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Di Redazione il
EDITORIALE
Nella
politica nazionale, e ancor più in quella territoriale, è ormai
consuetudine assistere a recite ben studiate da parte di alcuni
“trombati e tromboni” che, puntualmente, ad ogni tornata elettorale, si
affannano a rincorrere una finta verginità politica. Se oggi i partiti
vivono una crisi di ruolo, gran parte della responsabilità è da
attribuire proprio a questi personaggi. Dopo aver goduto di ruoli,
spesso apicali, all’interno dei partiti e aver tratto tutti i vantaggi
possibili, costoro, giunti al termine del loro ciclo e accompagnati alla
porta, tentano di rientrare in politica sotto mentite spoglie. Lo fanno
grazie alla compiacenza di qualche complice rimasto in gioco,
nascondendosi dietro il velo di un sedicente civismo.
Sono proprio loro che, conoscendo
meglio di chiunque altro i meccanismi, le regole e le dinamiche interne
ai partiti, si attivano non solo per rimettersi in gioco, ma anche e
sopratutto per cercare di bloccare sul nascere ogni tentativo di
rigenerazione del soggtetto partitico. È una realtà che ben conosciamo:
la formazione politica e la crescita culturale offerte un tempo dai
partiti sono state smantellate proprio da chi, una volta persa la
posizione di potere, non ha esitato a denigrare gli stessi partiti per
trarne un tornaconto personale.
Così, vediamo nascere nuove (o
forse, meglio dire stantie) formazioni civiche, nelle quali ignari
cittadini finiscono per essere arruolati da questi presunti spin doctor
in aggregazioni civiche che altro non sono se non l’estrema difesa di
interessi personali.
È arrivato il momento di una sana
presa di posizione. I partiti devono reagire con fermezza contro questo
modo di agire “turlupinesco”. Questa stortura ha già iniziato ad
inquinare la politica locale: lo abbiamo visto nelle scorse elezioni
regionali, nelle amministrative di Potenza, e con ogni probabilità lo
vedremo ripetersi a Matera.
Fino a poco tempo fa, i cambi di
casacca, pur criticabili, avvenivano in modo più sporadico e restavano
per lo più circoscritti all’interno delle stesse coalizioni. Oggi,
invece, assistiamo a un vero e proprio mercato di opportunisti e
transfughi in cerca di collocazioni personali convenienti.
Se i partiti vogliono recuperare
credibilità e rispetto, è necessario che denuncino pubblicamente questa
degenerazione morale del civismo di convenienza. È una questione morale e
politica che non può più essere ignorata. Occorre che tutte le forze
partitiche agiscano , congiuntamente e con determinazione, per tutelare
il valore della politica e fermare questa deriva che rischia di
compromettere definitivamente il tessuto democratico. Jarod
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