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Di Martina Marotta il
La speleologia lucana in festa . Oggi I 50 anni del Gruppo Geo Speleo Valle del Noce di Trecchina. Il Gruppo, primo in Lucania, venne fondato il 15 gennaio del 1975
di Martina Marotta
“Tutto comincia il 2 novembre 1974 quando, con mio padre, Filippo Marotta (conosciuto come zio Mimmo) e Giuseppe Crecca, esplorammo la Grotta del Casolare sui monti trecchinesi. La notizia scatenò la curiosità di molti. A distanza di qualche mese, il 15 gennaio 1975, con i consigli e gli aiuti del professor Franco Anelli, scopritore delle Grotte di Castellana, Filippo Marotta con altre 20 persone, riunite attorno ad braciere, fonda la prima associazione speleologica della Basilicata: il Gruppo Geo Speleo Valle del Noce.
Ricordo
come oggi quella serata. A firmare lo statuto e l’atto costitutivo del
Gruppo Geo-Speleo Valle del Noce fummo: Marotta Filippo, Giuseppe
Crecca, i fratelli Michelino, Romeo e Gerardo Larocca, Vito Glosa,
Michele e Giovanni Barbella, Maria Pia Lamberti, Oreste Buonomo, Anna
Barbella, Serafina Ferraro, Egidio Ielpo, Giacomo e Gianni Larocca,
Biagio Limongi, Biagio Iannini, Rocco Iaria, Mario Filippone, Vincenzo
Acchiappati e naturalmente io, pionieri della speleologia lucana”
racconta Carmine Marotta, speleologo lucano, curatore del Catasto delle
Grotte ed Aree Carsiche della Basilicata, memoria storica della
speleologia lucana, scrittore ed autore di numerosi libri sulle grotte e
sul carsismo della Basilicata. Continua
“Cinquanta anni fa non era facile spiegare ai propri genitori o ai
propri amici il motivo che ci spingeva ad andare in grotta, a rischiare
la propria vita con lo scopo di fare ricerca, di scoprire mondi nuovi e
dare alla geomorfologia sotterranea lucana nuove frontiere di ricerca.
Io ero più fortunato degli altri, mio padre faceva speleologia con me e
non avevo dovuto convincere i mei genitori ad avere il permesso per
andare in grotta” La prima escursione ufficiale è del 1° Maggio dello
stesso anno: si visita e studia la grotta di Polifemo in località
Milossina di Maratea. In quei mesi Franco Orofino, dell’Istituto
Italiano di Speleologia, fu la guida tecnica e scientifica degli speleologi trecchinesi. Grazie alla
sua organizzazione e nel gennaio 1977 viene esplorata la “Festola
Grande” di Trecchina, un luogo considerato da secoli un tabù, spesso
oggetto di racconti di pura fantascienza. All’epoca era la grotta più
profonda della Basilicata con un unico pozzo di ben 136 metri di
verticale. Carmine ci dice “L’entusiasmo era alle stelle: i continui
successi e gli importanti risultati nella ricerca fanno aumentare le
iscrizioni all’associazione speleologica, arrivano tanti giovani dai
paesi della Valle del Noce, arrivano i primi geologi, i biologi e i
primi specialisti delle scienze ambientali. Si superano i 100 tesserati e
fra questi quasi tutti totalmente operativi ed esploratori.”
L’attività divulgativa fa da cornice alla ricerca scientifica, bisogna
portare fuori dalle grotte le informazioni che vengono acquisite nel
corso delle esplorazioni: mostre di minerali, proiezioni di diapositive
nelle scuole, convegni, dibattiti pubblici sono la costante
testimonianza della presenza degli speleologi in una realtà locale
sempre più aperta e pronta a seguire le “imprese” dei “matti
speleologi”. La speleologia divenne motivo di aggregazione per molti
giovani lucani. “Trecchina diventa sede della Scuola Regionale di
Speleologia.” racconta ancora Carmine “Altra attività del gruppo
speleologico è la raccolta e la catalogazione di minerali e rocce e nel
giro di pochi anni la collezione cresce notevolmente tanto che si
concretizza la volontà di aprire in Trecchina un Museo di Scienze della Terra da mettere a
disposizione degli studenti e della popolazione locale per far conoscere
e toccare con mano le bellezze minerali” Ogni anno sempre nuove
esplorazioni. Collaborazioni con specialisti in Biospeleologia, in
Meteorologia Ipogea, Speleologia Marina, geomorfologia del quaternario,
fotografia e filmografia ipogea. Ampia ed efficace è la collaborazione
con la sovraintendenza regionale per la ricerca e lo studio comparato
della preistoria della Basilicata con importanti scoperte nella Valle
del Noce. Con frequenza gli speleologi lucani partecipano a convegni
nazionali ed internazionali, ricoprono importanti cariche nazionale
nelle strutture speleologiche italiane. Non mancano le campagne
speleologiche all’estero per lo studio delle cavità marine del bacino
mediterraneo. Nel 1985 due decessi importanti rallentano l’attività
dell’associazione: muoiono, per malattie importanti, a distanza di pochi
mesi l’uno dall’altro il presidente Filippo Marotta e la guida tecnica e
scientifica Franco Orofino. Vengono a mancare due
persone che con il loro il cui carisma
erano riusciti ad amalgamare e riunire gli interessi di tanti giovani e
meno giovani attorno alla speleologia. Nel 1987 la Società Speleologica
Italiana e l’Istituto Italiano di Speleologia decidono di trasferire a
Trecchina il Catasto delle Grotte Naturali della Basilicata che fino ad
allora era stato in Puglia unitamente a quello calabrese. La notizia
viene data dal professor Paolo Forti personalmente a Carmine Marotta che
ne divenne il curatore. Al momento del suo trasferimento in Basilicata
l’elenco catastale regionale annoverava poco più di cento grotte, nel
1992 raggiunge quota 200 e viene pubblicato un libretto con l’elenco
completo delle prime 200 grotte. A fine1996, risultano iscritte 250
grotte. Oggi a 50 anni dalla fondazione del primo gruppo speleologico in
Basilicata le grotte inserite in catasto sono 360. Per far fronte alle
attività di speleologia marina sulla costa tirrenica della Basilicata,
viene fondato, dagli speleologi trecchinesi, il Centro Europeo di
Speleologa Marina, anche questo con sede a Trecchina.
La letteratura speleologica lucana annovera oltre 500 titoli, gran
parte dei quali redatti da speleologi locali. Fra i testi di maggiore
interesse c’è il libro Grotte ed Aree Carsiche della Basilicata
pubblicato dalla Regione Basilicata. “Pensiamo di organizzare per la
prossima estate un piccolo raduno di speleologi a Trecchina per
festeggiare lo storico traguardo raggiunto. Una idea potrebbe essere
quella di un raduno sul Monte Coccovello che è stato e sarà sempre la
più bella montagna carsica dal sud Italia, eccezionale per le sue grotte
e per le sue oltre 100 doline sommitali” conclude Carmine Marotta “e
chissà, forse, si potrà ancora sperare che si avveri il sogno di “zio
Mimmo” aprire un “Museo di Scienze della Terra e della Storia della
Speleologia lucana” a Trecchina.” A volte i sogni si avverano.
Didascalie foto:
copertina. particolare dell’esplorazione della Festola Grande di Trecchina
1 – Filippo Marotta – Fondatore e primo presidente del Gruppo Geo Speleo Valle del Noce
2 – Stemma del Gruppo Geo Speleo Valle del Noce
3 – 4 Gennaio 1977 esplorazione della Festola Grande di Trecchina (foto storiche)
6 – Carmine Marotta presso la Statua del Cristo degli speleologi a Trecchina
7– lo “speciale”monografico del Consiglio regionale sulle grotte carsiche di basilicata
RispondiEliminaDi seguito commento inviato da Carmine Marotta che ringrazio e saluto cordialmente:
"Grazie per l'attenzione anche a nome degli speleologi del Gruppo Geo-Speleo Valle del Noce". Carmine Marotta.