C'ERA UNA VOLTA...LA SECCA DI CASTROCUCCO
Erano i primi anni cinquanta e sicuramente dietro a questo scatto fotografico c'era mio padre con la sua macchina a soffietto. Mi intravedo a debita distanza mentre mia sorella Titina mi tiene per mano (alle spalle ci sono, da sinistra, Giovannina Fulco, mia madre e za' Carmela).
Tutti sono incuriositi e qualcuno appare orgoglioso della eccezionale pesca grossa. Tra questi Biagio Labanchi, procugino di mio padre, con due dei suoi figli, che solo qualche anno dopo imparai a conoscere come "u padroni du mari" e così mi piace ricordarlo ancora oggi.
Egli scherzosamente, vedendomi un giorno arrivare nei pressi della sua abitazione, si rivolse a me, ragazzetto, dicendomi:
"Guagliu, si venutu a truvari u padroni du mari"...?!
Rimasi perplesso e quasi intimorito. Solo con il tempo ho capito perchè potesse presentarsi come tale, anche se in modo e con tono scherzosi...
Era il marito di Giovannina Fulco e viveva lì con la sua famiglia nell'antico palazzo baronale, posto sugli scogli ed all'ombra del Castello di Castrocucco tra i mutevoli colori della costa, del mare e del cielo. Poco distante dalla sua abitazione risiedeva altro nucleo familiare a lui legato da rapporto di parentela (za' Carmela con i figli).
Era il marito di Giovannina Fulco e viveva lì con la sua famiglia nell'antico palazzo baronale, posto sugli scogli ed all'ombra del Castello di Castrocucco tra i mutevoli colori della costa, del mare e del cielo. Poco distante dalla sua abitazione risiedeva altro nucleo familiare a lui legato da rapporto di parentela (za' Carmela con i figli).
Allora, in casa alla Secca e nell'area circostante, non c'era acqua potabile nè luce e tutti potevano usufruire di una sorgente tra gli scogli immediatamente sottostanti l'antico palazzo. Anche io ho bevuto tante volte a quella sorgente, accessibile solo con il mare calmo e la bassa marea. Per l'illuminazione provvedevano con l'acetilene. La natura offriva loro la possibilità di caccia e pesca in un vero e proprio...paradiso terrestre (almeno così mi appariva quel luogo), dal quale raramente si allontanavano.
Di tutto e di tutti loro conservo un bellissimo ricordo legato all' infanzia, adolescenza e gioventù, come in quel paradiso da me vissute, specialmente durante la stagione estiva, in compagnia di mio fratello Riccardo e di mio padre, da sempre comprensibilmente legato a quella località, in cui lo seguivamo entusiasti a caccia o a pesca.
Era capace d'estate, noi ancora bambini, di arrivare lì dal Centro storico con la sua lambretta, sulla quale trovavo posto anche io con mia sorella Titina e mio fratello Riccardo, percorrendo la strada nazionale e poi, poco dopo Torre Caina, una lunga, tortuosa stradella sterrata tra la macchia mediterranea.
Era capace d'estate, noi ancora bambini, di arrivare lì dal Centro storico con la sua lambretta, sulla quale trovavo posto anche io con mia sorella Titina e mio fratello Riccardo, percorrendo la strada nazionale e poi, poco dopo Torre Caina, una lunga, tortuosa stradella sterrata tra la macchia mediterranea.
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