ARTICOLO di NICOLA SAVINO
già Parlamentare
“Come sarà la Sanità lucana? Dipenderà in buona misura dal “come e se” ne discuteranno i primi interessati, cioè gli Utenti!
Circola un Documento tecnico del 6/7 settembre che ignora quasi del tutto questo aspetto: fornisce una panoramica delle Reti (Ospedaliera, Emergenza/Urgenza, Oncologia, Territoriale, Farmaceutica etc) e si conclude alle pagine 91 e 92 con cenni sulla tipologia dell’Ospedale di Comunità e dell’Infermiere di Famiglia. Niente sulla partecipazione dell’Utenza, che, se ancora una volta muta, lascerebbe il campo agli altri due interessi che su di esso premono.
Il mondo della Sanità in “carne ed ossa” è costituito dai Professionisti che vi lavorano; ed è perciò naturale che abbiano peso le loro esigenze. Ma ci sono anche quelle- né sempre note né trasparenti- dei Privati, che spesso investono i loro capitali /anche ecclesiastici o addirittura misteriosi/a caccia dei super-profitti ricavabili dall’impiego degli stessi Professionisti “pubblici” e da controlli burocratici affidati agli occhi benevoli di chi si giustifica con il “tanto paga Pantalone!”. Poiché si tratta di materia complessa e di non facile comprensione /senza di che la Gente non potrebbe esprimere un parere effettivamente utile per sé/ è doveroso/per politici e tecnici/che la “partita” sia impostata in modo da non precluderla proprio alla parte per la quale essa si gioca!
E perciò, occorre semplificarla spiegando bene che lo scopo della <ristrutturazione> è la <medicina di prossimità>, la cui esigenza è prepotentemente emersa col Covit-19. In più, per evitare discussioni disordinate ed inconcludenti, “a ruota libera” (che infine non peserebbero come quelle degli altri interessi organizzati), si devono sia delimitare le Zone omogenee secondo cui-da parte del più anziano dei Sindaci- convocare le Delegazioni dei Consigli Comunali e degli Operatori sanitari dell’Area; sia fissare un criterio di programmazione che escluda le dispute tra campanili, sempre causa dell’impotenza dei Territori.
Quale potrebbe essere tale criterio? Forse ricavabile dall’ esempio lombardo, il più rilevante ed il meno discusso della Sanità! Per le convenzioni con i privati che attirano utenza e soldi dalle altre Regioni, la Lombardia risucchia dal Piano Sanitario Nazionale circa 20 mld oltre i rimborsi dalle Consorelle (il doppio per i gestori?). Se, come sarebbe più logico e più corretto, le convenzioni fossero gestite dal Ministero della Sanità su parere di Commissioni trasparenti e questo volesse delocalizzare gl’Impianti nelle Aree interne/ per aiutarle e per decongestionare Milano/ ne sarebbe certamente impedito dalla rivolta di tutto il Nord leghista!
Questo significa che, per le famose localizzazioni, <chi ha avuto ..ha avuto e chi ha dato ha dato> e, che anche ingiusto, il criterio prioritario della Programmazione sanitaria è quello ormai consolidatosi dal cosiddetto <articolo quinto ..chi tiene in mano ha vinto>. Ad evitare dunque l’inconcludenza, non dobbiamo rimettere in discussione le ubicazioni già esistenti; e che ogni e qualsiasi edificio eretto nel passato dev’essere riciclato ed utilizzato per la ristrutturazione! Possibilmente confortata dai pareri di <esperti della materia non più interessati alle elezioni> (come gli ex Consiglieri Regionali..medici), la partecipazione dai Territori deve quindi concentrarsi sui servizi necessari e sul come impostarne l’efficienza dai “punti d’irradiazione”. Cioè dalle strutture esistenti per lo smistamento verso quelle intermedie (gli ospedali di zona) e le centrali di livello massimo (una o due?), secondo lo schema regionale delle preesistenze. E delle disponibilità economiche orientative ed elastiche per lasciar spazio alle proposte territoriali.
Un esempio concreto di programmazione dal basso? Matera, Maratea, Policoro, Venosa ed altre preesistenze potrebbero organizzarsi- anche d’intesa con le Agenzie private operanti nel settore- per la medicina preventiva ai turisti nel loro tempo libero. E Lauria ..per affiancare il Centro Termale di Latronico e/o l’afflusso sul Pollino! Questa esile traccia esemplifica come il Territorio sia la dimensione atta ad indicare-inventare ciò che ad esso serve in una visione globale e dinamica del Sistema: nella consapevolezza che, ove mai anche questa occasione fosse sciupata, ne sarebbero di certo corresponsabili le Amministrazioni locali. Se la Regione- a partire dagli studi preliminari- non impostasse le cose in maniera da coinvolgere attivamente le Popolazioni, i Sindaci e i Consigli Comunali dovrebbero pretendere di dar loro voce o assumere l’iniziativa, assegnandosi da sé perimetrazioni e criteri.
La partecipazione è democrazia e la democrazia è faticosa: ma indispensabile per limitare lo strapotere degl’interessi in campo! Se eviteremo di…. stancarci o di distrarci e sapremo usarla con un po’di fantasia, è probabile non appassisca! E forse la Sanità migliorerà! Ns”
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