lunedì 17 giugno 2019

DAL 1965 SUL MONTE SAN BIAGIO

-Relazione dello scultore Bruno Innocenti sulla sua Statua del Cristo Redentore- Maratea, San Biagio 1965:

"LA  STATUA  DEL  REDENTORE  IN  MARATEA  vuole significare la rinascita, la speranza nuova indicataci dal Cristo Risorto, il punto d'incontro delle nostre aspirazioni migliori e Lui, divinamente ritornante, spaziante nei cieli e in cammino, sempre, verso di noi.
Il Redentore, con il largo gesto al cielo e con lo sguardo fisso ai fedeli, presenti nell'ignoto momento della loro esistenza, è legato al Padre Celeste nella benedizione che sta per essere impartita, mentre ancora una volta poggia il piede su questa terra che fu spettatrice della sua crocifissione. Ma, in virtù della sua infinita capacità di perdono, niente traspare della tragedia vissuta. Ora è serenità, speranza, perdono luminoso e confortante a venirci incontro: un Gesù giovane, senza tempo, mondo da ogni effimera apparenza terrena: Divinamente nuovo come il simbolo incarnato della seconda parte della Santissima Trinità, l'umano e il Divino non più contaminati dall'uomo.
Propostomi idealmente questo concetto, ho sentito il bisogno che l'opera nascesse in un clima di sintesi, semplice ed espressiva, e che non vi fossero compiacenze a dettagli formali intesi a richiamare alla mente immagini di culto convenzionali. Ho inteso di attenermi a un linguaggio chiaro e il più possibile contenuto ed essenziale, perchè, nelle dimensioni della statua, ritengo sarebbero stati controproducenti atteggiamenti e dettagli che avessero richiamato una realtà spicciola, contingente, minutamente reale. La statua sorgerà candida sulla cima del monte S. Biagio, imponente, ma discreta; non un urlo del mare verso le valli, ma un pacato richiamo ad accogliere e a raccogliere, a rinfrancare la speranza. Il candore della materia che la comporrà potrà richiamare alla mente le note di bianco su cui martella il mare nelle molteplici insenature dei golfi vicini, dove i bianchi ghiaioni contrastano fortemente con il colore incomparabile di questo mare e con il verde lussureggiante delle pendici digradanti. E le linee di forza della statua mi sono state evocate dalle possenti torri costiere qui disseminate come fari.
A questo punto, nello stendere queste righe, che mi sono state richieste, mi sono accorto di aver rotto il mio naturale, abituale silenzio. Mi affretto quindi a lasciare che l'opera parli da sola, quando i miei scalpelli avranno inciso gli ultimi accenti decisivi".


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