sabato 13 maggio 2023

STATO E REGIONI

 

                        Nicola  SAVINO*

In Regione le cose andavano meglio quando il Presidente veniva eletto dai Consiglieri? Lo Statuto del 2016 le ha peggiorate? E costituisce un problema per il Paese?

Un quesito per chi, come Sergio Rizzo, famoso per La Casta, è riconosciuto esperto della materia. L’Espresso n.16 del 23 aprile intitola “La grande abbuffata” quella dei “parlamentini locali (che) hanno pochissimi poteri ma innumerevoli privilegi.. e nessun controllo.

Esistono 65 <monogruppi>,cioè formazioni composte da una sola persona, “con collaboratori e prerogative …dei partiti veri e propri”. Quanti da noi? “Alla Camera è necessario un numero minimo .., nelle Regioni è invece possibile che ogni consigliere si faccia il proprio (acquisendo il ) diritto a spazi fisici e ad assumere collaboratori. Nel Lazio .. tre su 50 consiglieri. In Italia su 897 consiglieri .. i monogruppi sono 65 ..quasi 1/3 dei 214 “.

In Basilicata siamo nella proporzione? Si tratta di concessioni finalizzate a consolare i Consiglieri ridotti a contare solo nel caso di “mozione motivata di sfiducia? I Governatori, eletti in diretta - comma 2 dell’art 48 dello Statuto 2016, dispongono –art 53- di tutti i poteri; dunque possono concedere la “grande abbuffata” o “banchetto delle Regioni”, di cui all’Espresso citato!

A partire da “la Casta”, non c’è dubbio che questo di Rizzo sia il versante che più colpisce l’Opinione pubblica; e però, i “meccanismi” della nostra Democrazia, dai quali dipende la sorte stessa della Nazione (non soltanto dei nostri nipoti), esigono una riflessione più articolata e <meno populista>. Come dire: se i Partiti ormai non funzionano più (e se ne capisce il perché) e se Macron in Francia riesce a tutelare il sistema pensionistico…<un bene comune> per i giovani, “non indietreggiando di un millimetro” (S. Messina, ibidem), non è forse il semipresidenzialismo la soluzione giusta (sia contro il populismo che contro la conservazione) anche per noi? Non renderebbe finalmente possibili le tante riforme (anche se talune dolorose) di cui l’Italia non riesce a dotarsi ormai da sempre? 

 

Da Lucani, abbiamo il privilegio di poter paragonare due casi opposti! Se l’<obiettivo del far politica> è il consenso, non è nel giusto il nostro Generale per il bonus gas ed altro? O lo è Macron, che invece punta al <bene comune> e non punta al consenso anche a costo dell’eversione, di sacrificare la pace sociale?

Da un lato le regalìe di marca borbonica, dall’altro il rigorismo per il <bene comune>. Sbaglia di più il Nostro che sacrifica le politiche di sviluppo e persino non elimina le buche delle strade (e che appunto del <bene comune> se ne frega) o il “re” dei Francesi che, per esso, “non indietreggia di un millimetro” (Ibidem) ?

Non funziona la “ricerca del consenso” di Bardi ma nemmeno la presunzione macroniana ch’esso debba arrivare ..spontaneo.. per riconoscimento dello scopo: liddove.. scontri aspri e persino insanabili che rendono impossibile la solidarietà sociale, architrave del  <bene comune>. Esso non può dunque fondarsi solo sulla logica del miglior futuro, ma ha bisogno della <condivisione> di chi deve attuarla e subirla, dunque del <consenso popolare> .

Non solo in Basilicata, dunque, ma nemmeno in Francia va bene così! E però, se bocciamo sia Bardi che Macron, come salvare l’Italia e gl’Italiani (Lucani compresi) dalla stessa “autonomia differenziata”, senza un Capo, libero dai condizionamenti di altri Eletti e dai Leghisti che agognano al residuo fiscale??

Eccoci perciò alla traccia culturale segnata da Pinuccio Tatarella (che dovrebbe essere) alternativa al separatismo leghista (!?). Il Leader pugliese (già Msi, fondatore di Alleanza nazionale), dal governo Berlusconi, produsse la n.43/95 (appunto, il Tatarellum) per i Consigli regionali. Dei quali, anche per effetto dell’elezione diretta dei Sindaci nel ‘ 93, venne la modifica dell’art 122 in Costituzione e dunque la possibilità dell’elezione diretta del Governatore.

Nel 2016 anche in Basilicata spuntò uno dei magnifici 20 nemmeno tallonati da quel <potere neutro> che A. Polito (Corsera del 3 maggio) ricorda essere stato invocato contro i pericoli insiti nella <volontà generale> di Rousseau, già al sorgere della Democrazia.  Da noi <potere neutro> sono il Capo dello Stato che tallona il Governo centrale e la stessa Consulta ch’è molto più vicino a Palazzo Chigi ed al Parlamento che ai Capoluogo di Regione. Sicché i Governatori, che perciò vogliono l’<autonomia differenziata>, rischiano d’essere più potenti del Potere centrale. A meno di rafforzarlo come, appunto sulla scia di Tatarella, propone Meloni, per <un sistema di poteri>esposto al pericolo dell’autoritarismo: a difesa dal populismo> o demagogia, degenerazione in agguato del sistema attuale!

A tirar le somme, forse si è ora in grado di affrontare il nodo del <consenso>: né da ricercare ed inseguire alla maniera di Bardi (soltanto un esempio), né da presumere o pretendere  (come dal paternalismo di Macron). E però,  nemmeno da esporre all’autoritarismo della linea Tatarella- Meloni!

Ed allora, quale l’alternativa possibile al <Capo direttamente eletto>? Che il Governante sia espressione dei Governati, che fra i medesimi il feeling sia costante, che sia il consenso sia il controllo siano strutturati ed aggiornabili: un sistema che perciò non prescinda dai Partiti a condizione che siano veri, che abbiano la forma definita nella parte centrale dell’art 49 della Carta (con metodo democratico). La loro crisi origina dall’inadempienza legislativa su questo punto e dal malcostume di non rispettare i loro stessi Statuti; sicché ora la crisi è tale che si propone l’elezione diretta al Centro a coronamento di quanto già costituzionalizzato (art 122 CC) nelle Regioni!

In un momento storicamente decisivo si dovrebbe dunque prestare particolarissima attenzione alle elezioni di un Consiglio con potere costituente.!? Ma c’è una strada per una soluzione “liberatoria”? ns 

                                                    *già Parlamentare e Sottosegretario di Stato 

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