giovedì 30 agosto 2018

MARATEA UNESCO: CONTRIBUTO UPEL MARATEA-TRECCHINA


  
Dal Dott. Valerio Mignone, Presidente UPEL Maratea-Trecchina, ricevo e pubblico documento pro candidatura UNESCO, con l'auspicio che le tante altre Associazioni presenti ed operanti sul nostro territorio facciano sentire, pubblicamente e magari collaborando anche con specifiche iniziative, la loro voce sul tema:



MARATEA PATRIMONIO dell’UMANITA’

Valerio Mignone


L’Università Popolare di MarateaTrecchina, nell’ambito delle sue finalità statutarie di promozione della Cultura, sostiene e sosterrà tutte le iniziative utili al riconoscimento di Maratea come Patrimonio dell’Umanità.

Come è noto, la Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura (UNESCO) nel novembre 1972, a Parigi, propose una Convenzione internazionale per la protezione del Patrimonio mondiale culturale e naturale, stabilendone regole ben definite, democratiche e scientifiche per la identificazione, per lo studio e la tutela. Il riferimento era a beni e luoghi – ovunque ubicati – da preservare per le generazioni del presente e del futuro di tutta l’Umanità. Con ciò si ribadiva la universalità dei valori della cultura e dei beni naturali. Alla Convenzione, a testimonianza della sua validità, aderirono oltre 150 Paesi. E così sono stati indicati e posti sotto protezione centinaia di siti tra templi, aree archeologiche, centri storici, aree naturali, grotte, montagne, monumenti singoli o complessi, isole e isolotti. In Italia, tra altre località, sono patrimonio dell’UNESCO: Venezia, le Cinque Terre, il Centro Storico di Napoli, i Sassi di Matera. Ormai è un dato storico, largamente condiviso, che il dialogo interculturale tra popoli diversi ne consolida i rapporti. Ciò è avvenuto nell’antichità nel bacino euromediterraneo, ove la “paideia”, o cultura, si è diffusa nella “Magna Grecia”; ed anche oggi - soprattutto in paesi extraeuropei - la mobilità di persone si rivela un fattore di sviluppo culturale ed economico, oltre che di cooperazione e globalizzazione.
Già residenza estiva di personaggi storici come Francesco Saverio Nitti, presidente del Consiglio dei Ministri nel 1919-‘20, e di scrittori come Giorgio Bassani - che fu presidente di Italia nostra - e luogo di ispirazione di Cesare Pavese, che vi ambientò un suo breve romanzo, Maratea è stata insignita di Bandiera blu e di Cinque vele, rispettivamente da Legambiente e dal Touring Club Italiano. Inserita nell’elenco dei siti in cui è possibile istituire un parco marino ai sensi della legge n.394 del 1991, Maratea ha testimonianze preistoriche e giacimenti archeologici, morfogenesi, flora, fauna, che la rendono meritevole di tutela e salvaguardia da parte dell’UNESCO; ciò, non per uno sterile gusto estetizzante, ma per una consapevole adesione a quella sana cultura ambientalista che ormai deve governare razionalmente pressioni antropiche ed insediamenti produttivi lungo i tratti di mare e nell’immediato entroterra, nell’ambito di una moderna economia ecocompatibile, che può produrre ricchezza senza deturpare le bellezze naturali.
Il primo nucleo di Maratea – l’antica Blanda - nacque alla Marina di Castrocucco ove si insediarono migranti Greci-Enotri. Ma tempeste marine, malsani fenomeni paludosi ed incursioni di pirati spinsero questi primi marateoti da Castrocucco verso il Castello, Massa e Brefaro e la Basilica di San Biagio sul monte omonimo, alla cui sommità si staglia oggi la moderna, imponente statua del Cristo Redentore. In epoche successive questi marateoti ritornarono progressivamente a valle. E di quest’antico fenomeno antropologico è testimonianza ancora oggi l’assetto urbanistico con case, viuzze e vicoli abbarbicati lungo le pendici del Monte San Biagio, costruiti in modo da non essere visibili dal mare, donde giungevano pirati saraceni per saccheggiare. Numerose chiese ed antichi monasteri, inoltre, segnano la storia religiosa di questa località tirrenica.
Lungo i trentadue chilometri della costa di Maratea, punteggiata da cale e calette, sono collocate ben 72 delle 150 cavità marine reperibili tra Capo Palinuro e Diamante, come viene documentato dalla Società Italiana di speleologia e dal Centro europeo di speleologia marina. Queste numerose grotte testimoniano sia la variazione del livello batimetrico cui il Mediterraneo è stato sottoposto nel corso delle glaciazioni, sia la interazione tra l’entroterra ed il mare di Acquafredda per il bacino idrogeologico del monte Coccovello. Coccovello, che fa da sfondo al mare di Acquafredda – scrive lo speleologo Carmine Marotta – è interessato da un diffuso fenomeno carsico con numerose doline, una delle quali – la Piana del Lago – in agro di Maratea, ha l’asse maggiore di 1200 metri. Parte delle acque raccolte dalle fratture di Coccovello viene immessa in mare attraverso la sorgente marina “Marizza”, a pochi metri dalla costa di Acquafredda di Maratea, da cui probabilmente deriva il nome della località. Ad Acquafredda c’è ancora l’ingresso della grotta del Dragone - la più interessante grotta della Basilicata - esplorata per quasi due chilometri e non ancora rilevata topograficamente; essa funge da sorgente di “tutto pieno”, permettendo la fuoriuscita dell’acqua che non viene espulsa dalla sorgente “Marizza”.  
Quanto alla flora, Maratea ha una pregevole biodiversità. Prevale una macchia mediterranea intricata - più alta che bassa - perché la salsedine, con il suo effetto spray, non raggiungendo le varie essenze, non riesce a bloccarne lo sviluppo in altezza. Vi sono alcune specie molto rare, come la Primula palinuro ed il Limonium   remotispilicum. I fondali marini hanno vere praterie di Poseidonia oceanica ove vivono Cavallucci marini, delfini comuni, gamberi rossi. Ed in aggiunta a ciò, giacciono in fondo al mare moltissimi pezzi archeologici di età ellenistico-romana, alcuni dei quali sono stati recuperati e sono in mostra nel Museo “De Lieto” di Maratea.
Questi dati sommari sarebbero sufficienti a dimostrare quella peculiarità di Maratea, che merita di essere protetta e valorizzata come Bene dell’Umanità. Ottenere il prestigioso riconoscimento comporterà non solo tutela e protezione ambientale, ma anche inserimento in un circuito internazionale di relazioni culturali ed economico-sociali con un ulteriore incremento di flussi turistici interessati ad acquisire conoscenze archeologiche, ambientaliste, scientifiche.

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