Articolo pubblicato da "Il Quotidiano del sud -Edizione Basilicata-" del 5 giugno 2019
Onore a Nitti con il Museo “De Lieto” di Maratea
Valerio Mignone*
Il
prossimo 14 luglio 1919 ricorrerà il centenario del primo Governo di F.S.Nitti,
del quale certamente verranno rievocati sia il pensiero, tramandato con opere
che Egli scrisse nella villa ad Acquafredda di Maratea sia l’attività. In tale ambito,
non si può non ricordare che fu Nitti, nel 1919, a istituire, con il regio
decreto n.1792/1919, il “Sottosegretariato alle Antichità e Belle arti”, pietra
fondante di quel che sarà il Ministero dei Beni culturali, istituito
sessant’anni dopo.
In
occasione di questo centenario è opportuno uscire dalla retorica celebrativa,
compiendo un’azione concreta in onore di Nitti: la riapertura del Museo di
Archeologia marina, che ha sede nel palazzo “De Lieto” di Maratea, e che,
lontano dal Polo museale di Matera di cui fa parte, oggi è in affanno.
Per
comprendere il merito di Nitti, è il caso di ricordare che, nel ‘Settecento, Papi
e sovrani degli Stati preunitari avevano redatto leggi utili a salvaguardare
come bene comune – la utilitas publica
– il patrimonio artistico, storico ed ambientale; ma con l’unificazione
dell’Italia si creò, in materia, un vuoto legislativo, di cui approfittarono
mercanti d’arte per vendere opere, e trasferirle anche all’estero. I danni furono
limitati soltanto nello Stato pontificio e nel vecchio Regno di Napoli, ove erano
in vigore leggi precedenti. In verità, già con il governo Cavour, nell’Italia
unita, fu presentato un primo disegno di legge, che, però, fu subito boicottato!
E per molti anni la Camera dei Deputati, interamente elettiva, approvava le leggi
che tutelavano il patrimonio culturale ed ambientale, ma il Senato puntualmente
le bocciava, essendo esso costituito da aristocratici e proprietari terrieri di
nomina regia, interessati a vendere personalmente le loro collezioni.
Tutto
ciò durò fino al 1919, quando Nitti, ai sensi del succitato decreto, nominò sottosegretario
il veneziano Pompeo Molmenti, che potè insediare la “Commissione incaricata a
preparare uno schema di iniziativa legislativa per la difesa e il rispetto delle
bellezze naturali d’Italia”, e ne ottenne il testo del disegno di legge, dopo
tre mesi di lavoro, nel marzo 1920.
Molmenti,
però, si dimise per protesta, per mancanza di risorse economiche; e gli subentrò
un deputato toscano, Giuseppe Rosadi, il quale da molti anni si batteva per
l’approvazione di una legge per la tutela del patrimonio paesaggistico. Purtroppo,
la breve durata del governo Nitti non permise di approvare questa legge. Ma, per
fortuna, Rosadi riuscì a mantenere il sottosegretariato anche con il V governo
Giolitti, in cui Benedetto Croce, ministro della Pubblica Istruzione, ne ebbe una
prima approvazione al Senato il 31 gennaio 1921, trasmettendola, poi, alla Camera
il 17 febbraio 1921.
Era
un momento di turbolenza politica! Fu sciolta la Camera, e si svolsero le
elezioni anticipate il 15 maggio 1921. Ma, prima che si insediasse il nuovo
governo, il ministro Croce ripresentò, il 15 giugno 1921, la proposta di legge,
di cui i suoi successori Orso Mario Corbino, con il governo Bonomi, e Antonino
Anile, con il governo Facta, poterono continuare l’iter. Il Disegno di legge fu approvato di nuovo dal Senato il 5
agosto 1921; ed il 16 dicembre 1921 se ne cominciò la discussione alla Camera, fino
all’approvazione definitiva, l’11 maggio 1922, grazie alla perseveranza di Rosadi,
riconfermato sottosegretario nei governi Bonomi e Facta. La legge veniva
pubblicata sulla Gazzetta ufficiale con il n. 778, il 21 giugno 1922, quattro
mesi prima della Marcia su Roma.
Croce,
nella sua relazione, non aveva disdegnato di puntare l’occhio al profitto, e di
dichiarare: “…mettere in valore le maggiori bellezze d’Italia, naturali ed
artistiche” stimola “alte ragioni morali e non meno importanti ragioni di
pubblica economia”. Lo spirito della legge Croce - come pubblica utilità e
limitazione di proprietà privata - fu condiviso e ripreso durante il fascismo,
nel 1939, nella legge Bottai sul paesaggio; ed adeguato ai tempi nostri, nel codice
dei Beni culturali, di cui sono stati ministri Urbani, Buttiglione, Rutelli,
dei governi Berlusconi e Prodi, di opposte posizioni politiche.
Per
questa unanimità di visione politica in materia, e per “non meno importanti
ragioni di pubblica economia” è auspicabile che la Direzione del Polo museale
di Matera contribuisca alla commemorazione dell’attività di governo di Nitti rendendo
fruibili, per turisti ed operatori culturali, le sale espositive del “Palazzo
De Lieto”.
Il
“Palazzo De Lieto”, tra l’altro, già di per sé, è un gioiello storico-paesaggistico;
è stato sede di uno dei primi ospedali della Basilicata; e dalle sue terrazze
lo sguardo può spaziare su quel mare stupendo del golfo di Policastro, che Garibaldi
- disceso, per gli aspri sentieri del Pollino, da Rotonda a Marina di Tortora e
Maratea per evitare lo sbarramento delle truppe borboniche nel Lagonegrese - percorse
in barca fino a Sapri, per fare l’Italia unita.
Nessun commento:
Posta un commento