- Articolo di Nicola SAVINO* -
Può darsi che, nei Comuni che festeggiano S. Antonio ed ospitano la fiera, aumenti la partecipazione al Referendum sulla Giustizia. L’occasione accresce la confluenza in Paese e potrebbe incoraggiare alle urne la quota più consistente dell’elettorato lucano! Per il resto, stando alle percentuali sempre più ridotte che si son registrate nelle precedenti consultazioni, le prospettive non sono purtroppo rosee.
Anche in Basilicata come in tutto il Paese e specie nel Sud, la gente ha mostrato sempre minore interesse al voto. Eppure nel 2018- alle ultime nazionali- qui, da noi, ha privilegiato- con percentuali un tempo da DC- i 5 Stelle, che esaltavano il “voto al popolo” a sostegno del Referendum “propositivo” (non quello abrogativo di leggi o parti di esse, ma che assegnerebbe al Popolo la redazione dei testi). E però, dopo soli 4 anni, il Movimento non crede più al “voto popolare” nemmeno per correggere le leggi (come avverrebbe con il Referendum del 12 giugno): e semplicemente tace perché “alleato” con le toghe. Lasciando che, spesso ingiustamente, Esse possano privare della libertà in media 3 persone al giorno, che- solo per il risarcimento- costano allo Stato circa 24 milioni all’anno! I Pubblici Ministeri forniscono alla stampa notizie sugli avvisi di garanzia, che li divulga rovinando la reputazione (e la vita) di persone che risulteranno innocenti dopo non pochi anni? Va bene così ai Giustizialisti Grillini e non solo!
Dunque, se la maggior parte dei Lucani non andrà a votare, di fatto si schiererà per la conservazione dello status quo. Cioé della situazione che il Professor Cassese, già universitario e membro della Corte Costituzionale, definisce “Il Governo dei Giudici”.
A partire da “mani pulite”, i Partiti, certo da regolarizzare secondo l’art. 49 della Carta, furono bollati come corrotti (necessitati di finanziamenti per funzionare), e si “sfarinarono”: con danno per la partecipazione. Da allora, le cose sono andate sempre peggio; la gente non è stata più attratta da discussioni e confronti sui problemi del proprio Territorio e del Paese, e la “vita politica” si è sempre più ridotta nelle mani o di chi era già allenato ad approfittarne o di “nuovi” eletti: da amici personali, nel caso migliore, acquisiti per motivi professionali (che con la politica non dovrebbero entrarci) oppure con la solita eredità clientelar-familiare (che il Banfield – “Una Comunità nel Mezzogiorno”- chiamava “familismo amorale”, nei fatti… “immorale”!).
Alla decadenza derivatane, la Magistratura assunse il “governo del sistema per far da argine al malaffare (chi non ricorda il grido “onestà, onestà” dei Grillin!), ma in un circolo vizioso che ha subordinato ad una corporazione di “non eletti” sia il Legislativo che l’Esecutivo, alterando così l’equilibrio del “sistema”. Il quale, per reggere, deve fondare sulla reciproca indipendenza dei i tre poteri, come già, a metà ‘700, Montesquieu ne “Lo spirito delle leggi”.
Non c’è dunque nemmeno lo stato liberale se i Magistrati restano padroni del destino di un qualsiasi cittadino: di arrestare con facilità anche un eletto del Popolo e di rovinare la reputazione di chicchessia; di professare la teoria (solo colpevoli non ancora scoperti) cara a quell’Ex giudice (Davigo), sempre a “Di martedì” su la 7; di decidere le sorti dei Governi e tener sotto processo per decenni; d’influenzare la redazione delle leggi sia da eletti (che poi ritornano tranquillamente a fare i giudici.. ) sia da “comandati” alla dirigenza dei Ministeri, anzitutto quello della Giustizia; a differenza di qualsiasi altro lavoratore o pubblico o privato e degli stessi politici (che possono non esser rieletti), mai giudicati per il loro operato e per gli errori o per le lentezze incredibili.. (e l’elenco potrebbe continuare!).
Come scrive Renzi nel suo recente libro (Il Mostro) c’è chi pretende di stabilire le forme ed i modi del “far politica”, del suo organizzarsi…; e che persiste su tale posizione (i Pm di Firenze) anche dopo ben 5 bocciature dalla Cassazione; che dispone “le indagini esplorative” allo scopo di trovar indizi con una specie di “pesca a strascico”; che perciò sequestrano i cellulari di amici e conoscenti di un ex presidente del Consiglio, “da contenere” secondo il giornale di una Corrente del CSM, organo di autogoverno dei Giudici.
Ebbene, nel Referendum del 12 giugno si tratta di recuperare la via verso la Democrazia, di spingere il Parlamento ad una Riforma che vada oltre i magri risultati della riforma Cartabia, ancora in difficilissima discussione. La questione supera dunque il rancore di chi è stato colpito e vuol vendicarsi; e le stesse questioni giuridiche dei cinque quesiti. Ci interroga sul motivo per cui la nostra Regione, dopo aver chiesto il Referendum per ordine della Lega, non invita i Lucani a votare; e sullo strano silenzio del Pd, nel quale le correnti un tempo comuniste restano amiche della Magistratura.
Contro casi come quello di Tortora ed a tutela dei cittadini senza uguale notorietà, abbiamo bisogno di una Giustizia giusta e di Democrazia vera. Perciò auguriamoci che S. Antonio, e non solo in Basilicata, faccia il miracolo! ns
*già Parlamentare e Sottosegretario di Stato
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