DA "IL DUBBIO" del 3 agosto 2018 - Editoriale del Direttore - Piero Sansonetti
Negli
ultimi diciotto anni, ci dice la Svimez, quasi due milioni di giovani
meridionali hanno abbandonato il nostro paese. Qualcuno è andato al
Nord, moltissimi all’estero.
Due milioni vuol dire un po’ più di una intera Regione,
come la Calabria o come la Sardegna. Capite? una intera Regione che
scompare. E vuol dire quasi il 10 per cento della popolazione
meridionale. Siccome però questi migranti sono quasi tutti giovani tra i
18 e 30 anni, la percentuale è molto, molto superiore: quasi la metà
dei giovani meridionali è in fuga.
Se andate in vacanza al Sud, provate a fare una gita nei
paesini di montagna, della Sicilia, della Calabria, dell’Abruzzo. Sono
bellissimi. Bellissimi ma vuoti.
Sono ancora “vivi” perché fino a trent’anni fa,
nonostante l’emigrazione, ci abitavano moltissime persone. Ora sono
quasi deserti, silenziosi. Poche decine di residenti, tutti vecchi, un
ufficio postale, i locali del comune, un droghiere, un bar che vende le
sigarette e forse una trattoria quasi sempre senza clienti.
Il rapporto della Svimez, uscito l’altro giorno, mette i
brividi. Il Sud, da quando è iniziata la crisi, è su una china che non
sembra avere fine. La crescita del Pil, nonostante una ripresa tra il
2015 e il 2017, è a meno 10 per cento, mentre al Nord è al meno 4 per
cento. Il che vuol dire che in questi pochi anni il divario tra Nord e
Sud è ancora aumentato. E per il 2019 si prevede un’ulteriore frenata
dello sviluppo al Mezzogiorno, compensata da un aumento al Nord.
Investimenti pubblici per il Sud zero, i privati ci hanno messo qualche
soldo tra il 2015 e il 2017 poi si sono ritirati.
Voi capite che considerare la questione meridionale
quasi come una questione minore è una follia. Stando ai numeri nudi e
crudi scopriamo che il fenomeno dell’emigrazione è quantitativamente
quasi uguale al fenomeno dell’immigrazione. Eppure di immigrazione si
parla moltissimo, si discute di come fermarla, viene posta al centro di
tutte le discussioni politiche, presentata come l’emergenza delle
emergenze. Sebbene i dati ci dicono che l’aumento degli immigrati non ha
prodotto grandi danni, anzi ci ha salvati, in questi anni, dal crollo
demografico, e ha portato risorse indispensabili alle casse dello Stato.
E quando si propongono alla discussione questi numeri, in molti
rispondono che il problema è quello di sostituire l’immigrazione con
l’aumento delle nascite, mettendo a punto delle forti strategie di
sostegno alla famiglia.
Sarà anche vero. E non voglio qui addentrarmi nella
discussione ( che considero un po’ surreale) sulla sostituzione etnica,
che è lo spauracchio dei sovranisti. Voglio solo far osservare che
aumentare le nascite, per esempio al Sud, potrebbe non servire niente se
poi la metà o più di quelli che nascono, a sedici anni se ne scappa
via.
Il danno irreversibile che l’emigrazione ha procurato al
Sud è incalcolabile. La perdita di forza lavoro giovane, di
intelligenze, di sapere, ha ridotto molti paesi e città e province e in
una condizione di povertà e di disperazione. Non solo mancano i soldi,
manca lo Stato, mancano le strutture, mancano le scuole, le università, i
musei, ma mancano le intelligenze e le braccia. Cioè manca l’umanità:
tutto. Intelligenze e braccia sono andate a lavorare per il Nord, o per
gli stranieri, e il prezzo sociale ed economico pagato dal Sud è
mostruoso. Una cosa è pagare una tassa, una casa è regalare i propri
figli. Naturalmente se vogliamo parlare di colpe dobbiamo chiamare in
causa tutti. I partiti di sinistra e di destra, i giornali, le Tv, tutta
l’informazione, gli imprenditori ( quelli del Sud, apatici, quelli del
Nord, rapaci ed egoisti, che sono scesi al Mezzogiorno solo per
raccattar sussidi e poi sono spariti), i sindacati, la magistratura, i
prefetti. In questi decenni c’è stata come una specie di grande alleanza
tra tutti questi soggetti che ha avuto come risultato l’impoverimento
del Sud e la perdita di prospettive. I partiti hanno tagliato i fondi (
specie da quando la Lega Nord ha assunto un peso molto grande nella
politica italiana, cioè dalla fine degli anni ottanta), e hanno
rinunciato a sviluppare ricerca sociale e strategia. Il meridionalismo,
che era stato uno dei punti forti dell’elaborazione teorica dei grandi
partiti negli anni sessanta, è scomparso. Messo al bando. Voi sapete chi
è Pasquale Saraceno? Forse si, ma se facciamo un sondaggio tra gli
italiani credo che almeno il 90 per cento confesserà di non averlo mai
sentito nominare.
L’informazione non ha mosso un dito per raccontare il
Sud e rappresentarne le ragioni. Del resto c’è un dato che colpisce: le
direzioni e i centri produttivi di tutte le Tv, tutte le radio, tutti i
quotidiani e tutti i settimanali nazionali, risiedono al Nord. Tutte.
Sotto Roma, zero. E’ immaginabile che un paese dove esiste un Meridione
che non è in grado di produrre nemmeno un grammo di informazione, possa
essere un paese equilibrato dal punto di vista territoriale? Tutti noi
conosciamo le idee del Nord sul Sud. Nessuno conosce quelle del Sud sul
Nord. E in questo modo il nordismo diventa senso comune, il sudismo
diventa spazzatura. E alla fine la questione meridionale si riduce alla
questione criminale, alla lotta alla mafia. E’ giustissimo combattere la
mafia, ma pensare che la lotta alla mafia possa sostituire un “piano”,
una “strategia” per il Sud, è come pensare che per governare bene una
azienda, prendiamo la Fiat, bisogna mettere i metal detector all’uscita.
la lotta alla mafia è stata una specia di scusa, per la politica. Una
scusa per ignorare il Sud. e spesso ha prodotto danni, invece che
sollievo, ha bloccato lo sviluppo, ha creato nuove ingiustizie.
Ora però, si dice, c’è il cambiamento. Un governo nuovo,
nato dalla sconfitta dei partiti tradizionali, che agisce al di fuori
degli schemi di destra e sinistra, che vuole azzerare le vecchie idee
politiche, che vuole cambiare l’Italia. Benissimo. E questo governo che
idee ha per il Sud?
Purtroppo finora non ha detto una parola. Tranne la
promessa del reddito di cittadinanza, che è la promessa con la quale i 5
Stelle hanno stravinto le elezioni in tutte le regioni del Mezzogiorno.
Il reddito di cittadinanza può essere un’ottima idea per combattere la
povertà ( anche se è improbabile che si potrà realizzarlo, perché
mancano i soldi, e perché certo non si può avere sia il reddito di
cittadinanza sia la riduzione delle tasse) e tuttavia è semplicemente
una misura sociale, che non garantisce sviluppo, ricchezza, modernità.
Il reddito di cittadinanza non è una strategia per lo sviluppo del
Meridione. Qual è la strategia che ha il governo?
Sento dire: turismo, turismo, turismo. Il Sud è bello e
basta. Usiamo la sua bellezza per venderla i turisti. E questa vi sembra
una strategia? A me pare una resa. E’ come dire: il Sud è perduto,
vediamo almeno di monetizzare il suo mare e i suoi monti. Il turismo
sicuramente può essere parte della ripresa del Sud, ma non può essere la
sola scelta. Vogliamo dire ai ragazzi del Sud: scegliete, o andate a
fare i camerieri in un hotel oppure emigrate?
Il Sud ha bisogno di opere pubbliche, di investimenti,
di prospettive produttive e industriali. La riduzione del gap tra
capacità produttive del Sud e del Nord ( che oggi è una voragine, una
voragine che da 150 anni, incessantemente cresce, cresce, cresce) è la
chiave, l’unica chiave, di sviluppo e di modernizzazione dell’Italia.
I nuovi governanti, riescono a capire questo? La ripresa
del Sud, e dunque una strategia politica ed economica per il Sud, è la
condizione indispensabile alla ripresa dell’Italia e al suo ritorno tra i
grandi. Un paese zoppo, dove gira solo il Nord, è un paese morto. Che
si allontana dall’Europa. Non si tratta di fare assomigliare il Veneto
alla Baviera, il problema è quello di avvicinare lo sviluppo della
Sicilia a quello, almeno, del Sud della Francia.
Se invece nella nuova maggioranza, sulla spinta di un
vecchio leghismo nordista, prevarrà l’idea che l’Italia ha bisogno di un
Nord tedesco e di un Sud greco e assistito, si va alla rovina. Tutto il
paese va alla rovina. Per il nuovo governo il Sud non è una tra le
tante sfide: è la madre di tutte le sfide. Molto, molto più della
questione immigrazione, più della Flat Tax, del reddito di cittadinanza,
dei vitalizi, della prescrizione…
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