Nicola SAVINO*
Finché il “dovere di adempiere ..alle funzioni pubbliche ..con disciplina ed onore>, di cui all’ art 54 della Costituzione, è stato obiettivo della “Politica”, l’importanza dell’organizzazione si è intrecciata con quella dell’identità. Man mano ch’è prevalsa altra prassi, il collegamento tra Società ed Istituzioni si è andato progressivamente allentando, come dimostra il crescente astensionismo.
Metà degli Elettori non votano, in maggioranza disagiati e con minore istruzione, sicchè il fenomeno è più elevato al Sud, dove, se si vota, è facile per ricambiare un favore. Di lì, lo storico Massimo L. Salvadori sul Corsera dell’11/11 <domina la videocrazia: la gente s’informa attraverso i talk show…. tra risse verbali che rendono la discussione incomprensibile . Anche il Parlamento è pieno di personaggi che sembrano raccattati agl’angoli delle strade …Decadenza delle élite ..la democrazia è in crisi e le classi politiche inadeguate”.
Siamo arrivati a questo punto soltanto per colpa di Mani pulite? Il Presidente Scalfaro, pur negando la firma al Decreto Conso che riapriva l’amnistia già deliberata per il Pci, sottolineava la essenzialità dei Partiti:<Demonizzarli, criminalizzarli è terribilmente pericoloso, poiché senza partiti non c’è democrazia >.
Mani pulite e in genere la Magistratura hanno indubbiamente dominato, ma per responsabilità degli stessi Partiti che hanno rifiutato almeno due occasioni: a) l’invito di Craxi del 3 luglio ’92 a Montecitorio, di superare il finanziamento “illecito”; b) di regolamentarsi come prescritto dalla seconda parte dell’art 49 CC.
La loro autonomia essendo pilastro di Democrazia, al finanziamento si sarebbe dovuto provvedere in modo trasparente (dallo Stato, magari tramite i cittadini, ipotesi T. Piketty). Quanto al “metodo democratico”, assoggettando se stessi- con legge- all’obbligo di adottarlo ed ai relativi controlli. A tali condizioni, un po’ per volta e sebbene lentamente, gli elettori avrebbero potuto finalmente considerarli come strumenti indispensabili alla loro partecipazione!
Disattendendo il dettato costituzionale, si è invece normata solo la presentazione delle Liste! Cosa può dunque verificarsi?
Primo: che un gruppo d’interessi partecipi alle elezioni con una Lista depositata da due o tre persone presso un notaio e sostenuta da un certo numero di firme: e che cosi, in modo facile e legale, esso giunga alla guida di qualche Istituzione.
Poiché, giuridicamente, i presentatori di una Lista non costituiscono un Partito e non offrono alcuna garanzia all’Elettore, la soluzione corretta sarebbe-invece- di consentirla soltanto ai Partiti che assumessero tutte le loro decisioni con “metodo democratico”. Il loro rifiuto di legiferarne almeno dall’’89 forse si spiega come difesa della propria autonomia. E però, al controllo, si sarebbe ben potuto provvedere con Organi di garanzia espressi dalle stesse Assemblee elettive, come già quella “per le elezioni” !!
Caduto il Muro di Berlino e declinanti i due fronti ideologici reggenti l’identità dei Partiti e le stesse adesioni, era ormai palese non si potesse protrarre la disattenzione alla Carta! Tanto più perché, nel ’70, con l’avvio delle Regioni e la necessità di un numero maggiore di candidati, si diffondeva la tendenza ad acquisirli dall’esterno! Ben presto si giunse anche al fenomeno delle “tessere false” ed agl’investimenti nelle “correnti”; e si dilatò il finanziamento illegale. Poi, Mani pulite, il primato dei Pubblici ministeri, l’antiparlamentarismo, l’astensionismo ….
Dopo la recente sconfitta del Centro-Sinistra, il Pd si è avviato al Congresso con l’intento di rigenerarsi e di risanare la Politica. Ma se con il metodo dell’ “apertura” ai “non tesserati”, é bene dirci con chiarezza che se essa implica non solo il proporre e discutere, ma anche il votare, si continuerà a consentire che interessi particolari inquinino; e non ci sarà né risanamento del Sistema né futuro migliore!
Dimenticato che, prima del 1970, anzitutto i Partiti da cui Esso proviene condizionavano la concessione della tessera e le candidature al giudizio dei Pro viri; e che con le “scuole di formazione” preparavano candidati capaci ed affidabili, per fornire garanzie all’elettore??
Se davvero si volesse risalire la china, occorrerebbe riorganizzarsi al modo degli “antenati” ed impegnarsi ad attuare il dettato costituzionale. Diversamente, sarà consolidata la discesa al Presidenzialismo. Non a caso- nelle Regioni- fu introdotto dall’astuzia dell’on Tatarella, vice di Berlusconi; e nemmeno a caso, in Basilicata dilagano da tempo intrecci e scambi non sempre decorosi e non soltanto sottobanco.
Insomma, proprio nelle Regioni del Sud, già un disastro tale che sarebbe ancora più tragico a livello nazionale. La rigenerazione non può dunque essere posticcia: o mò o mai più! ns
*già Parlamentare e Sottosegretario di Stato
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