- Da Gruppo Laico di Ricerca -
M E M O R I A 09/06/2022
Due fratelli per Giustizia e Libertà: CARLO e NELLO ROSSELLI
Il 9 giugno 1937 a Bagnoles-de-L’Orne (Francia) muoiono uccisi a colpi di rivoltella e di pugnali in un agguato CARLO (38 anni) e NELLO (37 anni) ROSSELLI. Carlo fu storico, giornalista, politico e cofondatore del movimento antifascista “GIUSTIZIA E LIBERTA’”. Nello fu storico, giornalista e Antifascista.
I due Fratelli vennero uccisi a Bagnoles-de-L’Orne (stazione termale nella Bassa Normandia francese) da un gruppo di sicari appartenenti alla “Cagoule” un’organizzazione politica di estrema destra francese che aveva legami col fascismo italiano. L’ordine di ucciderli venne molto probabilmente soprattutto da parte di Galeazzo Ciano.
Nel giugno 1937 Carlo soggiornava a Bagnoles-de-l’Orne per delle cure termali dove fu raggiunto dal fratello Nello: il 9 giugno mentre entrambi i Fratelli erano in automobile con un pretesto vennero fatti scendere e poi colpiti da raffiche di pistola. Carlo morì sul colpo, Nello (colpito per primo) venne finito con un pugnale. I corpi vennero trovati due giorni dopo e i colpevoli dopo numerosi processi riusciranno quasi tutti ad essere prosciolti.
Carlo e Nello Rosselli nacquero a Roma. Il terzo fratello ALDO, il primogenito nato nel 1898, morirà durante la Prima guerra mondiale. La madre AMELIA PINCHERLE (1870- 1954) apparteneva a una facoltosa famiglia della borghesia ebraica veneziana ed era scrittrice di teatro e di letteratura, femminista anticonformista e repubblicana e fu proprio lei che segnò i figli con il fuoco della passione politica. Il padre Giuseppe Emanuele proveniva anch’egli da una nota famiglia ebraica fortemente legata alle vicende del Risorgimento nazionale amica e sostenitrice di GIUSEPPE MAZZINI nel lungo esilio londinese.
Proprio in casa del prozio Pellegrino Rosselli a Pisa era morto Mazzini nel 1872. Carlo ufficiale degli alpini ferito al fronte nel primo conflitto mondiale fu anche professore universitario; Nello allievo a Firenze di GAETANO SALVEMINI (1873- 1957) fu anche lui docente universitario. Il primo orientato verso idee socialiste, il secondo simpatizzante liberale vicino a GIOVANNI AMENDOLA (1882- 1926). Entrambi antifascisti estremamente impegnati subiranno aggressioni incarceramenti e continui controlli di polizia.
Carlo fu militante attivissimo della politica Nello fu militante attraverso una rigorosa ricerca storica. Le loro esperienze di vita furono autonome ma al contempo intrecciate. Carlo fu un pensatore politico e un attivo antifascista tanto da essere costretto all’esilio. Nello che nutriva una forte passione politica agì da esule in patria: da oppositore riconosciuto e perseguitato consegnò al proprio lavoro di storico il compito di ricercare nel passato risorgimentale e nelle lotte del movimento operaio tra Otto e Novecento le ragioni dell’Italia del presente e della sua tragica crisi. Per Carlo e Nello risulta fondamentale l’incontro con Salvemini.
Entrambi – e con loro PIERO CALAMANDREI (1889- 1956) – fanno parte sin dalla fondazione del gruppo che dal 1920 riunito intorno a Salvemini costituisce il primo nucleo organizzato dell’antifascismo italiano. Dopo l’assassinio di GIACOMO MATTEOTTI (10 giugno 1924) Carlo aderisce al Partito socialista unitario (PSU) mentre anche l’impegno politico di Nello si intensifica e nel novembre 1924 a Livorno dalla tribuna del quarto Congresso giovanile ebraico egli lancia un messaggio di lotta e di mobilitazione.
A Firenze, ove si fronteggiano gli squadristi più violenti e antifascisti di grande coraggio, nel giugno 1924 gli interventisti democratici danno vita all’associazione clandestina Italia libera a cui partecipa anche Nello con un’attività rilevante.
Oltre a Calamandrei vanno ricordati quali membri del gruppo salveminiano ERNESTO ROSSI (1897- 1967), NELLO TRAQUANDI (1898- 1968), NELLO NICCOLI (1890- 1977), poi tutti aderenti al PARTITO D’AZIONE. Carlo con i suoi occhialetti cerchiati di metallo e Nello con l’aria simpatica e spavalda erano ancora studenti e già si cimentavano su democrazia e violenza sul giornaletto Noi giovani e poi proseguiranno sul foglio clandestino Non mollare! (1925).
Quanto più passa il tempo tanto più efficaci e attuali si rivelano le parole di Piero Calamandrei dedicate ai due storici e politici che «si distinsero nel pensiero e nell’azione». Proprio così: i Rosselli sia per le rocambolesche imprese con cui fecero espatriare leader e compagni oppositori del regime sia per le loro scelte politiche – dal sogno europeo di abbattimento delle frontiere e di «libera circolazione dei popoli» all’utopia molto concreta di un socialismo liberale e critico nei confronti del marxismo massimalista – furono degli intellettuali «eretici» e all’avanguardia capaci di prefigurare non solo la successiva lotta di liberazione ma anche i nostri tempi.
Le camicie nere in ascesa intanto si applicavano alla distruzione della sede del Circolo di cultura fondato da Gaetano Salvemini e poi della villa dei Rosselli. Carlo reagì con aplomb: «Io sono di ottimo umore e l’altra sera ho bevuto alla distruzione compiuta! I signori fascisti… aspetteranno a lungo la mia rinuncia alla lotta».
Altro che rinuncia: nel 1926 con FERRUCCIO PARRI ( 1890- 1981) Carlo fu la mente dell’avventuroso espatrio dalla Liguria in Corsica a bordo di un motoscafo di SANDRO PERTINI (1896- 1990) e del grande vecchio dei socialisti riformisti FILIPPO TURATI ( 1857- 1932).
Al rientro in Italia Rosselli e Parri vennero arrestati e condannati prima al carcere e poi al confino. Ma ecco Carlo pronto a sfidare nel 1929 ancora una volta la sorveglianza fascista con EMILIO LUSSU (1890- 1975): raccolti da un potente fuoribordo che si era posizionato nei pressi di Lipari l’isola del confino si diressero in Tunisia. E poi in Francia dove nel 1929 Carlo fonderà con altri compagni di lotta il movimento di «Giustizia e Libertà».
Negli anni Trenta i due Fratelli nonostante l’esilio di Carlo mantengono sempre contatti stretti. Hanno temperamenti diversi: Carlo assume l’impegno di teorico del socialismo unendolo a quello di militante rivoluzionario come scopo della propria vita divenendo uno dei leader dell’antifascismo europeo; Nello si dedica sempre più agli studi storici ma non per questo diserta la prima linea nella battaglia per recuperare la libertà perduta.
Viaggiando in Italia e all’estero per ragioni di studio incontra di frequente Carlo. Questi tramite il giornale «Giustizia e Libertà» cerca di superare i contrasti tra i vecchi partiti battuti dal fascismo e di costruire un piano di lotta comune e rivoluzionario contro il regime. Nel 1930 pubblica in francese il saggio Socialisme libéral scritto a Lipari nel 1927-28 ( nato anche dalla sua esperienza di studio a Londra-capitale del laburismo: un saggio che Palmiro Togliatti definirà con astio e superficialità un «magro libello antisocialista» di «un ideologo reazionario».) e nel 1932 fonda i «Quaderni di Giustizia e Libertà».
Per sostenere le forze repubblicane spagnole contro i rivoltosi dell’esercito filomonarchico l’infaticabile Carlo organizzò nel 1936 un battaglione di antifascisti italiani intitolato a Matteotti. Dopo un celebre discorso in cui pronuncerà la storica frase «Oggi qui domani in Italia» imbraccerà il fucile: ottiene così risultati militari che avranno risonanza internazionale e la Spagna lo consacra come uno dei leader dell’antifascismo europeo, colui che Mussolini veramente teme.
Nel frattempo Nello è di nuovo arrestato per il suo impegno culturale e antifascista e confinato a Ponza. Carlo essendo stato ferito nella battaglia di Monte Pelato (in Aragona – 28 agosto 1936) raggiungerà con Nello Bagnoles per curarsi. I due Fratelli erano così sicuri della forza della democrazia francese da non credere che gli emissari della dittatura fascista li avrebbero potuti raggiungere proprio lì. Pochi giorni dopo il delitto invece gli assassini consegnarono i documenti loro sottratti al controspionaggio italiano.
Carlo aveva confidato a Salvemini di sentire «l’impegno morale» di dare un esempio alle generazioni del futuro. Parole profetiche. I due Fratelli da decenni rappresentano per gli intellettuali democratici e di sinistra ( quelli rimasti…) un modello di lotta irrinunciabile per la libertà e per la giustizia sociale.
I Fratelli Rosselli furono sepolti nel cimitero monumentale parigino del Père Lachaise ma nel 1951 i familiari ne traslarono le salme in Italia nel Cimitero Monumentale di Trespiano nel piccolo borgo omonimo vicino a Firenze. L’anziano Salvemini tenne il discorso commemorativo funebre alla presenza del presidente della Repubblica Luigi Einaudi.
Nello stesso cimitero sono sepolti anche GAETANO SALVEMINI, ERNESTO ROSSI, PIERO CALAMANDREI e SPARTACO LAVAGNINI ( sindacalista comunista ucciso dai fascisti a Firenze il 27 febbraio 1921).
La tomba dei Fratelli Rosselli riporta il simbolo della “spada di fiamma” emblema di “Giustizia e Liberta‘” e l’epitaffio scritto da Calamandrei:
GIUSTIZIA E LIBERTA’
PER QUESTO MORIRONO PER QUESTO VIVONO
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