Ho usato nel titolo sia il punto esclamativo che interrogativo
perché non sono convinto che mio padre avesse ragione quando, su una copia dei
miei “Discorsi”, mi fece ritrovare la sua annotazione "Peccati di gioventù" con un chiaro ed evidente
punto esclamativo. Posso capirlo, era stato ed era ancora monarchico con un
buon ricordo del Fascismo (ne aveva fatto suoi solo quelli che considerava gli aspetti positivi) ed improvvisamente, nel 1975, si ritrovava
nella conservatrice Maratea un figlio comunista, candidato alle elezioni
comunali nella lista “Sinistre Unite”, in competizione con la forte Democrazia
cristiana nazionale e locale. Per quelle elezioni vi erano altre due liste: “Bilancia”, di centrodestra se non del
tutto di destra, nella quale si era candidata la sorella, mia zia, la Preside
Letizia Labanchi e "Azione democratica" con il sig. Giovanni Lamarca. Ben quattro liste erano un chiaro segnale di divisione in un piccolo Comune e, comunque, di un notevole dissenso nei confronti della DC.
Per fortuna, non ero il solo giovane di Maratea a
cogliere, dopo gli studi universitari, la possibilità di lavoro nel proprio
paese e ad avvertire la necessità di rinnovamento. Così mi ritrovai con altri
ad affrontare l’impresa, tutti incoraggiati e sostenuti dai compagni più
anziani che vedevano in noi quasi gli eredi di Giampaolo Nitti, deceduto
qualche anno prima a Maratea in un tragico incidente stradale (a lui fu poi intitolata la
locale Sezione del Partito) all'indomani della sua elezione a Consigliere della nostra Regione e del nostro Comune, da indipendente di sinistra, nelle liste del PCI. Ricordo che mi tremavano un po’ le gambe e…la voce
nell’affrontare da protagonista per la prima volta la piazza (a chiazza) conservatrice
in un pubblico comizio ma ce la misi tutta per dimostrare il contrario. Se non
ricordo male quel giorno mio padre, coinvolgendo anche mia madre, se ne andò
fuori Maratea. La cosa non andò molto diversamente per gli altri giovani
compagni in lista.
Vinse, come era prevedibile, la Democrazia cristiana ma
noi riuscimmo a battere le altre due liste in competizione e così il Consiglio
comunale fu composto dalla maggioranza DC con sedici Consiglieri –Sindaco Mario
Di Trani- e dalla minoranza delle “Sinistre Unite” con quattro Consiglieri, Biagio (Ciccillo) Colavolpe, Sergio De Nicola
ed io del Partito comunista e Gioacchino Albanese del Partito socialista.
Dopo di allora sono stato eletto altre due volte sempre
nella minoranza consiliare, dove ho avuto un seggio dal 1975 al 1990 ed ho
maturato una bella, lunga ed importante esperienza politico-amministrativa, nel
mentre migravo, lentamente ma inesorabilmente, dal Partito comunista alla
Sinistra indipendente.
Strada facendo, pur crescendo il dubbio che mio padre
potesse aver ragione con il suo punto esclamativo, ho sempre ritenuto, come
ritengo, che quei giovani “quattro amici al bar che sognavano di cambiare il
mondo” abbiano portato, nel paese in cui erano nati e cresciuti, quell’ansia di
libertà e quella voglia di rinnovamento, proprie di quel tempo, anche a costo
di dividere politicamente, oltre che la comunità locale, anche le loro famiglie.
E allora, peccati di gioventù !? Con
esclamativo ed interrogativo.
Maratea, Elezioni Comunali 1975
D I S C O R S
I
Domenica,
1 giugno 1975
COMPAGNI,
CITTADINI,
i motivi per i quali noi affrontiamo questa battaglia elettorale vi sono già stati ampiamente indicati. Ci teniamo, comunque, a ribadire che la nostra presenza ed il nostro impegno mirano, tra l’altro, a togliere agli esponenti DC locali la sicurezza e la spavalderia di essere attori indisturbati, o meglio, se vogliamo, attori disturbati solo dall’affannoso, incontrollato sbraitare di qualcuno che altro non rappresenta se non se stesso ed, a nostro parere, spessissime volte, come puro e semplice elemento folcloristico della vita paesana, pronto a difendere gli interessi del migliore finanziatore.
Come non rendersi conto ancora che la DC è in Italia, e
dunque a maggior ragione a Maratea, una vecchia barca alla deriva, a cui non
gioverà certamente l’essere stata, per modo di dire, rimessa a nuovo per
l'occasione? Essa, NON ILLUDIAMOCI, non cesserà per questo di andare alla
deriva.
NE SA QUALCOSA il Ministro del Tesoro Colombo che, suo
malgrado, dietro le ripetute invocazioni dei suoi veneratori locali, è
costretto, ogni quattro o cinque anni, a ricordarsi di Maratea ed a venire in
questa piazza per ridare, con la sua dolce, gesuitica figura e col tono
patetico del buon pastore, sicurezza e fiducia alle genti. Sennonché di
ascoltatori, questa volta, ce ne sono stati ben pochi: e non a causa della ora
tarda, signor Ministro, ma perché Ella ormai ed il Suo partito sono simili ad
un vecchio grammofono, attraverso il quale è possibile sentir parlare soltanto
di Germania, di Stati Uniti, di Unione Sovietica... di Portogallo. CI PARLI
dell’Italia, CI PARLI del Mezzogiorno e della Basilicata, signor Ministro,
della Sua e Nostra Basilicata, e faccia proposte serie, indichi ai giovani una
via, dia loro dei valori sostanziali capaci di dare stabilità a questa specie
di democrazia e di libertà democristiana, giacché non Le va bene il compromesso
storico, proposto per il bene della nazione, non imposto, da uomini che dimostrano
uno spiccato senso della realtà e della storia.
Trovi pure il Suo partito una soluzione alla complessa
crisi che travaglia la nostra società: Noi ne saremo ben lieti...!
Hanno fatto bene, comunque, i marateoti a restare accanto
alla televisione o ad andare a letto, intuendo che nulla di nuovo e di diverso
sarebbe stato detto dal Ministro del Tesoro.
E' un momento difficile: questo lo abbiamo capito.
Gli anni 1975-1980 sono decisivi per la DC: lo abbiamo
capito e lo abbiamo letto.
Occorrono più voti, cioè occorrono maggiori consensi per
la DC anche questo è stato timidamente detto, senza far fare, tuttavia, troppe
illusioni ai propri seguaci.
EPPURE bisognerebbe avere il coraggio di dire francamente
che per la DC è iniziata, da qualche anno, una lenta agonia, confermata dai risultati
per il referendum sul divorzio, resa più evidente dalla crisi ideologica e
dalle conseguenze nella vita di tutti i giorni, nelle scuole e nelle
Università. DI BARCA ALLA DERIVA E DI CORRENTI ne sanno qualcosa ancora quei
giovani DC che, più o meno consapevoli della validità della nostra lotta, si
dichiarano molto vicini alle nostre idee: giovani DC, il cui comportamento,
tuttavia, ci spinge a invitarvi a veder chiaro nelle loro posizioni. In realtà,
pur guardando con particolare favore alle componenti popolari e veramente
democratiche che sono dentro e attorno alla DC, occorre vigilare, giacché la DC
è un partito nel quale esistono gravi contraddizioni e spesso atteggiamenti
dettati da puri fatti elettoralistici, cioè da puro e semplice opportunismo politico,
se è vero che si continua ad inglobare nella propria lista uomini a cui, tutto
ad un tratto, dalla sera alla mattina, si riconosce una vocazione democristiana
e un interesse per la cosa pubblica. Altro che candidati provenienti dal proprio
vivaio...!
Il fatto è che alcuni giovani democristiani c.d. di
sinistra di chiacchiere ne hanno fatte e ne fanno parecchie arrivando a
concludere ben poco. CHI NON RICORDA il plateale manifesto con cui la
sinistra di base D.C. di Maratea annunciava la espulsione dell'allora assessore
DI TRANI dalla propria corrente, ritenendo che non desse sufficienti garanzie
di essere un uomo di sinistra.
Fin qui tutto sarebbe pacifico, ma frattanto l’assessore
diveniva sindaco e la corrente di base, riconoscendo di essere stata forse
troppo violenta, come tutte le correnti marine, col tempo ha cambiato e
cambierà direzione. I GIOCHI DI POTERE sono vecchi quanto il mondo, amici DC
cosìddetti di sinistra. COME VI TROVATE oggi nel gran calderone DC dove, se non
fosse per un fatto formale di tessera, sarebbe presente UFFICIALMENTE (in via
ufficiosa lo è certamente) anche il M.S.I. - Destra nazionale?
COERENZA AMICI, COERENZA...!
EPPURE don Sturzo aveva dato una ben precisa direttiva dicendo,
tanti anni fa, che la DC è un partito di centro che marcia verso sinistra. EBBENE,
ci sembra proprio che la DC, a livello nazionale ed a livello locale, si sia
ridotta ad un partito di centro che dà, come si suol dire, NA BOTTA AU CIRCHIU
E NATA AU TIMBAGNU, senza saper fare altro.
NOI SIAMO.INVECE, DEL PARERE che non s'improvvisa una
posizione di pensiero con una diversa visione del mondo, una diversa visione
dei rapporti umani e della stessa organizzazione della vita sociale ed
economica, che si trasformi in impegno volto a recuperare i valori sostanziali
legati alla natura umana, nella graduale, faticosa costruzione della società socialista.
E GRAMSCI ci insegna che sono è veri
distruttori-creatori coloro che distruggono il vecchio non per puro
divertimento ma per mettere alla luce, far affiorare il nuovo che è divenuto
necessario e urge implacabilmente al limitare della storia.
SI TRATTA, pertanto, soprattutto di non ostinarsi a
causare un ulteriore, grave isolamento di Maratea rispetto alla vita nazionale per
l'assenza di valide posizioni contrapposte, solo sussistendo le quali è
possibile una reale crescita democratica.
SI TRATTA ANCORA di non continuare a mortificare le forze
migliori del Paese, costrette ad assistere a tristi spettacoli di servilismo,
all'espansione del fenomeno clientelare, alla spavalderia di uomini e donne, di
per sé insignificanti portati avanti dal carro DC.
SE, COMUNQUE, la DC è una vecchia barca, vi è altri che,
pur essendo addirittura senza imbarcazione, continua a rivolgere accorati
appelli affinché tutti i marateoti si imbarchino con lui e stiano tranquilli
perché si avrebbe il vento in poppa.
IMBARCARSI SU CHE COSA? E PER ANDARE DOVE...? ALTRO CHE
VENTO IN POPPA...!
QUALE « AZIONE DEMOCRATICA » DUNQUE? Non ci facciano
ridere.
QUALE « AZIONE DEMOCRATICA», se già colui che pretende
essere il timoniere è in mare ad urlare e ad agitarsi nel disperato tentativo
di salvare se stesso, dopo essere stato, alcuni anni or sono, espulso dal PC su
iniziativa della locale sezione?
SIA PERTANTO BEN CHIARO che ora l’aspirante timoniere, ci
piace ripeterlo, rappresenta solo se stesso con i suoi numerosissimi limiti,
che egli evidentemente ignora, se arriva a vedersi sfacciatamente come degno Sindaco di Maratea.
IL SOLE, SI SA, GIOCA BRUTTI SCHERZI...! MA TORNIAMO A
RAGIONAMENTI SERI.
Per quanto riguarda il problema « SEMI », brevemente ed a
conferma di quanto già sottoposto alla vostra attenzione mediante ciclostilato,
vogliamo leggere ciò che è scritto nella lettera aperta alla cittadinanza di
recente affissa, per quanti non avessero avuto modo di notarla. In essa si rende
nota la posizione del PC circa l’insediamento SEMI a Maratea, espressa dal
consigliere regionale avv. Nicola Savino presso la Comunità montana del
Lagonegrese (vi avvertiamo che è una dichiarazione di parecchi mesi fa — non vi
è quindi nessun trucco elettoralistico — e che ci si è decisi a portarla a
vostra conoscenza per evitare equivoci e smentire voci false diffuse da chi è
abituato a pescare nel torbido).
L.AVV. SAVINO si esprimeva così:
"Premesso che tutte le decisioni di intervento, tese ad
incidere sul tessuto socio-economico, devono essere prese non in funzione della
soluzione di questo o quel problema settoriale, ma che i vari problemi
settoriali devono essere unificati in un'unica problematica che è quella dello
sviluppo dell’area in questione. NON SIAMO, in linea di massima contrari a
qualsiasi intervento « SEMI » a Maratea, purché vengano tenute presenti le
seguenti condizioni:
1)
garantire la sopravvivenza dell’attuale dotazione alberghiera e sostenere i
piccoli e medi operatori del settore;
2)
garantire l’uso pubblico della costa e degli arenili e pretendere che la
scelta dell’area da parte della SEMI non sia fatta in base a criteri di
esclusivo tornaconto aziendale;
3)
garantire la sopravvivenza ed il potenziamento della Pamafi che occupa
circa 200 lavoratori e delle altre strutture industriali.
Il tutto in una visione ampia di incidenze e di osmosi
tra agricoltura, industria, turismo, servizi sociali e culturali, in un
contesto di assetto del territorio e di programmazione democratica e
decentrata".
Questa è stata ed è la linea ufficiale del PC.
Questa è stata ed è sostanzialmente la linea ufficiale
del PSI, delle forze sindacali e del movimento cooperativistico.
Questa è e sarà la linea delle Sinistre Unite.
Appare dunque chiaro come, dopo la pressocchè identica
posizione presa dal Sindaco DC e dopo le parole di chi mi ha preceduto questa
mattina, appare chiaro come solo un incompetente possa scrivere sui muri « W la
SEMI » e invocarne l’intervento a qualsiasi condizione, senza curarsi di annullare
o per lo meno ridurre al minimo le grosse manovre speculative che sono al di
sotto di un tale investimento.
E VENIAMO alla « Bilancia » che ci regala « giustizia
e... libertà ».
In verità, in questo caso, ci meravigliamo dei giovani
presenti in lista, dai quali ci saremmo aspettati una certa, seria volontà di
rinnovamento e che invece hanno preferito porsi nella scia di uomini non bene identificabili
dal punto di vista politico, i quali probabilmente, procedendo per tentativi,
vogliono a tutti i costi infiltrarsi nell’amministrazione della cosa pubblica.
Ci si continua così ostinatamente a presentare, come al
solito, solo al momento delle elezioni, fidando nel fatto di apparire agli
occhi di molti, sul piano politico, come né carne né pesce.
La coscienza e la maturità politica della cittadinanza sapranno
dare una secca, negativa risposta ad una lista civica che, lungi dal proporre
una affiatata equipe, si è fermata al livello di due o tre individui, soli e
inattivi più che mai, destinati a vivere di ricordi. Del resto basterebbe
decidersi ad adoperare la bella « bilancia » in equilibrio allo scopo di pesare
quanto ci è offerto, quanta giustizia e libertà ci viene accordata, per vedere
tale equilibrata bilancia sicuramente inclinarsi tutta a destra.
Perché camuffarsi allora dietro bei simboli e belle parole
che, presi di per sé, non hanno alcun senso?
Ci dispiace, noi siamo amici di Tizio, Caio e Sempronio
ma siamo ancora più amici della verità e ci pare proprio, in tutta onestà, che
i c.d. benpensanti, per i quali noi saremmo coloro che si sono smarriti, si
siano coalizzati con la precisa volontà di salvare il vecchiume.
Ebbene, se così è, noi invitiamo la popolazione a smarrirsi,
seguendo il nostro esempio, giacché nulla di nuovo possiamo aspettarci da gente
che, priva tra l'altro di fantasia, continua ad appellarsi al passato,
perseverando nell’atteggiamento di insensibilità verso i problemi che la
società oggi pone e di assurda pretesa mirante alla non politicizzazione di
Maratea.
Per noi, come rappresentanti delle « Sinistre Unite », è
un dovere invitarvi a riflettere sul fatto che certe persone e certe
metodologie sono politicamente fallite. Con quale coraggio, allora, tali persone
potrebbero amministrare un Comune, soprattutto oggi che è necessario, dopo
l’istituzione delle Regioni, essere politicamente qualificati ed avere idee
molto chiare?
La politica si fa attraverso. gli strumenti che la nostra
Costituzione mette a disposizione dei cittadini, i partiti, attraverso i quali
(recita l’art. 49) si può concorrere a determinare la politica nazionale. Non
vi sono altre vie tanto più che la politica comunale rappresenta un momento,
anche se il più piccolo della politica nazionale.
Questo è il quadro della situazione e questa è la dura
verità almeno per noi che siamo abituati ad andare a fondo nell'analisi delle
cose e della realtà sociale che ci circonda.
Al nostro Comune occorre dare con urgenza una vitalità
che costruisca una compatta forma di vita associativa, laddove per il momento
vi è un procedere senza alcuna programmazione. Cersuta e Castrocucco
costituiscono i segni più evidenti della difettosa organizzazione della vita
comunale, con la progressiva, giustificata perdita del senso della unità per
gli abitanti delle frazioni, per i quali nulla cambia attraverso gli anni, pur
rafforzandosi il complesso di vincoli giuridici. Cersuta, in particolare,
testimonia la mancanza di chiarezza di idee in un comitato che sarebbe dovuto
sorgere come momento di protesta contro la DC, colpevole di aver abbandonato la
piccola frazione, e che invece è in realtà, per la massima parte, asservito
alla stessa DC. Cersuta testimonia ancora, non sappiamo bene se più l'ignoranza
o la malafede dei dirigenti DC, incapaci di predicare per una crescita
politico-culturale dei cittadini, che i comitati apolitici non esistono e non
possono esistere, che dietro l’assurda non politicizzazione vi è il peggior modo
di intendere e di fare la politica.
Comunque, i comitati che
coraggiosamente e spontaneamente un po’ dappertutto vanno nascendo
testimoniano che non è più lecito concepire la rappresentanza degli elettori come
una concessione ai deboli, a coloro che, non avendo voce in capitolo, sono
costretti a chiedere favori laddove vi sarebbero loro diritti. La base si
organizza imponendo la sua volontà di rinnovamento e di partecipazione ed
esigendo un indirizzo politico e metodi nuovi nell’amministrazione del Paese.
Tutto ciò per noi non avviene a caso, ma perché la mutata
realtà sociale impone, se si vuole far ancora esistere e far funzionare il
Comune come ente territoriale elementare, cioè come ente sul cui territorio non
siano costituiti altri enti territoriali, impone, dicevo, una chiara
caratterizzazione in senso politico, che favorisca un ulteriore decentramento
di funzioni nei quartieri, ai quali possono essere affidati alcuni servizi
sociali, impone, in definitiva, una serie organizzazione disposta alla
programmazione e alla cooperazione.
Sennonchè, ecco il punto, noi non crediamo che l’attuale
classe dirigente sia in grado di recepire tali istanze (non l’ha fatto finora
ed è difficile che lo faccia in seguito), dal momento che essa, fedele alle
sempiterne tradizioni democristiane fatte, tra l’altro (si pensi al discorso
del Sindaco di ieri sera) di lunghi esami di coscienza sul comportamento
passato, di atti di dolore per le malefatte, di buoni propositi per l'avvenire,
continua a pensare e ad illudersi che le idee giuste dal punto di vista
politico siano innate o cadano improvvisamente dal cielo; è questa una logica
fallita in sul nascere, alla quale noi opponiamo le nostre idee, la nostra
logica che direttamente traiamo dalla stessa pratica sociale.
CI VOGLIAMO AUGURARE che, nella seria prospettiva che vi
indichiamo, affinché si cominci a mettere quegli esponenti DC e quei timonieri
e naviganti che non hanno nessun ideale politico nella impossibilità di
sguazzare attraverso la politica, CI VOGLIAMO AUGURARE che tanti, idealmente e
concretamente, si uniscano a noi, dando prova di intelligenza e di maturità,
così come è già avvenuto in occasione del referendum per il divorzio a dispetto
della stupida propaganda DC che già vedeva distrutte le famiglie italiane.
Si uniscano a noi soprattutto coloro che votano per la
prima volta, manifestando il loro dissenso verso un modo di gestire il potere
che considera l’attribuzione del posto di lavoro come mezzo per un definitivo
asservimento delle coscienze e come opera di proselitismo (cioè come opera
destinata all'ottenimento di un maggior numero di voti alle prime elezioni che
si presentano). La libertà e la democrazia bisogna cominciarle a misurare in
queste cose, a livello della realtà della vita e non in astratto, così come il
diritto e la legge eguale per tutti vanno verificati alla luce delle classi e
delle stratificazioni sociali, non al livello del placido, fittizio equilibrio delle stesse leggi, proiettate in un mondo a sé.
Il CORAGGIO in un impegno politico volto, tra l’altro,
ad allontanare il pericolo di essere trasformati tutti col tempo in guardiani
di ville altrui chiuse, non potrà e non dovrà venir meno con la precisa
sicurezza (come amava ripetere spesso Togliatti) che noi veniamo da lontano e
andiamo lontano.
GRAZIE PER AVERCI ASCOLTATO
Venerdì, 13-6-1975
COMPAGNI, CITTADINI,
Una serie di interrogativi sorgono per le sorti dell’umanità
negli anni che verranno, man mano che si prende coscienza della crisi
economica, politica, culturale e soprattutto della crisi morale, ossia di
valori, del mondo capitalistico e della società italiana in esso inserita.
La sincera, serena analisi del compagno Cappelli, limpido
esempio della nuova figura di magistrato partecipe, in modo libero e critico,
alla vita politica, di cui quella giudiziaria è un'espressione, è giunta in
questa piazza a conferma della pressante esigenza di trasformazioni in senso
socialista. Mentre si avverte sempre più la necessità dell'impegno per la
cooperazione internazionale, per il superamento della politica dei blocchi
(Stati Uniti - Patto Atlantico; Unione Sovietica - Patto di Varsavia), per la
costruzione di una più forte e solidale organizzazione europea, non è difficile
costatare la particolare gravità della crisi italiana per la massima parte
determinata ed acuita dalle varie forme di corruzione in cui pare inviluppata,
senza potersene più districare, la stessa classe dirigente e soprattutto la DC,
come partito di maggioranza relativa.
E’ inutile allora che qualche candidato DC locale,
chiaramente inviperito dopo aver considerato le nostre asserzioni veritiere come
addirittura sfioranti il vilipendio, venga a indottrinarci sui valori che non
possono essere calpestati nel solco della migliore tradizione DC e
sull’assurda, tra l’altro antistorica, contrapposizione
cristianesimo-marxismo, dimenticando l’opera di Giovanni XXIII, dei cristiani
per il socialismo, dimenticando, cosa più grave, le parole di Benedetto Croce
il quale scriveva: « Dopo Cristo siamo diventati tutti cristiani ».
Il grande Benedetto Croce, dunque, risponde in nostra
vece attestando che, al di là della religione mitologica e superstiziosa, la
parte vitale del Cristianesimo è stata assorbita gradualmente dalla civiltà moderna,
passando intatta e luminosa attraverso i momenti bui della storia, permeando di
sé tutto il pensiero successivo, dunque anche il nostro.
Cittadini, ma è possibile che non vi siate resi conto ancora
in che stato si trovano gli stessi più alti valori del cristianesimo, che oggi
si è tanto bene abituati a strumentalizzare per fini politici?
A che vale essere ipocritamente cristiani quando sostanzialmente
non si ama il prossimo più debole, più povero, eppure più lavoratore, più
onesto, più carico di sani ideali?
Vorremmo sperare di trovarci comunque insieme, amici DC,
almeno nell'impegno teso seriamente ad elevare il tenore di vita delle classi
lavoratrici ed in particolare delle loro condizioni economiche.
Vorremmo che in questa prospettiva il notaio Giuliani,
democristiano, che pur ha ben individuato in Maratea una terra buona per il
turismo, che pur ha capito la necessità di passare dal piano delle intuizioni a
quello delle realizzazioni, non si fermasse al panorama di Filocaio e alla
visione estiva delle ville con piscina, quando alcune nostre contrade sono
ancora senz'acqua, senza luce e senza una cabina telefonica.
Vorremmo ancora che Giuliani, notabile notaio democristiano,
ed altri con lui si rendessero conto della inutilità delle dispendiose crociate
contro i c.d. « pulici di mare, animaletti invisibili e tenaci e certamente
puliti, che nel mese di agosto vanno all’attacco delle delicate gambe di
qualche signora milanese, napoletana o... potentina, quando gravi fonti di
inquinamento sono presenti per dodici mesi all'anno nel nostro territorio per
il non risolto problema delle fogne.
E lasciamolo stare questo mare che è uno specchio; non buttiamo
soldi a mare per disinfestazioni che infestano; cerchiamo piuttosto di tenere
sotto controllo e di eliminare via via le vere fonti di inquinamento.
Vorremmo poi che questo benedetto problema del turismo
fosse affrontato diversamente, secondo una genuina logica locale, cominciando
magari dalle cose più piccole e facili da farsi, se è vero che manca un
campeggio organizzato, se è vero che non sono valorizzate le grotte di Marina,
se è vero che sono lasciati nell’abbandono vari altri posti che, per la loro
collocazione, potrebbero far nascere e meglio distribuire un certo movimento
all’interno del nostro Comune, se è vero che è privo del tutto di tutela il
nostro patrimonio boschivo, se è vero, infine, che ruderi sono presenti
dappertutto nel nostro Centro storico certamente ora abbastanza lugubre e poco
accogliente per noi stessi e a maggior ragione per i turisti.
Certo il Comune di Maratea rientra in quel 75% dei Comuni
italiani con una popolazione inferiore a 5000
abitanti e non è quindi l’unico ad affrontare una crisi che è crisi di
dimensioni e di progressiva perdita di energia.
Ma intanto proprio la riforma regionale pone in una luce
nuova funzione dei Comuni, i quali già in parte sono e col tempo sempre più
saranno chiamati insieme alle Regioni a rappresentare un'articolazione piena
dello Stato democratico; è per questo che essi non potranno non collocarsi in una
dimensione qualitativa più avanzata, passando da una posizione di semplice
rivendicazione di autonomia e di isolamento ad una posizione di affermazione
del proprio potere e della propria partecipazione.
Sennonché se vogliamo che i Comuni abbiano non solo
funzioni giuridiche ma l’effettiva possibilità di esercitarli, dovremo
impegnarci nella ricerca di una dimensione ottimale dei poteri locali, onde
evitare, ad esempio, che certe funzioni rimangano solo nei testi di legge.
Se ricordate, il compagno De Nicola qualche giorno fa ha
parlato dei rilevanti poteri attribuiti ai Sindaci e all’Ufficiale sanitario
dal T.U. delle leggi sanitarie, denunziando la scarsa sensibilità degli
amministratori locali riguardo a tali problemi.
Occorre dunque, almeno per noi che ci poniamo in una
prospettiva di sinistra un certo riassetto, affinché il nostro Comune possa
avere quello slancio necessario per affrontare i vecchi e nuovi problemi alla
luce di una seria programmazione.
Zone agricole, Comunità montane, Distretti scolastici, Piani di zona per l'edilizia economica e popolare, Zone e nuclei industriali, Consorzi di servizi, Unità sanitarie e Comprensori ospedalieri, Piani
urbanistici intercomunali rappresentano un variopinto susseguirsi di piani e di
programmi che vanno inseriti nel quadro di una programmazione generale.
Il nostro Comune, quindi, come ogni altro Comune, ove
potenziato e ristrutturato nei compiti, risanato nelle finanze, associato ad
altri Comuni in comunità comprensoriali, decentrato nei quartieri e nelle
frazioni con istituti di partecipazione, rinnovato negli uomini che ne
dovranno dirigere le sorti, ha tutte le condizioni per giocare un ruolo
importantissimo in seno alla regione Basilicata, qualificandosi come valido
strumento di democrazia.
E ci avviamo a concludere... Prima però ci sia concesso
commemorare l’animoso, improvvisato « timoniere », annegato all'indomani della
partenza insieme al suo inesperto equipaggio. Il mare non perdona chi lo sfida
senza umiltà, e senza un forte e rigido allenamento...
Ci sia concesso,
poi, replicare brevemente alle affermazioni paternalistiche di qualche oratore
della « Bilancia » che, ignorando o credendo che gli altri ignorino le chiare
differenziazioni che sono alla base delle varie forze politiche, continua
ostinatamente a presentarsi a noi sotto etichette diverse, l’ultima delle
quali, la socialdemocratica, in Italia ben si addice a chi non vuole essere né
da una parte né dall’altra.
Noi, giovani autenticamente di sinistra, chiediamo a questi
uomini, certamente falliti, dal punto di vista politico, se si rendono conto
delle contraddizioni in cui cadono, se si rendono conto di inquinare, con le loro
oscillazioni, la vita politica, se si chiedono che fine faccia la serietà e la
coerenza di cui magari ci si fa difensori, se non pensano che sia preferibile
ritirarsi definitivamente a vita privata, anziché camuffarsi dietro una
bilancia che vorrebbe significare equilibrio laddove equilibrio in realtà non
vi è già nel proprio comportamento politico.
Noi siamo giovani autenticamente di sinistra e rifiutiamo
le guide paternalistiche, abituati come siamo a condurre in prima linea le
nostre battaglie, prima di tutto ideali, con una strategia che prima o poi ci
porterà alla vittoria, avendo la storia dalla nostra parte, ed essendo sicuri
di avere una funzione storica nel nostro paese natale dove da anni ci si è
abituati al monologo DC e non ad un dialogo tra valide forze politiche
contrapposte, dove da anni ci si è abituati alla pressochè totale oppressione
del pensiero che dovrebbe e deve, invece, essere libero e spietato contro i privilegi di pochi, contro le dilaganti ingiustizie, contro la dilagante
corruzione. Occorre tutta una educazione in questo senso che liberi ciascuno di
noi dalla paura, immessa nella nostra mente dalla precedente, vecchia forma di
educazione, mirante alla pura e semplice conservazione delle istituzioni
stabilite, mirante alla pura e semplice conservazione del passato e non alla
promozione della speranza e della gioia di creare il futuro partendo, è
chiaro, sempre dall'esperienza che il passato ci offre.
Cari concittadini, è nella logica della conservazione che
si inseriscono le meschine voci messe in giro dal partitone... intendo dire la
DC. Noi siamo qui di fronte alle imminenti elezioni amministrative solo per
delucidarvi e raccomandarvi la soluzione di gravi problemi che investono la
cosa pubblica, perché non vengano manomessi i sacrosanti diritti di un popolo
buono e di cui purtroppo spesso si carpisce la sua buona fede, facendo deviare
il suo sereno giudizio fino a distrarlo al punto da smarrire il concetto
chiaro delle cose stesse.
Questo è il gioco dell’avversario... Non vi lasciate
ingannare.
Noi rispettiamo tutti quei canoni meritevoli che sono nel
seno della nostra grande, antica tradizione, avendo a compagni di studio e di
lavoro tutte quelle forze che si presentano sulla ribalta della storia, perché
faccia notevoli passi innanzi questo paese e la nazione tutta, dichiarando
guerra, per converso, a quelle forze retrive che vorrebbero impedire il libero
gioco e la dialettica delle idee che sono alla base della stessa emancipazione
umana.
E’ in questa prospettiva, concludendo, che vi invitiamo
ad avere fiducia nelle “Sinistre Unite”,
formazione varia e compatta, capace di mantenere una ferma linea politica con
la viva partecipazione di tutti i candidati, nessuno dei quali, di certo,
asservibile alla volontà di un paio, contrariamente a quanto avviene nella
tradizione di altri partiti qui a Maratea, dove i più sono abituati, come le
pecorelle, a fare ciò che fa la prima, senza saperne magari il perché.
W LE SINISTRE UNITE
L’amico Emanuele mi ha esortato a qualche commento sulla nostra avventura nella lista “Mani pulite” del 1975.
RispondiEliminaDopo tanti anni a guardare le cose di allora con gli occhi di oggi mi accorgo che molto è cambiato, sia nel panorama nazionale sia nella realtà della nostra Maratea, ma ahimè non sempre in meglio. Soprattutto, mi sembra che, ciò che manca oggi rispetto ad allora, sia l’entusiasmo, l’utopia di una società più giusta permeata dei valori della tolleranza, dell’accoglienza, della comprensione del diverso; troppi egoismi, troppi rancori, tutti ripiegati su sè stessi; perciò si ha paura e chi specula su questa paura, sembra essere l’ancora di salvezza. Così in un mondo sempre più globalizzato ci chiudiamo nelle nostre frontiere, spingendo l’acceleratore sui nazionalismi sempre forieri di grandi sciagure e tradendo al contempo il sogno di Ventotene, immaginato dai nostri Padri mentre per l’Europa impazzava la furia della guerra più terribile della modernità.
Ma tant’ è, ecco cosa ricordo.
Provenivamo tutti da famiglie più o meno democristiane. Il punto d’incontro di noi giovani di Maratea Centro e della Valle (perché allora il Centro esisteva!) era prevalentemente il salone dei Padri Oblati di Maria Immacolata che allora guidavano, spiritualmente e non, la nostra comunità. Qualcuno non lo frequentava o lo frequentava poco ma solo perché le “regole familiari” non ammettevano ”troppi svaghi”. Le grandi contestazione del ’68 avevano avuto poca ripercussione nell’ambiente socio-politico di Maratea che si presentava abbastanza monolitico: i riferimenti erano per la stragrande maggioranza della popolazione la Democrazia Cristiana e la Chiesa (o meglio i Padri Oblati). E’ così era stato anche per noi che saremmo poi approdati nella lista “Mani Pulite”.
Ma gli studi universitari nelle città di Napoli e Roma, il contatto con ambienti più laici, il fatto di essere usciti dalla piccola comunità del paese e di trovarci in consessi allargati e diversi seppure per un periodo limitato allo svolgimento della propria formazione professionale, avevano significato una importanza enorme nella costruzione di una coscienza critica che ci consentì di rilevare tutte le contraddizioni e i limiti della comunità locale, che pure ci avrebbe lusingato con le sue promesse se solo avessimo accettato il compromesso con le nostre idee.
Ma da giovani professionisti, pur consapevoli che le nostre scelte ci avrebbero potuto nuocere nell’ accesso alla vita lavorativa, sentimmo forte il dovere morale di impegnarci in prima persona nell’agone politico per portare nella Comunità marateota tutte quelle idee nuove (e naturalmente l’entusiasmo), che eravamo venute elaborando negli anni degli studi all’interno del grande movimento progressista e di sinistra, che proprio in quegli anni era nella sua massima espansione. Questo comportò la rottura con le nostre famiglie, soprattutto con i nostri genitori (vecchie zie, ecc.), che, educati e vissuti nell’ambiente monolitico cui prima accennavo, non riuscivano a comprendere e ad ammettere che i propri figli potessero “deviare” dalla strada maestra (ed unica) che loro conoscevano. Qualcuno di loro, persino, pianse e qualcuno di noi, invece, non riuscì a rompere l’argine per non dare troppo dispiacere al genitore! Ci volle coraggio e soprattutto convinzione nelle proprie idee. Credevamo in un modo migliore! E così iniziammo dall’opposizione la nostra esperienza politica.
Biagio (Ciccillo) Colavolpe
Grazie, Ciccillo, per questo Tuo gradito intervento-commento, che sinteticamente descrive la Maratea di allora e la nostra entusiastica, coraggiosa scelta.
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