Le autorità preposte alle verifiche ed alle inchieste sul sito
dell’ex Pamafi di Maratea, ora Flomar in liquidazione, hanno notificato
a Regione, Amministrazione Comunale ed altri la gravissima
situazione di crisi ambientale che si registra per la massiccia
quantità di rifiuti speciali e pericolosi presenti e la presenza di
cinghiali e ratti. In realtà la regione e’ ricca di curatele,
liquidazioni in corso da decenni con danni per lavoratori, creditori e
territorio. A settembre del 2023 fu scoperta dai Carabinieri della
Compagnia di Potenza un deposito di 5000 tonnellate di rifiuti speciali
in uno dei 100 capannoni vuoti o non utilizzati censiti in
Basilicata. Cento immobili ,con attrezzature asportate o vendute a
prezzi stracciati dai curatori, del valore di oltre 250 milioni che
sommati ai trecento del patrimonio della Regione Basilicata, ai 150 del
consorzio di Bonifica ed altri 200 milioni di beni di Comuni, Provincie
ed altri Enti territoriali, corrispondono al valore dei fondi Pnrr
promessi alla Regione. Una risorsa non utilizzata, dispersa, messa a
disposizione dei predatori di rame, della saccheggiatori di impianti
sanitari ed altro, gestiti, in moltissimi casi, da curatori e
liquidatori protesi ad allungare curatele e liquidazioni. Leggi ,norme,
finanziamenti regionali sono stati ignorati per il riutilizzo dei siti
produttivi privati, pubblici come accade in altri territori del
Paese. Si trattava in particolare della Nuova Ari, una delle 15
aziende finanziate alla legge 219 nel sito di Baragiano, ma di
competenza del Municipio di Balvano. Aziende revocate, fallite,
abbandonate. Dopo pochi mesi una nuova scoperta ad Atella. La Mim, una
delle aziende dei post sisma finanziate all'”angelo del terremoto” di
Como,il geometra Pirovano, arrestato a suo tempo dal Giudice Lancuba di
Melfi per diverse truffe, che atterrava con l’elicottero in Irpina per
gestire, con la collaborazione dei “pali” locali, i finanziamenti di 20
fabbriche quasi tutte chiuse o revocate. Nella
Mim gli inquirenti hanno trovato un deposito di eco- balle per migliaia
di tonnellate, nessuno dell ‘Asi in liquidazione si è accorto di nulla
per molto tempo. Altre scoperte recenti in Val Basento. Siti
inutilizzati trasformati in discariche di rifiuti speciali e pericolosi
e gestiti da curatori e liquidatori come scoperto recentemente anche a
Tito alla ex Daramic. La piu’ grande discarica si trova ora Maratea,
area Castrocucco, a pochi metri dalla spiaggia, circa quaranta ettari
di impianti dismessi della ex Pamafi, (poi Flomar),l’azienda
florovivaistica fondata dal Conte Rivetti e affondata negli anni
novanta da una azienda privata del Monte Amiata a cui la Regione,
inopinatamente, aveva ceduto l’azienda. La ex Pamafi, in liquidazione
perpetua da parte di tre commercialisti nominati dal Ministero dello
Sviluppo, doveva essere restituita alla Regione da tempo. L’ azienda
toscana non ha pagato il mutuo contratto a suo tempo con la Cassa
Contadina. La Regione ,tra contenzioni legali e trattative concluse con
intese, non ha ancora rimesso piede nel sito e non ha utilizzato il
finanziamento per la bonifica della UE pe il riuso e l’attuazione del
progetto “la Cittadella dell’Ambiente”. Ogni
tanto e con regolare scadenza a Castrocucco scoppia un incendio, spento
il fuoco e diradato il fumo torna il” sonno” del Comune e della
Regione. La Regione ha deliberato che il sito conserva 8000 mq di
“rifiuti speciali e pericolosi”, ma non e’ intervenuta ed il Comune
neanche. Intanto la situazione si aggrava nei luoghi dove i rifiuti
stoccati e non continuano a produrre effetti ,nel caso di Maratea in
piena area turistica, ora interessata da una frana. A circa 20 dalla
liquidazione dell’azienda di Castrocucco ed a 44 dal sisma, sarebbe
opportuno fare qualcosa di concreto per bonificare le aziende citate e
riutilizzare una parte dei cento capannoni e dei patrimoni pubblici-
Sarebbe il caso ,tenuto conto che la Regione ha i fondi, di procedere
con le bonifiche, e per l’Api -Bas recuperare i capannoni per nuovi
investenti evitando di tornare a cementificare aree industriali e
artigianali. Lavoro troppo impegnativo per il Dipartimento Sviluppo e
quello dell’Ambiente impegnati a utilizzare i fondi europei per bandi
fotocopia anche nelle aree Sin non bonificate da trenta anni come
quella di Tito e della Valle del Basento? Meglio assistere alla
dissipazione di ingenti risorse pubbliche , private e prevedere nuove
costruzioni di immobili. Il Passato, anche recente, e’ accantonato e
tramesso ai posteri,il tempo aspetta la situazione ambientale no.
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