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La politica senza vergogna. Ecco che cosa può succedere adesso
Siate dunque voi, militanti del Pd, a chiedere le dimissioni del presidente Pittella
Marcello Pittella |
Che cos’è la Vergogna? Sul piano politico,
semplificando, possiamo dire che è un sentimento positivo.
Quell’imbarazzo profondo che ci fa arrossire quando vorremmo scomparire
eppure siamo al centro della scena con le nostre colpe o
responsabilità. Quel sentimento che ci fa tenere lo sguardo basso per
non vedere gli occhi che ci guardano. Quel sentimento che svela la
nostra doppiezza e quella degli altri.
Tuttavia, l’esperienza della politica lucana maturata in decenni di
malgoverno, ha eliminato la Vergogna dal panorama delle istituzioni
locali. Nelle ultime settimane abbiamo assistito a inchieste, scandali,
sequestri. Il rossore è scomparso dai volti della politica e lo sguardo
nessuno più lo abbassa. Eppure la Vergogna potrebbe aiutare ad avvertire
con forza quel senso di colpa riparativo che favorisce il
miglioramento. Senza vergogna si perde la capacità di controllare gli
impulsi e di stabilire i confini del ruolo della politica nella società.
Pittella non arrossisce né abbassa lo sguardo
Prima il gip di Matera, poi il tribunale del Riesame, hanno respinto
la richiesta di scarcerazione del presidente della Basilicata indagato, e
sottoposto agli arresti domiciliari, nell’ambito dell’inchiesta sui
concorsi in sanità. Lui probabilmente ricorrerà in Cassazione. E
probabilmente non si dimetterà. Ebbene, la suprema Corte dovrà
esprimersi entro 30 giorni. Nel migliore dei casi, dato l’iter della
giustizia, conosceremo l’esito a fine agosto. Sarebbe incredibile se
Pittella e il suo Pd restassero ad aspettare, assumendosi la
responsabilità di tenere la Basilicata sospesa in una parentesi di ansia
e di incertezza. Seminando inquietudine nell’opinione pubblica e
imbarazzo nelle istituzioni. Se ancora fosse vivo il sentimento di
Vergogna, il presidente si sarebbe già dimesso. E ci auguriamo che ciò
accada nelle prossime ore. Se qualcuno pensa che “adda passà a nuttata”,
questa volta si sbaglia. La notte sarà molto lunga e non è onesto, né
giusto che anche i cittadini siano costretti a subirla. I lucani hanno
oggi più che mai diritto all’alba di un nuovo giorno.
E’ vero, anche
Pittella ha diritto a perseguire la sua strategia difensiva, per cui le
sue dimissioni potrebbero apparire come ammissione di colpa e indebolire
la sua posizione. Tuttavia, un suo cedimento oggi sarebbe il vero,
forse l’unico, atto rivoluzionario che egli abbia mai compiuto per il
bene della Basilicata.
E se la Cassazione accogliesse l’eventuale ricorso?
Mettiamo il caso che Pittella ricorra in Cassazione e che la Corte suprema dovesse scarcerarlo. Il Pd che farà? Candiderà Marcello? E sarà questo un segnale di sana politica, di rispetto verso i cittadini? O sarà il tentativo di suicidio del Centro sinistra lucano? E’ vero che un “gladiatore” combatte fino all’ultimo respiro, ma non può morire Sansone con tutti i filistei. Bisogna salvare ciò che si può salvare del Centro sinistra e del Pd, è un dovere sacrosanto di tutti gli autentici militanti di questo campo politico. “Pittella o morte” non vi salverà, anzi vi seppellirà. Siate dunque voi, militanti del Pd, a chiedere le dimissioni del presidente. Siate anche voi una delle parti in campo che aspirano a un cambiamento. E’ una questione di democrazia.
Il rischio del cambiamento
Non deve esistere un’alternativa al vecchio sistema di potere Pd lucano ma più alternative. I lucani potranno e dovranno scegliere tra diverse opzioni. E’ ciò che qualunque persona assennata dovrebbe augurarsi. Non deve esiste il monopolio del cambiamento. Ed è bene che non esista. Se qualcuno si intesta questo monopolio fa il male della democrazia e rischia di ingannare i cittadini. Monopolio è sinonimo di senso unico, di autoreferenzialità, di unilateralità. Caduto un re ne arriva un altro. Non è di questo che ha bisogno la Basilicata, non a questo devono aspirare i lucani. Abbiamo il dovere di rivendicare il diritto di scelta. E questo diritto ci è negato quando qualcuno si presenta come unico detentore del cambiamento. Naturalmente del “suo cambiamento”. Un cambiamento di cui non conosciamo l’esito. Ecco perché c’è da augurarsi che ci siano più forze in campo in grado di proporre prospettive diversamente valide, alternative di cambiamento che competono nel gioco elettorale. In questo quadro anche gli innovatori dentro il Pd e nel Centro sinistra possono rappresentare un campo alternativo. Ecco le ragioni politiche che impongono le dimissioni di Pittella. Le altre ragioni, quelle giudiziarie, appartengono alla sensibilità e alle valutazioni personali del presidente, il quale delle ragioni politiche sembra non voler sentir parlare.
Attenti pero, sostituire Pittella con uno dei suoi “avatar”, o con uno dei suoi nemici interni, farebbe cadere tutte le buone intenzioni dei militanti ragionevoli. Gli sciacalli pronti a speculare sulle spoglie del governatore sono molti.
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