lunedì 12 novembre 2018

LA STORIA RECENTE DI RIACE...

...come raccontata  dal Sindaco Domenico (Mimmo) Lucano

DA  "PILLOLE" di Gian Carlo Marchesini in www.calderano .it
 

"Così nasce la storia di Riace: la mattina del 1998 all'alba arriva un veliero, l'accoglienza sulla spiaggia dei migranti, le case abbandonate del centro storico perché i nostri concittadini sono andati oltre oceano lasciando vuoto in questo modo tutto il centro storico. Case abbandonate, io non ero sindaco e mi ricordo che non avevamo nemmeno la possibilità economica per ripristinare gli impianti elettrici delle case, per fare i contratti con l'Enel. Abbiamo allora comprato le candele di cera e alla sera si vedeva questa luce fioca che usciva dalle case che di nuovo erano tornate a vivere. Gli emigrati avevano abbandonato queste case e nuovi emigranti erano arrivati, è un disegno circolare del destino, poco cambia se hanno il volto più scuro o se si vestono in maniera differente, sono uguali, sono esseri umani allo stesso livello.
Questo è stato un processo fantastico, Riace appartiene alle cosiddette aree interne della Calabria che hanno vissuto questi processi di spopolamento, di declino demografico, di abbandono, di rassegnazione sociale, di condizionamenti da parte della criminalità organizzata la cui voce è quella che più si sente e spesso, e lo stato è complice di questo. Complice di questo silenzio, di questo far sentire un'unica voce. Mano a mano che la storia ha cominciato a strutturarsi, con la presenza sempre più numerosa, perché nel 2001 avevamo aderito a quel programma che si chiamava programma nazionale asilo, e con Riace che stava sempre più diventando una società multietnica, addirittura interessava i cosiddetti turisti solidali. Turisti che non erano mai venuti per i bronzi di Riace, queste due statue della Magna Grecia che sono state ritrovate nel nostro mare molti anni fa e che dovevano far decollare il turismo sul modello di Rimini, Riccione, ma che così non è stato perché i bronzi sono nel museo di Reggio Calabria, ora venivano per la società multietnica che Riace stava diventando. Per la curiosità di capire come mai un piccolo comune che non ha nulla per mandare avanti la propria comunità si apre comunque all'accoglienza in maniera spontanea, questo ha incuriosito chi ha fame di umanità, chi vuole un mondo fatto senza barriere, un mondo in cui tutte le persone hanno gli stessi diritti, gli stessi doveri. Non ci vuole molto e addirittura la presenza di queste persone ha contribuito a far rinascere Riace. Voi dovete considerare che la popolazione di Riace è come quella di un quartiere di Milano, siamo 1500 abitanti e addirittura nella parte del centro storico dove anch'io abito, abitavo perché adesso non posso andare a Riace, siamo 600 abitanti giusto 300 cittadini riacesi autoctoni così ci chiamiamo - io vorrei una società dove nessuno si può dire autoctono - e 300 cittadini immigrati che provengono da almeno venti nazionalità. Abbiamo fatto l'asilo nido multietnico, e poi un ambulatorio medico in un periodo in cui la sanità è un problema molto sentito in Calabria, ma credo in tutta Italia, è nato un ambulatorio medico gratuito che è servito per i rifugiati ma anche per le persone del luogo. Abbiamo recuperato la scuola, la pluriclasse che abbiamo è una cosa fantastica, quando venivano a visitare quest'esperienza aprivamo la porta per entrare in quest'aula e c'era una sensazione incredibile come se si fosse aperta una finestra sul mondo. Bambini di tutte le nazionalità e tra di loro non c'è mai nessun pregiudizio per il colore della pelle, non lo avvertono. Sono veramente convinto che l'accoglienza si riconduce all'essenza stessa della calabresità, permettetemi questa considerazione perché il mio amico antropologo dice che l'antropologia dei luoghi è fondamentale, è questo che ha permesso che questo fenomeno nascesse in una maniera spontanea. A Riace poteva esserci questa storia perché c'è anche la fierezza d'incontrare un'altra persona, non lo dico in senso retorico o come luogo comune, l'accoglienza è un incontro con un altro essere umano come te, e io credo che ognuno deve essere fiero quando incontra un'altra persona, non avere pregiudizi o secondi fini. Quando succede invece il contrario, quando l'incontro diventa un problema, suscita paura allora io dico che probabilmente c'è un disturbo del comportamento, si ha paura di sè stessi. Vi pare una cosa normale disprezzare gli esseri umani? Provare odio per il colore della pelle? Essere razzisti, essere fascisti, non è una cosa normale." (Mimmo Lucano nel suo intervento nell'aula consiliare del Comune di Milano).

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