica, di rispetto verso i cittadini? O sarà il tentativo di suicidio del Centro sinistra lucano? E’ vero che un “gladiatore” combatte fino all’ultimo respiro, ma non può morire Sansone con tutti i filistei. Bisogna salvare ciò che si può salvare del Centro sinistra e del Pd, è un dovere sacrosanto di tutti gli autentici militanti di questo campo politico. “Pittella o morte” non vi salverà, anzi vi seppellirà. Siate dunque voi, militanti del Pd, a chiedere le dimissioni del presidente. Siate anche voi una delle parti in campo che aspirano a un cambiamento. E’ una questione di democrazia.

Il rischio del cambiamento
Non deve esistere un’alternativa al vecchio sistema di potere Pd lucano ma più alternative. I lucani potranno e dovranno scegliere tra diverse opzioni. E’ ciò che qualunque persona assennata dovrebbe augurarsi. Non deve esiste il monopolio del cambiamento. Ed è bene che non esista. Se qualcuno si intesta questo monopolio fa il male della democrazia e rischia di ingannare i cittadini. Monopolio è sinonimo di senso unico, di autoreferenzialità, di unilateralità. Caduto un re ne arriva un altro. Non è di questo che ha bisogno la Basilicata, non a questo devono aspirare i lucani. Abbiamo il dovere di rivendicare il diritto di scelta. E questo diritto ci è negato quando qualcuno si presenta come unico detentore del cambiamento. Naturalmente del “suo cambiamento”. Un cambiamento di cui non conosciamo l’esito. Ecco perché c’è da augurarsi che ci siano più forze in campo in grado di proporre prospettive diversamente valide, alternative di cambiamento che competono nel gioco elettorale.  In questo quadro anche gli innovatori dentro il Pd e nel Centro sinistra possono rappresentare un campo alternativo. Ecco le ragioni politiche che impongono le dimissioni di Pittella. Le altre ragioni, quelle giudiziarie, appartengono alla sensibilità e alle valutazioni personali del presidente, il quale delle ragioni politiche sembra non voler sentir parlare.
Attenti pero, sostituire Pittella con uno dei suoi “avatar”,  o con uno dei suoi nemici interni, farebbe cadere tutte le buone intenzioni dei militanti ragionevoli. Gli sciacalli pronti a speculare sulle spoglie del governatore sono molti.

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