ATTUALITA' di un'intervista
I Partiti sono diventati macchine di potere
Intervista ad Enrico Berlinguer, di Eugenio Scalfari,
La Repubblica, 28 luglio 1981
-Stralcio-
"I partiti non fanno più politica. Politica si faceva nel ‘45, nel ‘48 e ancora negli anni Cinquanta e sin verso la fine degli anni Sessanta. Grandi dibattiti, grandi scontri di idee, certo, scontri di interessi corposi, ma illuminati da prospettive chiare, anche se diverse, e dal proposito di assicurare il bene comune. Che passione c’era allora, quanto entusiasmo, quante rabbie sacrosante! Soprattutto c’era lo sforzo di capire la realtà del paese e di interpretarla. E tra avversari ci si stimava. De Gasperi stimava Togliatti e Nenni e, al di là delle asprezze polemiche, ne era ricambiato.
La passione è finita? La stima reciproca è caduta?
Per
noi comunisti la passione non è finita. Ma per gli altri? Non voglio
dar giudizi e mettere il piede in casa altrui, ma i fatti ci sono e sono
sotto gli occhi di tutti. I partiti di oggi sono soprattutto macchine
di potere e di clientela: scarsa o mistificata conoscenza della vita e
dei problemi della società e della gente, idee, ideali, programmi pochi o
vaghi, sentimenti e passione civile, zero. Gestiscono interessi, i più
disparati, i più contraddittori, talvolta anche loschi, comunque senza
alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti, oppure
distorcendoli, senza perseguire il bene comune. La loro stessa struttura
organizzativa si è ormai conformata su questo modello, e non sono più
organizzatori del popolo, formazioni che ne promuovono la maturazione
civile e l’iniziativa: sono piuttosto federazioni di correnti, di
camarille, ciascuna con un “boss” e dei “sotto-boss”. La carta
geopolitica dei partiti è fatta di nomi e di luoghi. Per la Dc: Bisaglia
in Veneto, Gava in Campania, Lattanzio in Puglia, Andreotti nel Lazio,
De Mita ad Avellino, Gaspari in Abruzzo, Forlani nelle Marche e così
via. Ma per i socialisti, più o meno, è lo stesso e per i
socialdemocratici peggio ancora…"
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