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Anna Maria Scarnato |
Può ritenersi fortunato chi ancora pronuncia la parola mamma in sua presenza, la può vedere, abbracciare, le può parlare, guardarla e ricevere anche nel silenzio uno sguardo di ritorno , di complicità , di intesa e foss’anche di disapprovazione, ma sempre dolce come solo chi per amore ha scelto di mettere al mondo un figlio e camminargli accanto, esserci sempre. Averla è un cuore riempito di gioia, è inestimabile grandezza, perderla è povertà spirituale e fisica, è mancanza di quel battito che dentro il grembo ha scandito l’inizio di un’avventura con un rintocco che faceva compagnia, sodalizio per la vita, segnava come un orologio il tempo necessario perché il miracolo d’amore venisse alla luce. Beato si ritenga, pur tra mille difficoltà, chi ha ancora una mamma per dirle tutto quello che altri non hanno saputo dire, riconoscerle tutto il valore che molti hanno scambiato per mero interesse materiale; ammirarla negli occhi che per un figlio mai si spengono di quella vivida luce e leggervi solo verità; ricordare insieme i momenti familiari più belli di questa unica e magica, anche quando è difficile, esistenza terrena. Chi non ha più la mamma si incanta a guardarne altre con tenerezza, a desiderare di stringerle in un abbraccio per ritrovare il calore e perfino l’indimenticabile profumo di mamma che la tua effondeva. Lì la nostalgia ti porta a guardarti dentro , a chiederti se più ci si poteva dedicare a rendere liete le giornate della tua mamma quando le altre incombenze pressavano più del suo bisogno relazionale costante. La nostalgia ti porta verso la raccolta di fotografie , a guardarla fissa per non perdere alcun tratto delle sue sembianze, se la mamma non ce l’hai più. E allora ancora beato chi può far risuonare nella casa di famiglia la parola mamma, chi non si risparmia per conservarle un ambiente familiare ,nell’età avanzata, in cui può ritrovare i ricordi affettivi più cari, l’amore coniugale, la nascita dei figli, le amicizie frequentate, gli oggetti d’uso quotidiano. Felice può ritenersi quel figlio o quella figlia che non dimentica di essere nata da una mamma, di essere un figlio . Anche quando malattie terribili della memoria non fanno riconoscere alla madre inferma il proprio figlio al quale si rivolge con la prima parola che ha imparato e mai alcun male potrà cancellare: “mamma”. La mamma c’era quando si è nati, c’è stata per fare grandi i figli, c’è anche quando può divenire un peso….e ci sarà anche dopo quando si parlerà di lei ai figli e ai nipoti, agli amici, gridando al mondo il piacere e la ricchezza di aver avuto l’amore di una mamma. Che la festa della mamma sia sempre, ogni giorno ,che ancora si pranzi insieme nella casa della propria mamma poiché l’unità della famiglia possa riconoscersi nella coraggiosa scelta della maternità di una donna. La sua voce che ancora oggi si ode, un giorno , nonostante gli sforzi di un ricordo, non sarà più uguale ma sfumata e dissolta nella nebbia di un tempo . Beato chi chiama la sua mamma che ancora gli risponde :”dimmi figlio, raccontami di te , di ciò che fuori c’è, della vita”
Nel ricordo della mia
C’era una volta una mamma,
larghe braccia per sostenere
un figlio in fasce,
magnetiche labbra increspate
al canto di dolci ninne nanne,
mani forti calate nel tino,
dure a stringere un sapone fatto in casa,
ruvide nell’acqua resa grigia dalla cenere.
Sonni interrotti dai gemiti del figlio.
E già il risveglio scopriva il seno
al bisogno del piccolino
che cresceva sotto lo sguardo incantato di una donna.
Il tempo lesto passava dalla notte al giorno,
tra gioie, ansie e sogni da costruire.
C’era una volta una mamma….
e c’era ancora quando ,
avanti nel tempo,
dinanzi ad uno specchio,
stanca di affanni, di malanni,
ma mai d’amore,
nulla chiedeva al presente,
tanto meno attendeva dal futuro.
Contemplava le profonde rughe
che tracciavano,
come anelli interni di un tronco d’albero,
i suoi anni sul vegliardo viso.
La mano sfiorava il seno
a ricordare gesti lontani,
poi giù al grembo che, seme vuoto di germoglio,
nulla offriva al mondo
più della maternità già donata.
La tristezza passava sul suo viso
e sembrava scuotere i capelli bianchi e grigi
insieme al silenzio di una casa allietata un tempo
da voci e riso di bambini.
C’era una mamma …..e ci sarà sempre
finchè avrò voce per richiamarla in vita:”MAMMA”
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