ARTICOLO DI NICOLA SAVINO*
Eppure in una Regione piccola come la nostra non dovrebbe essere facile l’indifferenza rispetto alle “cose che non vanno”, specie se riguardanti la vita e la sua dignità! Si constata invece che dei comportamenti “strani” del nostro Servizio sanitario si riesce a discutere soltanto in Tribunale: a meno che non si susciti l’interesse o di qualche Consigliere regionale (per una interrogazione) o addirittura del nuovo Assessore alla Sanità!
La nota inviata giorni fa ai Direttori Generale e Sanitario del San Carlo non sembra infatti ottenere alcun effetto! Si tratta della organizzazione del Pronto soccorso e della opportunità che se ne discuta con l’Utenza allo scopo d’individuare una modalità per cui funzioni in modo più razionale.
Giorni fa, in quel Reparto, per decisione di una infermiera del 118 è stato ammesso con codice verde un ultranovantenne di cui il medico di famiglia segnalava in atto- e da giorni- una crisi cardiaca: probabilmente intermittente, e forse perciò non rilevata dall’elettrocardiogramma dell’urgenza. Di conseguenza, dati l’affollamento e le regole anti Covid, il nostro Conterraneo è stato lasciato solo per circa 6 ore in attesa di un ricovero: il quale, pur disponibile il posto all’Utic, è avvenuto tanto tardi da consentirgli giusto il tempo di lasciare la terra!
E’ stata opportuna l’attribuzione del codice verde nonostante il “quadro” fornito dal medico locale? Ed è stato logico che lo si attribuisse nella situazione “pesante” come sopra descritta? Non è forse logico che al “molto anziano” si assegni la precedenza anche in rapporto all’età oltre che alla tipologia del disturbo, specie se c’è di mezzo l’Utic; e che si potenzi il personale di un Reparto quasi sempre in crisi? Poiché il “pronto soccorso” ha il solo compito di “smistare con rapidità”, se lo si riduce ad un “collo di bottiglia” cos’ negando il suo stesso scopo, diventa urgente studiarne una più adeguata organizzazione!
E’ mia opinione che questo sia un tipo di problema che forse non si risolve per mancanza di democrazia; cioè perché manca un confronto periodico del Servizio con l’Utenza.
Il SSN nacque nel 1968 (Legge Mariotti), ma è rimasto “pubblico” soltanto per il finanziamento! Scelti Personale e Dirigenti, dotato di immobili dalla Regione, diventa una quasi proprietà privata nella e per la quale il Cittadino diventa subito un “suddito”: non svolge altro ruolo che “subire” , senza alcun diritto di partecipare alla gestione se non attraverso i Rappresentanti eletti nell’Ente territoriale.
L’esperienza dimostra che “così stando le cose” non riesce nemmeno ad esprimere un consiglio sulla base di quel che sperimenta. Per queste modalità riemerge uno dei tanti “retaggi” dei tempi in cui le Comunità, specie nel nostro Mezzogiorno, erano caratterizzate dalla dialettica tra “coloro che stanno sotto ed i pochi che stanno sopra” .
Non è colpa degli Operatori, che, sul piano umano, sono quasi sempre capaci di spiegazioni e di “umanità”, quindi di positivo rapporto con i Pazienti! E’ il Servizio nel suo complesso che si organizza secondo la logica del “chi sta sopra e chi sta sotto”, tra “chi ha bisogno e chi può (dovrebbe) soddisfarlo”!
Sarebbe perciò da rendere possibile un diverso rapporto discutendone “insieme”; almeno per tutto quanto riguarda l’organizzazione: appunto, per individuare e correggere “le cose che non vanno”.
Come si è discusso a lungo e da tempo in molteplici sedi, anche polemizzando, tra le varie sensibilità religiose e politiche, per il “suicidio assistito”, circa la sua legittimità e le sue giuste modalità”, essendo’ in ballo sia la vita che la sua dignità, così dovremmo discutere e confrontarci (l’Auditorium forse presente in ogni Ospedale) delle situazioni che incidono anch’esse sulla durata della vita e che molto spesso ne annullano la dignità?
Invece, di tali situazioni non discutiamo affatto, nonostante qui si voglia proteggere la vita! Mettiamoci nei panni di un cittadino molto sofferente che, per età e sintomi, si rende conto dell’estremo pericolo, immobilizzato su di una barella senza alcun conforto di parenti o talvolta di persona cortese: cosciente che il tempo gli passa ed i dolori fanno sempre più cadere le sue speranze!
Non è in una situazione peggiore del condannato a morte, legato, in attesa dell’esito dell’iniezione fatale (ch’é almeno indolore)? I nostri Ultra…chi l’ha mai condannati a morire in questo modo? Di fatto, è quanto capita in un “pronto soccorso” disorganizzato…irrispettoso oltre che della vita, della dignità stessa del malato! E quale la condizione dei Parenti, costretti a far parte di una società che avalla tutto questo con la semplice frettolosa attribuzione di un codice verde? In nome di un Servizio pubblico che fa paura, perché Esso, se non cade l’indifferenza intorno ai “Pronto soccorso”, può paradossalmente diventare una trappola? Perciò occorre metterci subito mano; a partire dall’Assessore Fanelli, fresco di nomina. ns
*Già Parlamentare e Sottosegretario di Stato
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