Giorgio Bassani, nato a Bologna il 4 marzo 1916, trascorse
l’infanzia e la giovinezza a Ferrara. Nel 1943 si trasferì a Roma dove visse
fino alla sua morte (13 aprile 2000).
La Fondazione (www.fondazionegiorgiobassani.it ), che porta il suo nome, nata nel
2002, opera per onorare e mantenere viva
la memoria dello scrittore e si propone di diffondere la conoscenza delle sue
opere in Italia e nel mondo, nel rispetto della sua volontà testamentaria.
Giorgio Bassani, per circa un decennio e quasi esclusivamente
nella stagione estiva, frequentò Maratea, dove aveva acquistato e ristrutturato
una casa nel Centro storico e precisamente alla Via Casimiro Gennari, già
Pendinata. Poiché all’epoca abitavo e
già avevo lo studio in quella via, mi capitava di vederlo ed, a volte, di
incontrarlo mentre, pensieroso e piuttosto schivo, raramente in compagnia, affrontava la salita verso la sua dimora o
lentamente da essa scendeva.
Casa abitata da Giorgio Bassani |
Nulla Egli ha scritto o dedicato a Maratea se non un articolo, pubblicato nel 1967, in un
volume dal titolo “Coste d’Italia dal Gargano al Tevere” – Ricordi Milano -,
nel quale così espresse il suo pensiero
sulla statua del Cristo sul monte San Biagio:
“Abbiamo da tempo la convinzione che la scultura, quella
buona, non sa cosa farsene né dell’espressività della “maschera” né della
simbologia gestuale. Il Cristo del monte San Biagio, a guardarlo per quello che
è veramente, nella sua realtà effettuale, se qualcosa esprime non esprime nulla
che abbia a che fare con la redenzione della gente del nostro povero
Mezzogiorno. Grosso, massiccio, gessoso, aeronautico, sudamericano, non riesce,
essenzialmente, che a deturpare il paesaggio. Il monte San Biagio, su cui si
erge, è ridotto da esso, per totale assenza all’ingiro di termini di confronto,
ad un sasso da niente, ad una specie di altarino d’uso domestico. Guardiamolo
serenamente, attenendoci ai criteri della pura visibilità: e non ci sarà
difficile riconoscerlo per fratello di tante altre statue del tempo fascista,
appena appena camuffato com’è dall’atteggiamento gigionescamente serafico di un
deteriore cattolicesimo”.
Si trattò di riflessioni fortemente critiche, che tali in loco sono considerate ancora oggi, sulla statua voluta dal Conte Stefano Rivetti, realizzata dallo scultore Bruno Innocenti, bene accolta dalla nostra comunità e di essa divenuta simbolo in Italia e nel mondo. Forse anche per questo nonché per il suo modo di essere, percepito come poco incline a rapportarsi con la gente del luogo, la sempre accogliente Maratea non ha conservato un entusiastico ricordo di Giorgio Bassani, che pur l’aveva eletta a sede dei suoi soggiorni estivi così di fatto dimostrandole amore come uno dei luoghi del suo cuore.
Si trattò di riflessioni fortemente critiche, che tali in loco sono considerate ancora oggi, sulla statua voluta dal Conte Stefano Rivetti, realizzata dallo scultore Bruno Innocenti, bene accolta dalla nostra comunità e di essa divenuta simbolo in Italia e nel mondo. Forse anche per questo nonché per il suo modo di essere, percepito come poco incline a rapportarsi con la gente del luogo, la sempre accogliente Maratea non ha conservato un entusiastico ricordo di Giorgio Bassani, che pur l’aveva eletta a sede dei suoi soggiorni estivi così di fatto dimostrandole amore come uno dei luoghi del suo cuore.
A proposito del Cristo sul monte San Biagio, si potrà essere
o meno d’accordo con lui che, comunque, nel suo articolo invitò tutti a guardarlo
“serenamente, attenendoci ai criteri della pura visibilità” e forse non aveva
tutti i torti circa le sue fattezze, opera dell’Innocenti, come svettanti su
quella cima depositaria di uno spettacolo naturale mozzafiato, a volte
arricchito ed a volte sminuito dalle mani dell’uomo.
Ricordo che anni fa fu allestita presso il Centro culturale
di Maratea a Villa Tarantini, in collaborazione con la Fondazione di Ferrara,
una interessante mostra su Giorgio Bassani, nella quale peraltro non comparve
il citato articolo del famoso scrittore.
Poi, a Maratea, nulla più.
Mi è capitato in questi giorni di visitare il sito della
Fondazione che porta il suo nome e la mia curiosità è stata attratta da
un’immagine di Giorgio Bassani, avente come sfondo il Centro storico di Maratea
ed il mare del Golfo di Policastro, come era possibile vederli dalla sua casa.
A Ferrara, nei primi giorni di ottobre scorso, si è tenuta una mostra
documentaria in progress presso i giardini del Liceo Ariosto, presentata come
“I luoghi della poesia di Giorgio Bassani – Maratea e dintorni”.
Si è rafforzata in me la convinzione circa l’intimo, profondo
amore che lo scrittore ha nutrito per Maratea ed i suoi abitanti, anche nel
mentre, liberamente e criticamente, si esprimeva sul Cristo del monte San Biagio,
peraltro oggi attorniato, per non dire profanato, da una miriade di antenne ivi protese verso il cielo.
Chissà cosa ne avrebbe
pensato Giorgio Bassani?
Ed allora, per onorarne e mantenerne viva la memoria, perché non operare ancora in armonia con la
Fondazione di Ferrara? E perché magari non pensare ad un convegno a Maratea e
all’apposizione di una idonea targa-ricordo presso quella sua dimora in via
Pendinata, prossima a quella che fu la casa del Cardinale Casimiro Gennari?
Personalmente mi auguro che tanto possa al più presto concretizzarsi e si voglia anche concedere la cittadinanza onoraria di Maratea alla memoria di Giorgio Bassani, con cerimonia che coinvolga il Comune di Ferrara, città a lui tanto cara e sede della Fondazione che porta il suo nome.
Opportune iniziative faranno in modo che anche presso di noi e per le future generazioni possa conservarsi il ricordo dello scrittore, poeta, politico, fondatore e poi Presidente di "Italia Nostra" dal 1965 al 1980.
Personalmente mi auguro che tanto possa al più presto concretizzarsi e si voglia anche concedere la cittadinanza onoraria di Maratea alla memoria di Giorgio Bassani, con cerimonia che coinvolga il Comune di Ferrara, città a lui tanto cara e sede della Fondazione che porta il suo nome.
Opportune iniziative faranno in modo che anche presso di noi e per le future generazioni possa conservarsi il ricordo dello scrittore, poeta, politico, fondatore e poi Presidente di "Italia Nostra" dal 1965 al 1980.
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