sabato 13 ottobre 2018

RIACE E IL SUO SINDACO

DA  "PILLOLE"  di  Gian Carlo Marchesini  in  www.calderano.it

                     
        Manifestazione a Riace del 06/10/2018

Riace, comune della Calabria (RC) a pochi chilometri dal mare Ionio è situata su colline con poca vegetazione spontanea per lo più composta da irti fichi d'india e canneti lungo i canali. Terra desolata e devastata periodicamente da violenti nubifragi. Il numero degli abitanti è di poco più di 2000, ma molte sono le case vuote ed abbandonate, come del resto destino comune a quasi tutti i borghi del sud d'Italia. A vederla dalla strada, piena di curve e che la unisce alla più nota e importante SS106, nella sua semplicità stupisce per come sia potuta diventare tanto famosa. Ma la ragione è ormai nota a tutti. "Quella di Lucano, il suo sindaco, è la storia di un maestro di scuola di idee progressiste che inizia nel dicembre 1997, quando un barcone carico di 800 rifugiati curdi attraccò nel piccolo porto di questo piccolo paese di pescatori. Lucano non innalzò steccati. Anzi: vide - dietro quell'arrivo in massa di disperati - un'opportunità storica per rivitalizzare, anche economicamente, un villaggio che pareva destinato a svuotarsi dei suoi abitanti.

Grazie alla sua associazione (Città futura) e ai contatti con l'amministrazione locale, offrì ai migranti gli appartamenti abbandonati di Riace, spiegò loro che, se avessero voluto rimanere lì, avrebbero dovuto seguire un corso di specializzazione e inserimento al lavoro. Per anni il sindaco – che è nel mirino della criminalità organizzata - si è battuto affinché il Ministero dell’Interno abolisse strutture come i Cie e i Cara, rifiutandosi di gestire i flussi migratori con le logiche emergenziali, in favore dell’ampliamento del Sistema centrale di protezione Sprar cui il cosiddetto modello Riace ha fatto da apripista.
Diciotto anni più tardi, scrive Fortune, Mimmo O kurdu ha cambiato il volto di questo piccolo villaggio calabrese, concedendo ospitalità a 6000 richiedenti asilo, provenienti da 20 diverse Nazioni, e ridando slancio all'economia di questo borgo assurto agli onori della cronaca per il ritrovamento, nel 1972, dei Bronzi di Riace (poi trasferiti a Reggio). Già nel 2010 Lucano aveva ottenuto un prestigioso premio, terzo classificato nel 2010 tra i migliori sindaci del mondo".
Dopo un viaggio in pullman di più di cinque ore, arriviamo finalmente a destinazione giusto in tempo per la partenza del corteo.
In prima fila un folto gruppo di ragazzi di colore ballano e cantano a squarciagola, a seguire ci sono gli abitanti di Riace e poi di seguito tutti i manifestanti venuti da più parti, anche dalla Toscana. I numeri parlano di circa cinquemila partecipanti. Ci sono pochissime bandiere di partiti e, tranne l'ex presidente della camera dei deputati, Laura Boldrini, nominata in precedenza cittadina onoraria di Riace, per il sostegno e la collaborazione dati al suo primo cittadino , e alcuni sindaci riconoscibili dalla striscia tricolore che indossavano, come quello di Cerveteri, Alessio Pascucci, non ci sono esponenti di partiti politici. Lo slogan più ripetuto è ovviamente quello di : “Mimmo libero e Riace non si arresta”, “L'umanità non è illegale” e poi l'ormai universale “Bella ciao” cantata da tutti e per tutta la durata del corteo. A più riprese, giovani muniti di megafono, pronunciano discorsi sull'unica via percorribile per un futuro migliore per l'umanità intera: l'unione e la collaborazione. 
C'è negli occhi di tutti una visibile commozione. La sensazione che tutti esprimono è quella della consapevolezza di partecipare ad un evento di grande valore simbolico. (Non è un caso che manifestazioni pro sindaco di Riace si siano fatte anche in altre città come Milano ad esempio). Della consapevolezza che si è presenti per dire con forza che se dietro l'arresto del Sindaco Mimmo Lucano c'è l'intenzione di ostacolare, cancellare o trasformare in fenomeno da megalomane, forse l'unica, vera e concreta proposta di accoglienza di esseri umani che per necessità fuggivano dal loro paese, questa non passerà; in una terra, (come d'altra parte tutto il sud), da sempre abbandonata a se stessa, soffocata dalla mala vita e dal potere dei più forti, e dimenticata perfino dalla politica e dallo stato.
Una leggera pioggerellina non scoraggia i manifestanti che, dopo il saluto al sindaco sotto la sua finestra, confluiscono nella piazza principale del paese,(quelli che riescono ad entrarvi), dove ascoltano i vari interventi a sostegno dell'operato di Mimmo Lucano e del suo modello di accoglienza che unisce il rispetto della dignità umana ad un possibile sviluppo economico. Uno per tutti quello del sindaco di Cerveteri che ha deciso, a seguito dell'arresto di Mimmo Lucano, di autodenunciarsi per lo stesso reato: “Se serve la disobbedienza civile di un sindaco per mettere in pratica la solidarietà e l'accoglienza, ci dichiariamo tutti colpevoli e complici". Dichiara inoltre: "di avere piena fiducia nei confronti della magistratura, ma al contempo di ritenere Lucano vittima sacrificale sull'altare del salvinismo che vuole attaccare un modello di integrazione vincente. Come insegna il modello di Riace, la vera politica di integrazione si deve basare su diritti e doveri equivalenti e condivisi, per arrivare nel tempo ad una cultura dell'integrazione responsabile. Se atti come questi e come quelli del Sindaco Mimmo Lucano sono reati, se è la solidarietà stessa a diventare un reato, allora siamo tutti colpevoli e complici"
Girando per il centro del piccolo borgo, ci si sente un po' straniti a vedere per ogni dove murales, scritte, disegni, piccole sculture che fanno riferimento a un vissuto multietnico-culturale. L'ideale per comprendere meglio il sogno che si sta vivendo a Riace, grazie al coraggio e l'impegno del suo primo cittadino, (a prescindere dall'esito delle indagini della magistratura sulla legalità del suo operato), sarebbe quello di soggiornarvi per qualche giorno, e nella quotidianità verificare se quello è solo un sogno o una possibile realtà.

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