domenica 24 marzo 2024

DA MARATEA

                                           BUONA  DOMENICA  DELLE  PALME !


“La domenica degli ulivi” di Pier Paolo Pasolini

Figlio: Madre, sguardo sgomento il vento che scuro muore al di là dei vent’anni del mio vivere cristiano. sere, alberi bagnati, Fanciulli lontani che gridano, madre, Ecco il paese per dove io sono passato.

Madre (nel Cielo): Perché dalle mie viscere non è nata la lacrima che piange il mio figlio benedetto? Sarei tua madre, lacrima, chiara come una stella, e al suono leggero del vespro, ti cullerei nel grembo…

Lui, Che ti piange, è sempre solo nel paese, tutto buio nei prati Verdi, i fuochi, i vecchi muri!

 

Madre-fanciulla: (portando per il paese l’ulivo): Batte mezzogiorno di Pasqua!

Foglie chiare, cielo fresco. Giovani, volete ulivo? Chiara sera di Pasqua. Chiara roggia, cielo fresco. Ulivo, ulivo, ulivo.

Figlio: Fanciulla dell’ulivo, vieni a darmi una frasca. Tu, color di rosa, ridi tra le foglie.

Ma tua madre ti vive la sua angoscia negli occhi: si sbianca il paese e tu tremi tutta…

Madre-fanciulla: No, giovane non tremo: trema il cielo di foglie, col sole leggero che ride sul nostro capo.

Trema fresco il pioppo, trema chiaro il fumo, trema, morto nella luce, di ghitarre il borgo.

Figlio: Che chiacchiere! Una frasca, non altro ho domandato. So ben io quello che crema nel paese senza pace.

Mia madre era fanciulla, e questo morto rombo passava per il cuore muto dei vecchi muri.

Madre-fanciulla: È la Pasqua che suona perduta per le prode, nel cuore del sole che splende sui nostri mali.

Le croci si ricoprono di gemme, L’aria è un canto. Pei campi i campanili cantano il giorno santo.

Figlio: Io non so di croci! perduto nella mia voce, sento solo la mia voce, canto la mia voce.

Madre-fanciulla: E il cielo?

Figlio: Splende in silenzio.

Madre-fanciulla: E gli anni?

Figlio: Morti.

Madre-fanciulla: I corpi?

Figlio: Ah, dolce Aprile…

Madre-fanciulla: Le donne?

Figlio: SOLO LA MIA VOCE.

Madre (tornata spirito): Ah, Cristo.

Figlio: Eterna muore nei prati scuri la triste voce che io sospiro.

Non si ferma sotto il cielo muto, e non si perde con il vento lontano.

Tutte le sere la sento che muore pei vecchi muri e prati scuri.

Madre (dal Cielo): Figlio, la tua voce non basta a farti come i padri: le loro parole chiare ti vivono nel petto. Sono parole morte, di allegrezza e preghiera, figlio, cantale con me, cantale pel tuo bene.

Madre e Figlio: Padre nostro lontano, nella matrice del cielo, noi dal cuore della terra, come in sogno ti cantiamo.

Benedetto il Tuo Nome, caduto sul nostro labbro e sul nostro labbro dei fratelli perché ci perdoniamo.

Dacci il pane ogni giorno, fino al giorno della morte quando veniamo nel cielo per non vivere più.

Figlio (restato solo nel paese): Piove un fuoco scuro nel mio petto: Non è sole e non è luce. Giorni dolci e chiari volano via, io sono di carne, carne di fanciullo.

Se piove un fuoco scuro nel mio petto, Cristo mi chiama, MA SENZA LUCE.

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