DAL QUOTIDIANO TELEMATICO DEL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
mercoledì 29 agosto 2018
Libero Grassi: l’imprenditore che sconfisse la mafia
Una bara trasportata a spalla da sei uomini scorre tra due ali di folla
plaudente. Ad un certo punto un uomo che sorregge la bara alza il
braccio al cielo e con le dita della mano forma la lettera V. Dentro
quella bara c’è Libero Grassi e l’uomo che fa il segno della vittoria è il figlio Davide.
E’ questa l’immagine che rimane impressa del funerale dell’imprenditore siciliano massacrato dalla mafia perché decise di ribellarsi e non pagare il ‘pizzo’.
Sono passati 27 anni e quel segno di vittoria, con le sue contraddizioni, è attuale più che mai. Molti passi sono stati fatti nel contrasto alla prassi criminale dell’estorsione dal 1991, ma sempre troppo poco rispetto al fenomeno che ancora imperversa nel mondo imprenditoriale italiano.
Libero Grassi, nella sua battaglia, fu lasciato solo. Il consenso mafioso, come sottolineava sempre, era così forte nella società che solo il pensiero di negarsi alle richieste della criminalità era inimmaginabile.
Oggi, Libero non sarebbe solo, il suo esempio ha contagiato tanti imprenditori che però sono ancora in numero molto esiguo rispetto alle cifre del fenomeno.
Recenti studi dimostrano che il numero di procedimenti per estorsione, negli ultimi anni, è rimasto costante. Aumentano invece le denunce (+60%, dati Cgia Mestre). Lo Stato si sta mostrando, finalmente, partner efficace nella difesa degli imprenditori assillati dalla criminalità organizzata e questo li incoraggia a denunciare ed affidarsi alla ‘protezione’ delle Forze dell’Ordine.
Quel segno di vittoria, letto in modo dissonante a quel tempo, inizia prendere i connotati positivi che hanno sempre contraddistinto lo spirito di Libero Grassi e che pian piano sono diventati un baluardo contro l’oppressione mafiosa che attanaglia diversi strati della società civile.
Libero Grassi ha vinto allora e continua a vincere nelle coscienze di quegli imprenditori onesti che giorno dopo giorno, con abnegazione e senso di giustizia, si contrappongono alle logiche mafiose che vogliono i cittadini succubi di un sistema criminale che annulla la dignità dei singoli individui.
E’ questa l’immagine che rimane impressa del funerale dell’imprenditore siciliano massacrato dalla mafia perché decise di ribellarsi e non pagare il ‘pizzo’.
Sono passati 27 anni e quel segno di vittoria, con le sue contraddizioni, è attuale più che mai. Molti passi sono stati fatti nel contrasto alla prassi criminale dell’estorsione dal 1991, ma sempre troppo poco rispetto al fenomeno che ancora imperversa nel mondo imprenditoriale italiano.
Libero Grassi, nella sua battaglia, fu lasciato solo. Il consenso mafioso, come sottolineava sempre, era così forte nella società che solo il pensiero di negarsi alle richieste della criminalità era inimmaginabile.
Oggi, Libero non sarebbe solo, il suo esempio ha contagiato tanti imprenditori che però sono ancora in numero molto esiguo rispetto alle cifre del fenomeno.
Recenti studi dimostrano che il numero di procedimenti per estorsione, negli ultimi anni, è rimasto costante. Aumentano invece le denunce (+60%, dati Cgia Mestre). Lo Stato si sta mostrando, finalmente, partner efficace nella difesa degli imprenditori assillati dalla criminalità organizzata e questo li incoraggia a denunciare ed affidarsi alla ‘protezione’ delle Forze dell’Ordine.
Quel segno di vittoria, letto in modo dissonante a quel tempo, inizia prendere i connotati positivi che hanno sempre contraddistinto lo spirito di Libero Grassi e che pian piano sono diventati un baluardo contro l’oppressione mafiosa che attanaglia diversi strati della società civile.
Libero Grassi ha vinto allora e continua a vincere nelle coscienze di quegli imprenditori onesti che giorno dopo giorno, con abnegazione e senso di giustizia, si contrappongono alle logiche mafiose che vogliono i cittadini succubi di un sistema criminale che annulla la dignità dei singoli individui.
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