venerdì 6 maggio 2022

DEMOCRAZIA E INFORMAZIONE IN BASILICATA

 

                       -  Articolo  di  Nicola  SAVINO*  -

Sull’ infelicissima “battuta” del 2 maggio, per la quale il Dottor Leone è stato per giorni agli onori della cronaca, è forse da tentare qualche riflessione per “capirci meglio sul come funziona” la Democrazia in Basilicata. Non disponendo di statistiche e sebbene con interrogativi più che con risposte, il tentativo potrebbe comunque non essere superfluo! E dunque, premesso che l’enormità della “cosa leonina” non è né emendabile né tanto meno … riscattabile, entriamo in argomento. 


 

Prime domande: siamo sicuri che, emersi da millenni di maschilismo, a nessuno di noi, indipendentemente dal proprio genere, sia mai sfuggita una qualche battuta “sessista”; e che essa, tra ammiccamenti “camerateschi”, sia passata inosservata perché non registrata da alcun congegno o sottolineata da un qualche interlocutore? Siamo sicuri che se il dottor Leone non avesse manifestato una personalità “morbida” ed al suo posto si fosse trovato un personaggio ritenuto autorevole, il clamore non si sarebbe dilatato per così tanti giorni ed in così tanti modi? E’ infine ritenuto corretto che dalla “cosa” derivino conseguenze elettorali non solo a danno del colpevole, ma piuttosto a vantaggio  altrui?                                                                                                                                                                   

Secondo tipo di domande: è ipotizzabile, dal versante della psicologia analitica e sociale, che tale clamore sia nato non solo dall’enormità della “cosa”, ma anche dalle complicate tendenze collettive “a scaricare” le frustrazioni cui la materia ci espone? Come mai tanti di noi si affollano per una condanna ovvia e scontata, addirittura fino a proporre risarcimenti in…euro? Forse si vuol profittare della circostanza?                                                                                                                                        

Terze domande: è possibile che per acquisir questo “benedetto” consenso si punti soprattutto sull’emotività invece che sulla credibilità personale, sulle prove di moralità pubblica e di capacità realizzativa, d’indipendenza-razionalità di giudizio? Cosa pensiamo dunque della “lealtà” verso le Istituzioni, “obbligo primo” di ogni Politico.., base della tanto agognata “moralità pubblica” perché allontana dalla eccessiva disinvoltura e quindi da una causa di decadenza della nostra Democrazia? Per una sana Democrazia, il consenso non dovrebbe nascere da decisioni attente invece che “commerciato” oltre il limite del “piccolo favore” (che- non soltanto da noi e nei limiti del lecito- è quasi d’obbligo per qualsiasi candidato)?

                                                                                                                                                                       Prima considerazione: se l’eletto deve dimostrare questo tipo di lealtà, oltre che dar prova di competenza, impegno e lungimiranza; e se l’elettore deve preoccuparsi di verifiche e riflessioni su quanto accade oltre che della fondatezza dell’informazione, a ciascuno sarà necessaria non poca fatica per rendere effettiva la partecipazione ad una vita civile che sia democratica. Tanto più ora, con l’informazione non cartacea del Web, del cui potere non solo qualche filosofo ci aveva avvertito da tempo! Sul Corsera del 4 maggio, il Prof. Panebianco si preoccupa che il 30% degl’Italiani sembra incline all’autoritarismo: e forse non senza motivo, proprio per la fatica che occorre per partecipare e “rappresentare” responsabilmente: del <conoscere per deliberare>, come ripeteva Pannella.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                               

E dunque chiediamoci anche se, qui, da noi, funziona un’informazione completa sui fatti che riguardano la Politica ed i nostri Rappresentanti, gli eletti alla “cura e tutela” delle Istituzioni: anche specificamente circa la loro “lealtà” verso di Esse. L’obbligo di lealtà verso lo Stato significa che se ne devono rispettare sia le leggi che le decisioni correttamente assunte dai suoi Organi; e che dunque è non solo civilmente scorretto ma insostenibile dal nostro Sistema, che si esalti chi di tali decisioni è stato oggetto? 

Se fin qui siamo d’accordo, dobbiamo ammettere che chi è eletto nelle Istituzioni o le rappresenta non può esaltare coloro che hanno pesantemente violato le Leggi, essendone inappellabilmente dichiarati colpevoli: mancherebbe della suddetta “lealtà” e, per di più, attribuirebbe scorrettamente allo Stato ed alla Comunità il danno che hanno invece subito.                                                                                                                                                                                                Ultime domande: chi tuttavia così ripetutamente operasse, non si ridurrebbe all’incompatibilità con i ruoli pubblici, peraltro proponendo ai Giovani esempi assolutamente negativi? La stessa insistenza nel capovolgere fatti e vicende di rilievo istituzionale, può spiegare la coincidenza tra l’acquiescenza e l’opportunismo- ben diffusi non solo nel corpo sociale- e la cinica determinazione di ricavarne il famoso consenso?

A questi interrogativi, si può rispondere che “così va il mondo” e poi lamentarsi che “i tempi sono tristi…non se ne può più”?                                                                                                             

E dunque l’ultimissima domanda: 

chi si è occupato dell’assolutamente inaccettabile del Dottor Leone ha fatto altrettanto circa le ripetute e plurime lesioni della “lealtà” verso le Istituzioni? 

 

Insomma, cari Corregionali, dove volete vada la Basilicata se il coraggio trabocca soltanto nei confronti di coloro che sono politicamente inconsistenti? E però, la Democrazia funziona s’è orgogliosa di sé: s’è dotata di una franca dialettica (nei e tra i partiti c’era n’era un pò!), che ponga ciascuno in grado di far sul serio la parte che ha scelto nella sua società. Senza troppi opportunismi ed ipocrisie, anche quando c’è da riuscire spiacevoli e da essere accusati di un “non so che”! ns

                                                                    *già Parlamentare e Sottosegretario di Stato 

                                          


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