COMUNICATO STAMPA
Mafia nel
metapontino: come è stato possibile?
Come
è stato possibile non accorgersi di questa piovra mortale?
Come
è stato possibile sottovalutare e per tanti anni far passare attentati e
intimidazioni per semplici autocombustioni?
Come
è stato possibile girarsi dall’altra parte, prendere per visionari chi lanciava
allarmi, lasciare inascoltati appelli e grida d’aiuto?
Come
è stato possibile non cogliere in tutta la sua pericolosità ciò che era già
evidente agli occhi di tutti ma probabilmente e volutamente non agli occhi di
chi come al solito pensava solo a mostrare una cartolina a colori che non
c’era?
Come
è stato possibile perdere tempo nei litigi fra Palazzi e disinteressarsi della
sfiducia verso le Istituzioni che nel frattempo sempre più cresceva fra la
gente?
Come
è stato possibile parlare il linguaggio sterile di certi equilibrismi istituzionali
proprio mentre quella gente seminava terrore con il linguaggio mafioso delle
armi, della prepotenza, dei summit in un lido, dell’”onore”, della “fedeltà” e
dei “santini bruciati”?
Mai
come questa volta il nostro ringraziamento alle Forze dell’ordine e alla
Procura Antimafia di Potenza non è di circostanza ma sentita e sincera, perché
nel dare seguito alle numerose promesse di giustizia fatte negli ultimi tempi
hanno restituito speranza ad un territorio e ad una regione che negli anni
dinanzi a quelle violenze non sapevano più cosa dire, cosa fare e di chi
fidarsi.
Mai
come questa volta siamo chiamati a prendere coscienza che forze dell’ordine e
magistratura possono solo tagliare l’erba cattiva che ciclicamente torna a
crescere, a noi tutti invece la responsabilità di arginarla in tempo, di
isolarla culturalmente, di stigmatizzarla socialmente.
Guardandoli
in faccia, chiamandoli per nome.
Chiamandola
per nome: mafia.
don Marcello Cozzi
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