sabato 11 giugno 2022

POLITICA DA..."CANTINA"...?

    

                    -  Articolo  di  Nicola  SAVINO*  -

Siamo dunque ridotti così ..a questi livelli..?

Se così fosse, sarebbe un’altra prova che, da noi, non é più rinviabile il “trasferimento” del governo! Se un “eletto” del popolo usa la carta intestata dell’Istituzione per conferire attestati di merito ad un cittadino (che magari lo ricambi con un po’ di voti) e nessuno gli ricorda con garbo che commette abuso perché assume per sé una rappresentanza nient’affatto personale (come fossimo nel medioevo feudale)….; se anzi fioccano espressioni genuinamente “popolari”, di quelle che un tempo circolavano nelle cantine…; se cioè un Collega- non proprio amico- gl’indirizza risposta pubblica nel senso “cantinesco” di cui sopra (degli svaghi del tempo in cui si asciugavano i sudori della zappa, dell’aratro o di altro),…ebbene, se questo avvenisse negli ambienti di Via Verrastro , necessità sarebbe ricordare che quel tipo di cantine non esistono più in alcun angolo della Basilicata! Che nei Borghi del suo Nord esse sono ormai riservate all’Aglianico, protagonista moderno del circuito del vino nelle migliori fiere nazionali e non. Sicché- ora- le donne lucane non tremano più come le nonne per il marito avvinazzato che baldanzoso rincasi per il “dovere coniugale”, con i figli svegliati e spaventati a piè del letto! Ora anche da noi bar e snack in compiuto stile internazionale, luccicanti attraenti senz’alcun richiamo né alle sbornie compensative , né quindi ai risentimenti primordiali!

Ed allora, come si spiega questa inclinazione al duello rusticano? Com’è che quasi si mette mano al ferro? Che i protagonisti si sentano non rappresentanti del popolo, come eletti, ma come fini a se stessi; e ritengano dar libero corso alla loro “istintualità ”, allo sfogo in uso nelle antiche caverne?

Questa caduta di civiltà dipende forse dallo sfarinarsi dei Partiti, dalla fine del loro lavoro di selezione ..,il costume gentile essendo fondamentale per collaborare a comporre l’interesse collettivo? Nei fatti, le Istituzioni sembrano come risucchiate in un processo di decadenza che coinvolge non soltanto la parte oggi in sella : nulla infatti cambierebbe se al posto dell’una ci fosse l’altra ( come parte e nulla più, perché l’identificazione con Destra o Sinistra-in “quest’ aiuola che ci fa tanto feroci”- è ormai priva di senso!).

Non c’è più il filtro del Partito e nemmeno delle organizzazioni studentesche, che facevano da pedana di lancio; né c’è chi allevi il “pupillo”, come Craxi da Nenni o Andreotti da De Gasperi.

Ora tutto si gioca sul rapporto individuale, sulla personalizzazione anche rispetto alle Amministrazioni comunali  : liddove il Sindaco o un suo incaricato gira le case per “dare il nome” di questo o quel candidato, secondo i fatti loro o i favori all’Ente (nell’ipotesi migliore) : dunque, a questo o quel candidato per fedeltà personale. Proprio come nel sistema feudale; sicché la competizione- e dunque la conflittualità- si sviluppano all’ interno stesso della stessa parte (scelta per convenienza); e diviene più acuta primordiale ed acre, anche nel linguaggio e nelle stesse posture, quasi un ritorno alla caverna in cui era ubicata la cantina! 

 

I Congressi, ove mai si svolgano, sono finalizzati soltanto alla “conta”, giammai ad analisi o programmazioni delle cose da fare: con l’immancabile promessa del cambiamento, esca elettorale di tutti. Sicché il clima é definito dallo scontro tra convenienze soggettive, tra personaggi e cifre territoriali che si pesano sui tavoli (riservati) alle trattative per alleanze o scontri. Indipendentemente dalle Segreterie, dalle loro direttive etc. Niente di più, tanto meno un’idea, un’analisi, un indirizzo.. una prospettiva!

In realtà, l’andazzo era avviato da tempo; anche se talvolta sopravvivevano contraddizioni ed intervenivano le Direzioni nazionali. Ma a vantaggio di personaggi predestinati fin dalla nascita in chiave familistica, che talvolta continuano a galleggiare ancora  per abilità acquisita nel peregrinare tra sigle e correnti, per la frequenza della bassa cucina. Giammai per un qualche risultato a favore delle popolazioni e dei territori che declamano di rappresentare! Personaggi che magari non scivolano ora ai livelli gergali in uso, ma che ne sono al fondo ispiratori e causa!

Ebbene, si potrà uscire da questa tenaglia? Tentare la via dell’impegno sindacale e del cambio di genere? Le sole organizzazioni sostenute da iscritti, (parzialmente) frequentate secondo regole democratiche e con organi direttivi eletti, restano i Sindacati dei lavoratori (Cgil, Cisl e Uil) e dei datori di Lavoro (Confindustria).

Per resuscitare  i Partiti secondo l’art. 49 della Carta, spetterebbe ai Sindacati allearsi e farsi carico di arrestare il degrado: di selezionare candidature (nel mondo dell’informazione stesso, perché segue e quindi conosce le situazioni), di ripulirle preventivamente dagli inconsci ereditari. E puntare finalmente sulle donne: per la ricerca-quanto meno- della gentilezza e del garbo che sono doverosi da chiunque sia eletto a rappresentare la Cosa pubblica!

Questa esigenza è avvertita infatti anche contro la degenerazione del linguaggio ed il pericolo dei duelli rusticani, contro lo stile primordiale delle cantine che ci viene scaraventato addosso. Del quale già le donne furono molto spesso vittime impotenti!

Del resto, con quale altra via uscire da tanto degrado …Come riacquistare livello? O siamo rassegnati? ns                    

                                                                *già Parlamentare e Sottosegretario di Stato 

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