giovedì 29 novembre 2018

C I C C I L L U Z Z O

Si chiamava Francesco Piro ma a tutti era noto come Ciccilluzzo e come uno dei comunisti di Maratea: naturalmente un comunista più o meno alla maniera di Giuseppe Bottazzi, il celebre "Peppone", perennemente in lotta con don Camillo (personaggi ideati da Giovannino Guareschi per i suoi racconti ambientati, nell'immediato dopoguerra, a Brescello, piccolo Comune in provincia di Reggio Emilia).
Diversamente da "Peppone", Sindaco di Brescello, il nostro Ciccilluzzo non era mai stato e non era Sindaco di Maratea nè aveva mai aspirato ad esserlo; era comunque, a suo modo, politicamente impegnato nel sostegno teorico alla rivoluzione bolscevica e nella paziente attesa di "baffone". Come tanti, ripeteva spesso il popolare detto napoletano "adda venì baffone" ("arriverà colui che metterà la situazione a posto"), con chiaro riferimento al Dittatore sovietico Stalin, noto per i suoi folti baffi e...non solo per questo.

Giuseppe Bottazzi alias "Peppone"
Francesco, o meglio, Ciccilluzzo era un simpatico personaggio del nostro Centro storico, un po' come il simpaticissimo "Peppone". Era amante della piazza, della compagnia, della politica, della buona tavola e delle belle donne; era, altresì, un animatore della locale Sezione del PCI insieme ad altri pochi compagni (non era facile allora essere comunisti) con lunga militanza tra le fila del partito e piuttosto restii a cogliere e condividere il pensiero di Enrico Berlinguer e l'idea del "compromesso storico".
Sempre nell'attesa di "baffone", comunque anche lo "zoccolo duro" della Sezione accolse e sostenne il giovane nipote dello statista lucano Francesco Saverio Nitti, Giampaolo Nitti, venuto nel 1970 a candidarsi da indipendente nelle liste del PCI come Consigliere comunale a Maratea e Consigliere regionale per la Basilicata (ad Acquafredda di Maratea c'era e c'è "Villa Nitti"voluta dal nonno che vi soggiornò a lungo).
Giampaolo si era incamminato sulle orme del nonno: fu eletto ma, all'indomani del suo successo elettorale, morì tragicamente in un grave incidente stradale tra Acquafredda e Maratea. Poco tempo dopo  la locale Sezione fu a lui intitolata, nel mentre ad essa si avvicinava un gruppo di giovani che, dopo aver completato gli studi universitari a Napoli o a Roma dove avevano respirato l'aria del '68, "sognavano di cambiare il mondo" a cominciare dal loro paese natale.
Nel gruppo, considerato un po' come erede di Giampaolo, c'ero anch'io con Giuseppina Ambrosio, Biagio (Ciccillo) Colavolpe ed il compianto Sergio De Nicola, tutti provenienti da famiglie di tradizione moderata, per non dire piuttosto conservatrice, che male accolsero, e non poteva essere diversamente, la scelta dei loro figli o nipoti.
La locale Sezione del Partito con i compagni giovani e meno giovani, tra i quali Ciccilluzzo, mi volle come Segretario e dette vita, con rinnovato entusiasmo ed insieme al PSI, alla lista delle "Sinistre Unite" che affrontò con successo le Elezioni comunali del 1975.
Naturalmente per successo deve intendersi la conquista dei quattro seggi di minoranza al Comune a fronte dei sedici seggi che spettarono alla Democrazia cristiana, ancora una volta vittoriosa.  Del resto sconfiggerla sarebbe stata impresa ardua, ma le "Sinistre Unite", con i candidati eletti - Biagio Colavolpe, Sergio De Nicola, Emanuele Labanchi, Gioacchino Albanese - , erano riuscite a prevalere sulle altre due liste civiche,"Bilancia" e "Azione democratica". Tanto consentì loro di dare, per così dire, "filo da torcere" alla DC, allora partito di maggioranza ben radicato in Italia, in Basilicata ed anche a Maratea, attraverso un'attenta e dura azione politica di opposizione nella massima assemblea cittadina.
Ciccilluzzo era l'entusiastico animatore di sempre: sorridente, si aggirava per le vie e le piazze del Centro storico, visibilmente soddisfatto per il risultato ottenuto, e lentamente tralasciò di aspettare "baffone", citato sempre più di rado mentre veniva meno il comunismo sovietico e cadeva il muro di Berlino.

In fondo, Ciccilluzzo era un uomo, semplice, buono, assetato di giustizia, un "cattocomunista" proprio come "Peppone" appunto, e ben per lui, come per "Peppone" e tutti noi, che "baffone"...non sia mai venuto.

CIAO,   CARO  CICCILLUZZO!

2 commenti:

  1. Grazie caro Emanuele per il ricordo che contiene emozione. Siamo stati insieme parte di un movimento che voleva e credeva di poter cambiare il mondo. E non eravamo" quattro amici al bar" come in una celebre canzone ma eravamo in un grande Partito, il P.C.I., che ha contribuito a costruire la democrazia e all'affermazione della libertà, che è stato costruttore e garante di libertà e di democrazia. Noi con il nostro impegno abbiamo cercato d'introdurre elementi di laicità nel pensiero e di socialismo nei rapporti economici e sociali.

    Tenero il ritratto che ci offri del "compagno" Ciccilluzzo. Io l'ho conosciuta da ragazza quando da Sapri dove abitavo venivo a Maratea a casa di mis Nonna in Piazza. Lui che ne era un abituale frequentatore come infermiere a domicilio era ben lieto di lasciarmi una copia de L'Unità che leggevo con interesse. Quando poi da studentessa universitaria mi dichiarai comunista, Ciccilluzzo espresse molta gioia e anche soddisfazione, ritenendo, e non a torto, di essere stato partecipe della mia formazione e della mia scelta.
    Abbiamo poi condiviso il rammarico per le tante speranze ferite e deluse.
    Lui continuava a dirmi che era solo una fase transitoria e che prima o poi l'avrebbe portata la bandiera rossa
    "'ncoppa 'u campanaru d(a) chiesa 'i coppa".

    Trascrivo per la comunanza delle esperienze una mia poesia pubblicata alcuni anni or sono nel libro" Reti e Vele" ed. Rupe Mutevole
    Un abbraccio Giusi

    E' caduta// o forse l'hanno tolta7/ la vecchia insegna// della sezione comunista.//
    Decenni trascorsi// ghiacciate le menti// e i corpi// consumati// i sogni di gioventù// disperata la speranza/ lacerata// la nostalgia di un orizzonte.//
    Si piegava// a poco a poco// la bandiera rossa// come un tappeto// sulla vecchia scrivania// spinta nell'angolo// piena di tarli// e di quelle vecchie carte// che Piro// il compagno più anziano// diceva// dovevamo buttare.
    Giusi Ambrosio

    RispondiElimina
  2. Grazie per aver ricordato nostro nonno.

    RispondiElimina