lunedì 28 novembre 2022

GOLFO INSIEME

 

Francesco  Ambrosio*

Molte volte questo gruppo (La Grande Lucania), promosso dal prof. Fierro, si è confrontato sull’inesorabile decremento demografico che attanaglia la Regione Basilicata che è passata dai 611.000 abitanti del 1990 ai 593.000 del 2005, ai 563.000 del 2019 fino ad arrivare ai 545.000 del 2021, Regione che, altresì, nel 2022 è risultata penultima nella classifica nazionale relativamente alla crescita del PIL.

A mio modesto parere sono state molte, ahinoi, le occasioni sprecate dalla Politica nell’affrontare con il dovuto impegno decisionale progettualità che avrebbero potuto garantire uno sviluppo sostenibile del Territorio che si affaccia sul Golfo di Policastro.

Un esempio eclatante che mi piacerebbe rilanciare è rappresentato dal Progetto “Golfo insieme”, un progetto interregionale – nato nel 2003 con Filippo Bubbico, Governatore della nostra Regione – che dopo l’accordo sottoscritto nel dicembre del 2004 tra le Regioni Campania, Basilicata e Calabria, e le Province di Salerno, Potenza e Cosenza, vide i rappresentanti istituzionali confrontarsi su quello che, all’epoca, rappresentava il primo tentativo di azione di sistema tra Regioni del Mezzogiorno.

Venivano coinvolte 3 regioni, 3 province, i tre parchi nazionali più vasti d’Italia (quelli del Cilento e Vallo di Diano, del Pollino e della Valle d’Agri), 19 comuni costieri, decine di comuni interni e 7 comunita’ montane, il progetto “Golfo Insieme” puntava alla crescita sostenibile di un territorio per anni marginalizzato dai grandi flussi turistici internazionali.

Ricordo ancora le proposte avanzate e la passione che animò il confronto dialettico durante l’incontro tenuto sabato 21.05.2007 nel centro congressi del villaggio turistico “Torre Oliva” di Scario sul golfo di Policastro.

Ai lavori parteciparono il Vicepresidente della Regione Campania, il Presidente e l’Assessore alla Programmazione della Regione Calabria, il Presidente (De Filippo) ed il Vicepresidente (Fierro) della Regione Basilicata, i rappresentati delle Province di Cosenza, Potenza e di Salerno ed i Sindaci dell’area.

 

”Il golfo di Policastro – ebbe a dire Antonio Valiante, Vice Presidente della Regione Campania– è una patrimonio eccezionale che va sostenuto in quanto rappresenta  una porta sul Mediterraneo. Questo progetto interregionale punta alla sua valorizzazione ambientale, culturale e turistica attraverso l’utilizzo dei fondi interregionali previsti proprio per questo tipo di progetto.”

Durante l’incontro Valiante avanzò la proposta, accolta all’unanimità, di un tavolo tecnico di cui avrebbero dovuto far parte i rappresentanti delle tre Regioni, struttura che avrebbe dovuto operare in concerto con le Province e con i comuni dell’area.

”Questo e’ il momento giusto per la realizzazione di un progetto sul Golfo di Policastro. affermò Vito De Filippo, presidente della Regione Basilicata. Siamo alla vigilia del nuovo ciclo di programmazione economica 2007-2013 che, sia per i Programmi operativi regionali che per quelli nazionali prevede questo tipo di strategia interregionale. Abbiamo tutto l’interesse ad avviare concretamente un progetto che valorizzi il Golfo.”.

”E’ un progetto interregionale molto importante, concluse Mario Maiolo, Assessore alla Programmazione della Regione Calabria. E’ un banco di prova per la capacità di governance di tre Regioni del Mezzogiorno alla soglia di una intesa molto più complessa con il Governo per far funzionare meglio e di più il Sistema Mezzogiorno.”

Le vicende registrate nel Paese, vicende che hanno rappresentato il frutto della crisi economica del 2008 e che sono state prodotte da una Classe Politica, quanto meno poco attenta, hanno fatto da freno ad una proposta che era lungimirante e che andrebbe ripresa nel suo complesso. Solo in questo modo si potrà dare un contributo mirato a promuovere sia una diversa qualità della vita, sia lo sviluppo socioeconomico dell’area e ad evitare, di conseguenza, il decremento demografico delle giovani generazioni su questo territorio.

Per amore di verità voglio ricordare che nella primavera del 2021 fu promosso un dibattito, voluto da Italia Viva di Maratea per parlare di Turismo sostenibile al tempo del Covid e delle prospettive territoriali del Golfo di Policastro.

Il dibattito, pure articolato, registrò gli interventi di rappresentanti delle Istituzioni e delle Associazioni locali nonché le conclusioni di Tommaso Pellegrino del Consiglio Regionale della Campania e di Mario Polese, Vicepresidente del Consiglio Regionale di Basilicata.

Ancora oggi non capisco – però - né il motivo per cui a detto dibattito non fosse stato invitato - e di conseguenza risultasse presente - alcun rappresentante Istituzionale della Calabria né il perché durante il dibattito  fosse stato ignorato – inspiegabilmente - il Progetto “ Golfo Insieme “.

Registro, in ogni caso, che tale dibattito non ha avuto alcun seguito e non si è fatto alcun passo avanti per la valorizzazione del Golfo di Policastro.

Nel rimandare alle  parole introduttive di Gianni Calvi (riportate in calce) al volume "Visioni di Maratea e del Golfo di Policastro", edito dall'Istituto Geografico De Agostini di Novara nel 1957, parole che tratteggiano bene la centralità e le peculiarità di questo territorio stratificatesi a partire dall’800 A.C. fino ai giorni nostri, mi sento di proporre al gruppo che si riconosce ne “La Grande Lucania” se vogliamo - con piglio decisionale - rilanciare, oltre a tanti altri, anche questo Progetto.

  

"Presentiamo in questo volume una delle zone più belle e più sconosciute del Mezzogiorno d'Italia; e una delle più antiche e civili. Essa subì l'influsso della colonizzazione greca circa 800 anni prima di Cristo. Nel VI e V secolo venne occupata dai Lucani, che diedero il loro nome a tutta la regione compresa fra la Campania, l’Apulia e il Bruzio (Calabria). Roma sottomise la Lucania nel 298 a. C. Nell'87, dopo la guerra sociale, ottenne i diritti di cittadinanza ed entrò a far parte della Comunità di Roma. Sotto Augusto era compresa nella III Regione Italica (Lucania e Bruzio).

Erano di origine greca le maggiori città costiere. Sul Tirreno famose Poseidonia (Paestum) ed Elea (Velia), di cui restano tracce monumentali. Di altre affacciate sul Golfo di Policastro come Blanda e Laos, scomparse nell'alto Medio Evo, è insufficiente o incerta la documentazione archeologica e storica. A differenza di queste ultime Policastro (la greca Pixus, Buxentum per i romani) sopravvisse alle calamità che la investirono, grazie alla continuità e all'autorità dei suoi Vescovi.

Policastro dà nome al Golfo, i cui limiti, ad ascoltare gli antichi che lo chiamavano «sinus Laus», golfo di Lao, si stendevano da Capo Palinuro a Capo Bonifati. Un criterio più rigoroso — ma tutte queste indicazioni hanno un fondo convenzionale — lo limita tra Punta degli Infreschi e Capo Scalea, nei termini in cui è meglio pronunciata l’insenatura. Oggi confluiscono sul Golfo di Policastro i confini amministrativi di tre regioni: la Campania, fino al Canale Mezzanotte; la Lucania, da questo punto sino alia foce del Noce; infine la Calabria. Ma un tempo il Golfo era tutto Lucania. Infatti, geograficamente e geologicamente questa regione nel suo versante tirrenico va dal Sele, a nord di Paestum, al solco Sangineto-Passo dello Scalone, sotto Belvedere Marittimo, dove termina l’Appennino Lucano e inizia il sistema Calabro-Siculo, di altra origine e natura. Anche l'antica regione amministrativa lucana era pressappoco entro questi limiti: cioè dal Sele al Lao, che si getta nel Tirreno fra Capo Scalea e Diamante. Nel presentare le visioni del Golfo noi seguiamo criteri estensivi, che trovano fondamento nella natura e nella storia; e perciò puntiamo l'obiettivo dalla zona di Palinuro a Belvedere Marittimo.

Tutte le vicende del Mezzogiorno, dal Medio Evo in poi, hanno lasciato traccia nella regione. I Longobardi nel IX secolo, i Bizantini nel X, i Normanni nell'XI, gli Svevi dal 1189 al 1261 (è dal tempo di Buggero II che la regione lucana incomincia a chiamarsi Basilicata, cioè governata da un funzionario imperiale o «basilico»), gli Angioini e poi gli Aragonesi dal 1300 alla fine del '400, la Spagna per i due secoli successivi, quindi gli Asburgo per trentatré anni, e poi i Borboni, la Francia di Napoleone e di nuovo i Borboni governarono successivamente la regione e il Golfo, mentre saraceni e corsari di ogni razza non cessarono di fare oggetto delle loro scorrerie la zona costiera, respingendo gli abitanti in località più protette o nell'interno e aumentando la loro miseria. La minaccia corsaresca e l'ordinamento feudale sono gli eventi del passato che si sono più nettamente trasferiti, mantenuti, quasi fissati nel paesaggio e nel color locale, e lo caratterizzano tuttora.

Nelle tavole che abbiamo raccolto tentiamo di esprimere la sconosciuta bellezza del Golfo, dei suoi dintorni e del suo retroterra attraverso i caratteri più rilevanti e nella loro straordinaria varietà di aspetti. È con struggimento che si ricordano queste grandi solitarie coste, gli strapiombi rocciosi, le aguzze scogliere nerastre che si allungano nell'acqua tersa e intensamente colorata, i bellissimi promontori, le nude isolette, l'improvvisa quiete delle spiagge naturali, le impressionanti distese di sabbia che respingono il mare come nei grandi archi di Praia e Scalea. L'eloquenza scenografica del paesaggio marino si ripete con altre note non appena si risalgono le valli verso l’interno: grandiosi scenari dolomitici, come nella Valle del Mingardo; nudi aspetti carsici, come al Passo della Colla, appena sopra Maratea; aperti e luminosi paesaggi svizzeri come a Lauria e a Lagonegro; immense distese di ulivi, che richiamano la Toscana, nelle estreme propaggini del Cilento o da Policastro a Sapri; i rigogliosi castagneti che danno a Trecchina un aspetto di prealpe lombarda: così la scena è sempre grande e variata, ricca di imprevisti e di sorprese.

C’è una ragione strutturale che spiega l'eccezionale fantasia del paesaggio, ed è l'estrema varietà dei terreni che vanno dall'alba del mesozoico alle più recenti formazioni marine. Ma il dato scientifico non basta a definire la misura essenziale di questa bellezza. Forse bisogna cercarla nella staccata solennità, o nel silenzio, o nella presenza viva dell'antico; o in tutte e tre queste cose insieme.

Che navigatori delle leggendarie età solari siano approdati a queste coste pare cosa naturale. Queste aguzze scogliere, il mare lucido e trasparente, il sole luminoso, le sterminate solitudini sono quelle dei miti mediterranei. Che lunghe lotte abbiano tormentato queste terre, si vede. Ogni borgo di qualche importanza ha una parte munita, il castello, inerpicato su una rupe da dove si domina il mare, o la strada; e su ogni punta o capo, su ogni altura che guardi un passaggio, si scorgono i ruderi di torri o di rocche. Le case sono strette l'una all'altra; sono case di gente che ha dovuto ripararsi, difendersi, talvolta fuggire. Città distrutte e abbandonate sono rimaste con le loro intatte macerie a guardia del loro passato, come l'antica Maratea e l'antica Cirella.

A Maratea, le cui braccia si allargano su tutto il fronte tirrenico dell'attuale Lucania, il mare e la terra, la civiltà e la storia di queste terre hanno riunito in un suggestivo diorama tutte le loro espressioni. Qui sono le alte rocce incombenti sul mare, i promontori, le isole, una corona di grotte dove natura e magia si incontrano; c’è una conca verde e fertilissima adagiata fra la brulla montagna del Cerrito e l'impennata rupestre di Monte S. Biagio, con una vegetazione fiorente e varia che in breve tratto passa dalle agavi, dagli aranci, dai carrubi, dai fichi d'India ai carpini, ai frassini, alle ginestre, agli abeti; ci sono le torri, i castelli, le rovine, i santuari che rendono ricche di dramma e di leggenda le tradizioni. E Maratea, la sola località di queste zone che riuscì a mantenersi libera nei tempi feudali e a svilupparsi nei suoi vari nuclei in modo difforme ma congeniale, sembra appunto un miracolo della natura e della storia, la più importante scoperta del Golfo di Policastro."

 

                                                                             *già Sindaco di Maratea

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