sabato 7 ottobre 2023

ILLEGALITA' E ABUSI IN BASILICATA: Il CASO EX PA.MA.FI.

 


                                                                Nicola  SAVINO*

La clamorosa operazione anti caporalato realizzata in questi giorni dai Carabinieri nel Metapontino conferma la fondatezza dell’azione di pungolo che Pietro Simonetti svolge nella nostra Regione: con precise e molteplici “denunce” soprattutto su Politica & Società di Potenza!

Gli episodi e le situazioni ….restano nell’indifferenza “ Rispetto alle “5mila tonn. di rifiuti speciali scoperti dai Carabinieri in uno dei 100 capannoni vuoti o inutilizzati e alle tantissime attrezzature asportate o svendute.. risorsa ….dispersa.. a disposizione dei predatori di rame.. nonché dei saccheggiatori di impianti sanitari ..di liquidatori protési ad allungare sine-die  (le)curatele…,alle liquidazioni” della Nuova Arl, nel Comune di Balvano.. finanziata con la 219..fallita e abbandonata…,della Mim di Atella, anch’essa finanziata dall’ <angelo del terremoto> ed abbandonata con un deposito di ecoballe” . Circa “siti inutilizzati, trasformati in discariche di rifiuti speciali e pericolosi.. gestiti da curatori e liquidatori del tipo scoperto alla ex Darmic di Tito”. E sul caso Pamafi,“in liquidazione perpetua da tre commercialisti nominati dal Ministero dello sviluppo che doveva essere restituita alla Regione da tempo”.

Una moltitudine d’illegalità e di abusi dannosi sia per la salute pubblica che per la stessa credibilità della difesa dell’interesse pubblico! 

Della Pamafi, recentemente si è occupata  anche Tg3 Basilicata: un caso che coinvolge direttamente la Regione lungo una vicenda molto tormentata di cui soltanto Simonetti conosce tutte le tappe.

Ne ricordo gli inizi, di quando assessore alla Regione! Quando il Conte Rivetti, che possedeva gran parte della piana di Castrocucco, sembrò volerla trasformare in un villaggio turistico di gran lusso con canali di attracco per motoscafi, giunse alla Regione l’iniziativa dei dipendenti a tutela del loro lavoro (coltivavano fiori e li esportavano in tutta Italia ..reggendo il mercato). Era naturale la preoccupazione per la sorte dell’azienda, ora spinta sul crinale del fallimento dal Conte che, non pagando il debito cumulatosi per il carburante da cui le Serre non più riscaldate, spingeva la coltivazione floristica a non essere più possibile. Dal fallimento sarebbero così derivate la fine del lavoro per oltre 130 (se ricordo) persone e l’avveniristica utilizzazione della piana per una speculazione edilizia che gli abitanti ed una corretta politica ambientale rifiutavano. La Giunta Verrastro ottenne perciò dalla ditta Perretti di Potenza la fornitura del combustibile a fronte della semplice “parola” dei Dipendenti (sulla fiducia); e questi, grazie alla Cassa per la piccola proprietà contadina, intelligentemente attivata dal compianto Senatore Scardaccione, finanziò a Ciascuno di Essi l’acquisto dell’Azienda. 

 

Si ebbe così una  Cooperativa di Dipendenti costituitasi per la fiducia di un Imprenditore locale-in aiuto ad un’Azienda anch’essa locale- e addirittura con il consenso dello stesso Proprietario Fondatore (che comprese la serietà politica di chi decideva sull’uso del territorio!). Si ebbe di fatto, per una via legale, un autentico episodio di “comunismo” all’italiana!

Nella prima fase, la Pamafi .. rifiorì e per alcuni anni produsse e prosperò! Quando poi i Dipendenti-(proprietari.. ma debitori verso la suddetta Cassa) man mano si pensionarono e la Cooperativa non seppe sopravvivere autonomamente, cominciarono i guai!

Non ricordo bene (nell’87 ero stato eletto alla Camera), ma mi pare subentrasse l’Ente per lo sviluppo agricolo di Basilicata e la situazione s’intricò lungo una china poi finita ai liquidatori (perpetui?) nominati dal Ministero dello sviluppo. A noi Politici del tempo dovrebbe - a questo punto- sorgere lo scrupolo d’aver ostacolato la “canalizzazione con villette”, un progetto turistico ancora in nuce (ma mi pare fallito altrove), comunque foriero di danni  ambientali sia per l’attuale spiaggia che per la piana ed il retroterra; con il pericolo di una palude stagnante a tratti ed ingovernabile col mare “grosso”. 

Certo è che la Pamafi è stata ridotta così per l’ INCURIA delle Istituzioni; così le altre “iniziative” finanziate dal terremoto o comunque foraggiate dal danaro pubblico: ora divenute persino pericolose per la salute e per la stessa sicurezza pubblica. Qui c’é, per un verso o per l’altro e non da ora, una  grave INDIFFERENZA PUBBLICA; sicché occorrerebbe nominare un Commissario che, con adeguato supporto tecnico, conoscendo a fondo le situazioni e le loro storie, impieghi una salda esperienza politico-organizzativa …una rara fermezza di carattere e d’onestà civica per muoversi nei meandri- anche nazionali e legali- a sciogliere i nodi! 

 

Occorre una di quelle Figure che a Roma definiscono “Risorse della Repubblica” e che qui potremmo con più modestia definire “lucane”.

Il Massimo Ente territoriale, dinnanzi a queste situazioni, assumerà Intelligentemente le sue responsabilità, o continuerà ossessivamente ad esercitare il Potere alla esclusiva ricerca del consenso?  Avranno i “nostri eroi” il proposito di discutere e decidere per qualche soluzione oggettivamente indispensabile e corretta oppure- di nuovo- ciascuno avrà qualche interesse privato da favorire? ns        

                                                             *Già  Parlamentare e Sottosegretario di Stato  

 

Nessun commento:

Posta un commento