...come raccontata dal Sindaco Domenico (Mimmo) Lucano
DA "PILLOLE" di Gian Carlo Marchesini in www.calderano .it
"Così
nasce la storia di Riace: la mattina del 1998 all'alba arriva un veliero,
l'accoglienza sulla spiaggia dei migranti, le case abbandonate del centro
storico perché i nostri concittadini sono andati oltre oceano lasciando vuoto
in questo modo tutto il centro storico. Case abbandonate, io non ero sindaco e
mi ricordo che non avevamo nemmeno la possibilità economica per ripristinare
gli impianti elettrici delle case, per fare i contratti con l'Enel. Abbiamo
allora comprato le candele di cera e alla sera si vedeva questa luce fioca che
usciva dalle case che di nuovo erano tornate a vivere. Gli emigrati avevano
abbandonato queste case e nuovi emigranti erano arrivati, è un disegno
circolare del destino, poco cambia se hanno il volto più scuro o se si vestono
in maniera differente, sono uguali, sono esseri umani allo stesso livello.
Questo è stato un processo fantastico, Riace appartiene alle cosiddette aree
interne della Calabria che hanno vissuto questi processi di spopolamento, di
declino demografico, di abbandono, di rassegnazione sociale, di condizionamenti
da parte della criminalità organizzata la cui voce è quella che più si sente e
spesso, e lo stato è complice di questo. Complice di questo silenzio, di questo
far sentire un'unica voce. Mano a mano che la storia ha cominciato a
strutturarsi, con la presenza sempre più numerosa, perché nel 2001 avevamo
aderito a quel programma che si chiamava programma nazionale asilo, e con Riace
che stava sempre più diventando una società multietnica, addirittura
interessava i cosiddetti turisti solidali. Turisti che non erano mai venuti per
i bronzi di Riace, queste due statue della Magna Grecia che sono state
ritrovate nel nostro mare molti anni fa e che dovevano far decollare il turismo
sul modello di Rimini, Riccione, ma che così non è stato perché i bronzi sono
nel museo di Reggio Calabria, ora venivano per la società multietnica che Riace
stava diventando. Per la curiosità di capire come mai un piccolo comune che non
ha nulla per mandare avanti la propria comunità si apre comunque
all'accoglienza in maniera spontanea, questo ha incuriosito chi ha fame di
umanità, chi vuole un mondo fatto senza barriere, un mondo in cui tutte le
persone hanno gli stessi diritti, gli stessi doveri. Non ci vuole molto e addirittura
la presenza di queste persone ha contribuito a far rinascere Riace. Voi dovete
considerare che la popolazione di Riace è come quella di un quartiere di
Milano, siamo 1500 abitanti e addirittura nella parte del centro storico dove
anch'io abito, abitavo perché adesso non posso andare a Riace, siamo 600
abitanti giusto 300 cittadini riacesi autoctoni così ci chiamiamo - io vorrei
una società dove nessuno si può dire autoctono - e 300 cittadini immigrati che
provengono da almeno venti nazionalità. Abbiamo fatto l'asilo nido multietnico,
e poi un ambulatorio medico in un periodo in cui la sanità è un problema molto
sentito in Calabria, ma credo in tutta Italia, è nato un ambulatorio medico
gratuito che è servito per i rifugiati ma anche per le persone del luogo.
Abbiamo recuperato la scuola, la pluriclasse che abbiamo è una cosa fantastica,
quando venivano a visitare quest'esperienza aprivamo la porta per entrare in
quest'aula e c'era una sensazione incredibile come se si fosse aperta una
finestra sul mondo. Bambini di tutte le nazionalità e tra di loro non c'è mai
nessun pregiudizio per il colore della pelle, non lo avvertono. Sono veramente
convinto che l'accoglienza si riconduce all'essenza stessa della calabresità,
permettetemi questa considerazione perché il mio amico antropologo dice che
l'antropologia dei luoghi è fondamentale, è questo che ha permesso che questo
fenomeno nascesse in una maniera spontanea. A Riace poteva esserci questa
storia perché c'è anche la fierezza d'incontrare un'altra persona, non lo dico
in senso retorico o come luogo comune, l'accoglienza è un incontro con un altro
essere umano come te, e io credo che ognuno deve essere fiero quando incontra
un'altra persona, non avere pregiudizi o secondi fini. Quando succede invece il
contrario, quando l'incontro diventa un problema, suscita paura allora io dico
che probabilmente c'è un disturbo del comportamento, si ha paura di sè stessi.
Vi pare una cosa normale disprezzare gli esseri umani? Provare odio per il
colore della pelle? Essere razzisti, essere fascisti, non è una cosa
normale." (Mimmo Lucano nel suo intervento nell'aula consiliare del Comune
di Milano).
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