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CAPANNONI, GLI INDUSTRIALI LEVANO LE TENDE E I CRIMINALI SCARICANO ECOBALLE
Di Pietro Simonetti
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Pietro Simonetti |
Se
ci fossero ancora dubbi sull’infiltrazione della criminalità in
Basilicara arrivano dalla cronaca notizie sul rinvenimento di ecoballe
in alcuni dei capannoni industriali dismessi a riprova che gli
industriali levano le tende e le bande criminali ci piazzano i rifiuti.
L’entità del fenomeno è ancora da accertare perchè i capannoni chiusi da
tempo sono molti e in mani diverse: dai vari commissari liquidatori che
sono i gestori del relitto industriale , al collassato consorzio Asi
che non ha assicurato la vigilanza nelle aree industriali, alla nuova
società apibas, cui non si riesce ancora a trasferire il patrimonio
residuo per difficoltà di accertamento. le situazioni finora note sono:
a) un deposito di 5000 tonnellate di rifiuti speciali , lodevolmnente scoperto dai Carabinieri.
Si tratta della Nuova Ari ,
una delle 15 aziende finanziate alla legge 219 nel sito di Baragiano-
Balvano revocate,fallite,abbandonate.
b) stessa destinazione
illecita scoperta ad Atella.La Mim,una delle aziende dei post sisma
finanziate all'”angelo del terremoto” di Como,il geometra
Pirovano,arrestato dal Giudice Lancuba di Melfi per diverse truffe, che
atterrava con l’elicottero in Irpinia per gestire con la collaborazione
dei “pali” locali i finanziamenti di 20 fabbriche quasi tutte chiuse o
revocate.
Nella Mim gli inquirenti
hanno trovato un deposito di ecoballe per migliaia di tonnellate,nessuno
dell’Asi in liquidazione si è accorto di nulla per molto tempo.
Non solo gli unici siti trasformate in discariche di rifiuti speciali e pericolosi.
La piu’ grande si trova a
Maratea, zona Castrocucco,circa quaranta ettari di impianti dismessi
della ex Pamafi,l’azienda florovivaistica fondata dal Conte Rivetti e
affondata negli anni novanta da una azienda privata del Monte Amiata a
cui la Regione,inopinatamente, aveva ceduto il sito.
La ex Pamafi, in
liquidazione perpetua da parte di tre persone nominate dal Ministero
dello Sviluppo,doveva essere restituita alla Regione da tempo. L’azienda
toscana non ha pagato il mutuo contratto a suo tempo con la Cassa
Contadina.
La Regione ,tra
contenzioni legali e trattative concluse con intese, non ha ancora
rimesso piede nel sito e non ha utilizzato il finanziamento per la
bonifica della UE pe il riuso e l’attuazione del progetto “la Cittadella
dell’Ambiente”.
Ogni tanto e con regolare
scadenza a Castrocucco scoppia un incendio ma ,spento il fuoco e
diradato il fumo, Comune di Maratea e Regione tornano a dormire.
La Regione ha deliberato
che il sito contiene centinaia di tonnellate di “rifiuti speciali e
pericolosi”, ma non interviene ed il Comune neanche.
A poche settimane dai 42
anni dal sisma ,a circa 18 dalla liquidazione dell’azienda di
Castrocucco,sarebbe opportuno fare qualcosa di concreto per bonificare
le aziende citate e riutilizzare una parte dei cento capannoni ,valore
oltre 200 milioni di euro, lasciati all’uso dei trafficanti di rifiuti,
ai ladri di rame e di tutto quello che si puo’asportare o stoccare.
Sarebbe il caso,tenuto
conto che la Regione ha i fondi,procedere con le bonifiche, e per l’Api
-Bas recuperare i capannoni per nuovi investimenti?
Domanda che giriamo all’Assessore all’ Ambiente e sopratutto al Prefetto di Potenza se questo immobilismo continua.
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