ARTICOLO di Nicola SAVINO*
"Su La Nuova del 21 ottobre, l’ottimo Nino Grasso, per segnalare l’evanescenza dell’Assessore Leone, dà credito all ’iniziativa del Presidente Bardi per <il salvataggio della Polimedica di Melfi e i nodi irrisolti della dialisi>. E così, a me ch’ero rimasto ai vecchi tempi, giunge la notizia che sono rinate le convenzioni con i ricoveri sanitari privati e che il settore è ora regolato attraverso le quote. Mentre per altra via apprendo che si aprirebbe una Clinica di 80 posti letto nell’ex Don Uva, finanziandosi -con soldi pubblici- la concorrenza privata all’offerta del San Carlo! E così, prescindendo dalla specifica questione della dialisi (se fornita o meno in misura adeguata –come si dovrebbe - dal servizio pubblico), mi sono ricordato di una legge lucana dell’80, e di lì sono scaturite le considerazioni che seguono.
Devo però premettere che- per essere aggiornati sui misteri della Sanità anche in una Realtà piccola come la nostra- occorre partecipare a non poche cene con gli addetti! Non basta infatti aver sfiorato la materia da sottosegretario (Governo Ciampi) con delega all’“igiene pubblica, per ottenere da ex -dopo aver bloccato alle frontiere 3.600 tonnellate di ferro radioattivo in 9 mesi- la benché minima notizia sul prosieguo di una vicenda importante.. ma infine.. scomparsa .. evaporata!
Questo per dire che nemmeno in quelle cene, capisco tutto delle dinamiche in atto; e che- forse anche per questo- continua a sembrarmi “giusta” la nostra n. 12 del febbraio 1980 . Al punto 2 della quale si stabiliva che si “possono stipulare convenzioni con Case di cura private qualora ..il numero dei posti degli Ospedali.. della USL ..sia inferiore ..al 6 per mille abitanti”. Un criterio semplice con molte virtù: anzitutto obbligava il Pubblico a dotarsi di quel livello di servizi, poi evitava ai privati d’investire in assenza di vuoti; in più, impiegandoli nel Pubblico con le qualifiche e nel numero prescritti, risparmiava ai professionisti di dipendere da privati; ed infine, ma anzitutto, salvaguardava la Politica da pressioni e da rapporti non trasparenti con tali investitori. Infatti, fu proprio per sanare questo punto- del <mix> tra interessi privati e Sanità - che quella legge fu approvata all’unanimità!
Sicché, se fosse stata vigente, con alta probabilità la vicenda descritta da Grassi non si sarebbe verificata! < Il cero votivo dei 30 dipendenti ..della struttura (di cui sopra) e degli oltre 70 tra medici etc coinvolti- per 90 mila prestazioni annue> non sarebbe <stato acceso e Bardi non si sarebbe mai mosso da Potenza>. Ora invece sarebbe stato attratto dal “rinnovo del Consiglio comunale di Melfi (con) Peppino Maglione in campo nelle file del centrodestra” ed <è stato di parola> “riparando” con un Dgr del 13 ottobre.
A parte l’eventuale carenza del supporto tecnico per la redazione dell’atto (spettante agli uffici di ..Leone.. l’ignaro), non potrebbe insorgere il sospetto di influenza elettorale (100 persone mobiliterebbero una buona percentuale di voti su poche migliaia di votanti!) ? Un’’eventualità che poggerebbe sul sistema delle quote a differenza di quello stabilito dalla suddetta legge regionale! Se non è più in vigore, perché e da chi e con quali argomenti è stata abolita?
Quando ho posto questa domanda ad un tecnico, mi ha schernito esclamando: <cosa? roba della preistoria!>. Non opportuno scoprire quando e da chi? Forse Bardi non si è neppure posto il problema che con quell’atto (se promesso durante la sua visita elettorale perché richiesto dalla sua parte politica) potesse commettere un’imprudenza: o in buona fede o perché l’abitudine è così diffusa e consolidata da non suscitare più nemmeno dubbi o richiedere verifiche! E però, a cosa mirava colui (o coloro) che, a livello regionale o addirittura nazionale, ha (hanno) voluto sostituire il sistema oggettivo della l. r. 12/80 con quello dei tetti di spesa facilmente “clientelarizzabile”?
A parte la Formazione professionale, che, seppur dotata del Fondo Sociale Europeo, non risulta più attiva in Basilicata (tant’è che si richiede agli Istituti tecnici statali la preparazione dei qualificati occorrenti al mondo produttivo), la Sanità era e resta la più pesante delle competenze regionali: con fondi sicuri e puntuali dal Piano Sanitario nazionale. Al punto che la vita dell’Istituto regionale ne dipende in gran parte! Ma si tratta di un mondo tragicamente esposto alle pressioni dei professionisti (cosa comprensibile!) ed anche di non pochi privati, imprenditori che puntano a far i propri interessi o infilandosi direttamente in Politica o tallonandola da vicino. Vedasi la Lombardia, che, già solo assegnando convenzioni ai grandi investitori, fa le fortune di non poche forze politiche locali e strappa fondi sia alle Consorelle del Sud che cedono utenti, sia al PSN.
La Basilicata è invece tanto prodiga (e pigra) che, pur disponendo del Primario chirurgo esperto in trapianti del rene etc, versa un milione all’anno alla Regione Lazio e non attiva allo scopo il S. Carlo (non foss’ altro che per una normale logistica ai suoi malati e famiglie)! E però di questo nemmeno si parla in giro, perché la Sanità è un mondo chiuso-separato, noto soltanto ai componenti di alcuni particolari Clan che pesano fortemente sulle elezioni! E ora vorremmo noi cittadini saperne di più? Anche di quando e da chi la n.12 del 1980 è stata abolita e sostituita con il trucco delle quote?
Quando la democrazia non è matura e la gente non riesce a seguire, spuntano sciocchi interrogativi come i miei …da quel che ci racconta l’ottimo Nino! ns"
*già Parlamentare
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