Nicola SAVINO
Ad un anno dalla scomparsa di Gabriele Di Mauro, gli amici e Compagni di Tramutola hanno organizzato per il 24 un incontro nel cui ambito hanno chiesto a Mario Lettieri, Vincenzo Viti, Livio Valvano e me di evidenziare “la linea del Riformismo lucano da lui lasciata in eredità”.
Un compito arduo perché già da tempo era venuto meno il “binario” su cui le esperienze di questo tipo si formavano e si trasmettevano; a noi sembrava fin dal 1989, con la Caduta del Muro e la fine della Guerra fredda.
In realtà, Gabriele ci ha lasciato due eredità, sul terreno pratico, la più ampia disponibilità al sostegno dei giovani interessati alla esperienza politica. Qualcuno di essi è in Consiglio regionale o partecipa tuttora alla vicenda lucana, muovendosi con misura ed attenta riflessione, come Lui consigliava. Dunque, il contributo più immediato è stato il sostegno che sempre si deve ai giovani interessati ad impegnarsi nelle Istituzioni….: purché non per opportunismo ma per interesse pubblico.
L’altra “eredità” riguarda la necessità di rifondare i Partiti che abbiamo visto sfarinarsi sotto i nostri occhi e che man mano son venuti meno alla realizzazione di un chiaro progetto sia democratico che riformista. Aveva sperimentato per anni- quando il Psi era risorto in Basilicata dopo la scissione Psiup - l’importanza del lavoro di gruppo ed ora ne constatava la progressiva difficoltà: giorno dopo giorno evaporava la dimensione indispensabile ad elaborare, organizzare, studiare con i Compagni…selezionare, formare… come per un po’ era accaduto a noi! Sicché, il fatto che negli ultimi anni non abbia potuto che dar consigli a giovani anche estranei alla nostra tradizione ha corrisposto al venir meno della adeguata capacità d’incidere sulla Realtà, allo stravolgimento di fatto del sistema!
Perciò il nucleo della sua eredità mi sembra implichi queste due sollecitazioni: che in prospettiva si ripari il danno strutturale inferto ai Partiti, quindi al sistema; che, intanto, si assistano per il meglio i giovani nell’avvio del loro impegno politico!
Qui mi sembra il nucleo della sua eredita: anche per superare, nell’ immediato, la “personalizzazione” ch’è avverso al “metodo democratico”. La caduta del Muro nell’89, e la fine della Guerra fredda indebolirono l’alternativa ideologica Est-Ovest, tra democrazia e dittatura; dunque il collante interno dei Partiti, che, per un po’ ancora, furono ispirati dalla Resistenza.
Purtroppo, il non aver applicato l’art 49 della Carta nella parte che impone appunto a ciascun Partito il “metodo democratico”, ha- man mano- creato il presupposto dello “sfarinamento”. I Partiti temettero dover subire il controllo sulle modalità di applicazione di questo punto cruciale del Sistema, e perciò non sono stati finora mai disponibili a regolamentarle; eppure è garanzia fondamentale della “libera partecipazione! Resta perciò a da sistemare per il corretto funzionamento del sistema!
Da “vecchio” Socialista, sapeva bene che un‘autentica vita democratica non è possibile senza Partiti organizzati con tal metodo; e che lo stesso “controllo” sarebbe stato praticabile nel pieno rispetto dell’autonomia della Politica: da Organi composti di Eletti, ovviamen- te operanti secondo il principio maggioritario (come le cosiddette Giunte per le elezioni etc..).
Di questo discutevamo spesso: che il corretto funzionamento dei Partiti non può esserci senza quel metodo applicato a ciascuno dei suoi atti interni, come appunto dice la Carta! Sicché l’invito ad attuare per intero l’art.49 costituisce, secondo me, la sollecitazione fondamentale lasciata in eredità a chi vuole anzitutto Democrazia e possibilmente Riformismo! E mentre si lavora alla corretta impostazione del Sistema e, assistenza ai giovani che s’impegnano in Politica!
L’“eredità” più pesante che tocca non solo ai Riformisti ma a tutti i Democratici, la più difficile, è dunque di ricostruire quel “binario”, perché in assenza di “veri” Partiti, come ben sperimentiamo, la Democrazia è in pericolo! Come infatti in Basilicata, dove sembra s’inclini ad un confronto tra Gruppi di aspiranti “a successi personali” e che fin qui non sono riusciti nemmeno ad una trattativa programmatica, capace di evitare il bis della Destra.
Siamo perciò nella situazione descritta da De Angelis, su La Stampa, con riferimento alla “giovanile” PD: ”neanche con una bacchetta magica (la Destra) potrebbe fare dei suoi avversari gente così inadeguata da sembrare (sua) complice”.
Ripareremo il guaio? Il Gli amici di Gabriele lo speravano! ns
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