Yara Gambirasio |
Massimo Giuseppe Bossetti |
Ieri sera la Suprema Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il lungo Ricorso, con il quale i due Avvocati dell'imputato Bossetti avevano impugnato la sentenza di condanna all'ergastolo di secondo grado per chiederne l'annullamento senza o con rinvio ad altra Corte di Appello, dovendosi ritenere la mancanza di prove sufficienti a giustificare una tale condanna o, comunque, la necessità di nuova perizia relativa al dna attribuito al loro assistito.
Nel costante ricordo della piccola Yara, brutalmente uccisa con sevizie e crudeltà in un tentativo di violenza sessuale, e nel comprendere la sofferenza a vita inferta dall'assassino ai suoi genitori ed alla sua famiglia, ho seguito la vicenda umana e giudiziaria di "ignoto 1", identificato poi con l'insospettabile Massimo Giuseppe Bossetti, grazie ad una lunga, complessa ed eccezionale attività investigativa fondata sull'isolamento di un profilo genetico (dna) ritrovato sugli indumenti anche intimi della povera Yara.
Dall'identificazione scientifica di "ignoto 1", riconosciuto in un figlio illegittimo di tal Giuseppe Guerinoni e di Ester Arzuffi, moglie di Giovanni Bossetti, derivarono l'arresto di Massimo e la sua detenzione, seguiti da condanna all'ergastolo in primo e secondo grado di giudizio ed ora anche nell'ultimo grado della Suprema Corte di Cassazione.
La sig.ra Ester Arzuffi, nonostante l'evidenza scientifica, dopo l'accertamento ha sempre negato sino alla recente sua morte, preceduta da quella del marito, di essersi accompagnata in gioventù con il Guerinoni ed ha continuato a sostenere che Massimo, con secondo nome forse non a caso Giuseppe, fosse figlio di suo marito, entrambi ignari della vera paternità naturale, conosciuta solo dopo tanti anni per effetto delle indagini legate all'uccisione di Yara.
Anche l'indagato e poi imputato Massimo Giuseppe Bossetti, nonostante l'evidenza scientifica del suo dna come ritrovato nel caso di specie, ha sempre negato e continua a negare che si tratti del suo dna ed ha sostenuto, in alternativa, di non sapere come possa essere finito sul corpo della giovane vittima, con reiterata richiesta di ulteriore, specifica perizia, mai accolta nei vari gradi di giudizio.
Si potrebbe, anche a ragione, dire a questo punto:
bugiarda la madre (sembra che pure gli altri figli non fossero di suo marito), bugiardo anche il figlio, che si proclama innocente.
bugiarda la madre (sembra che pure gli altri figli non fossero di suo marito), bugiardo anche il figlio, che si proclama innocente.
Sennonchè, senza approfondire questo argomento, desidero esprimere qualche considerazione, frutto anche della mia quarantennale esperienza di Avvocato del Foro di Lagonegro:
Sin dal primo momento non ho mai condiviso la linea difensiva scelta e praticata dai due Avvocati di fiducia dell'imputato Bossetti, che mi sono apparsi piuttosto condizionati, nel loro agire, dalla cieca ed ostinata certezza dell'innocenza del loro assistito, come da questi proclamata peraltro in ordine ad un delitto, per così dire, inconfessabile specialmente da parte di una persona normale con moglie e figli anche dell'età di Yara. E' probabile che proprio tale loro certezza li abbia incoraggiati, più che a precedere, a seguire l'imputato e ad escludere, tanto per cominciare, la scelta del pur deprecabile rito abbreviato con il previsto sconto di pena, ancora possibile anche per reati di estrema gravità come quello di cui si tratta. Mi è sembrato, in pratica, che in qualche modo il Bossetti venisse, per così dire, accompagnato verso una sicura condanna all'ergastolo, come poi di fatto comminata nei vari gradi di giudizio.
Non ho condiviso poi il notevole apporto dato dai due difensori al c.d. processo mediatico pendente presso alcuni studi televisivi e celebrato parallelamente a quelli tenuti presso le diverse aule di Giustizia. Ritengo del tutto inopportuna ed, a mio parere, sarebbe proprio da vietare, la partecipazione degli Avvocati a programmi televisivi e ad interviste, aventi ad oggetto un processo penale pendente, nel quale sono impegnati come difensori di un imputato o di una parte civile. Una tale frequente partecipazione può rivelarsi addirittura dannosa per la parte assistita, come certamente lo è già per un mero indagato o imputato che liberamente, attratto dalle telecamere, si metta a parlare pubblicamente con giornalisti o conduttori televisivi del suo caso e magari poi, dinanzi all'Autorità giudiziaria, si avvalga della facoltà di non rispondere. Non sarebbe meglio tacere e difendersi adeguatamente nelle sedi opportuna?
A chi giova, essere sempre e comunque alla ribalta?
A chi giova apparire continuamente in televisione e parlare, parlare, parlare, laddove sarebbe preferibile un doveroso silenzio, sostituito da una puntuale e positiva difesa tecnico-legale nelle aule di Tribunale nel rispetto della migliore linea difensiva possibile?
Un'ultima cosa:
Ieri sera, quasi in contemporanea, il processo a carico di Bossetti si è tenuto presso lo studio televisivo di "Quarto grado", anche in collegamento con inviati esterni, e presso la Suprema Corte di Cassazione. Ancora una volta gli Avvocati dell'imputato hanno parlato, parlato, parlato in TV.....prima e dopo la sentenza, con la quale è stato dichiarato INAMMISSIBILE il Ricorso per il loro assistito (ciò giuridicamente significa che i due difensori hanno sbagliato il Ricorso).
Ieri sera, quasi in contemporanea, il processo a carico di Bossetti si è tenuto presso lo studio televisivo di "Quarto grado", anche in collegamento con inviati esterni, e presso la Suprema Corte di Cassazione. Ancora una volta gli Avvocati dell'imputato hanno parlato, parlato, parlato in TV.....prima e dopo la sentenza, con la quale è stato dichiarato INAMMISSIBILE il Ricorso per il loro assistito (ciò giuridicamente significa che i due difensori hanno sbagliato il Ricorso).
Legittimo è il dubbio, a questo punto, che essi possano aver sbagliato qualcosa in Cassazione, proprio dal punto di vista tecnico giuridico, quello più importante per chi aspettava la sentenza della Corte, da detenuto già condannato all'ergastolo, ora in via definitiva. E, forse, l'errore di fondo è da intravedersi già nella linea difensiva scelta e seguita nel tempo, potendosi ben sperare, se non nell'assoluzione, almeno in una pena più lieve di quella massima prevista nel nostro Paese.
Da parte di "Quarto grado" sarebbe poi stato certamente preferibile evitare al pubblico dei telespettatori il sostegno post sentenza in diretta a Bossetti, come manifestato da alcuni con lui detenuti presso il carcere di Bergamo, tutti ben consapevoli della presenza delle telecamere all'esterno del carcere, quasi come se il condannato fosse la vittima.
Sia, invece, ben chiaro:
La vittima è Yara Gambirasio e vittime sono i suoi familiari.
Che Massimo Giuseppe Bossetti, condannato all'ergastolo in via definitiva, continui pure a difendersi, ove possibile, nelle sedi opportune e con i suoi Avvocati di fiducia, che così potranno ancora apparire in televisione, se ancora lo vorranno!
Da parte di "Quarto grado" sarebbe poi stato certamente preferibile evitare al pubblico dei telespettatori il sostegno post sentenza in diretta a Bossetti, come manifestato da alcuni con lui detenuti presso il carcere di Bergamo, tutti ben consapevoli della presenza delle telecamere all'esterno del carcere, quasi come se il condannato fosse la vittima.
Sia, invece, ben chiaro:
La vittima è Yara Gambirasio e vittime sono i suoi familiari.
Che Massimo Giuseppe Bossetti, condannato all'ergastolo in via definitiva, continui pure a difendersi, ove possibile, nelle sedi opportune e con i suoi Avvocati di fiducia, che così potranno ancora apparire in televisione, se ancora lo vorranno!
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